venerdì, novembre 14, 2008

 

Deco, quando "Non si può sfuggire al proprio Destino" (intervista)

Intervista a cura di Sauro Ciantini


Note: durante l'intervista con Deco, per un naturale senso di autodifesa maturato negli anni, ho preferito tenere le distanze (inviandole le domande via e-mail) e darle rigorosamente del lei.


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(S.C.) Mi farebbe piacere avere dai lei una veloce descrizione del luogo che la circonda quando disegna…


(Deco) Mi trovo nel mio studio. C'è un tavolone lungo costruito col legno di 2 alberi di noce che avevamo in giardino. Sopra c'è il pc, la tavoletta grafica (che uso il meno possibile perché la odio), l'agenda per segnarmi le cose che sennò non mi ricordo mai niente, la stampante. C'è un comodino di mia bisnonna con dentro cataloghi di case editrici e sopra un telefono-pinguino. Poi c'è il tavolo da lavoro con la lampada e sopra un piano regolabile di legno su cui disegno. Intorno ho delle teiere e tazze con dentro i pennelli e i pennarelli, i tubi di colore acrilico, matite, inchiostro, sciacquapennelli, straccetto. Sotto il tavolo ho un tappeto fatto da mia mamma. C'è una libreria. C'è un cassettone con dentro le cartellette delle strip in ordine alfabetico. Sopra c'è una vecchia macchina per scrivere, radio, libri, una scatola di latta, tazze e piattini raffiguranti uccellini e conigli (i soggetti che preferisco). Nell'angolo ho una scatola luminosa che uso raramente e uno scatolone di cartone con dentro altra roba per dipingere, phon per asciugare i fogli, carta etc.). Alle pareti ho incorniciato ritagli di giornale con le mie strip e una pagina di quotidiano americano con le strip domenicali.

La prima curiosità: ha veramente la testa quadrata come il suo personaggio?

No, ce l'ho invece troppo ovale e la odio, e vorrei tanto averla rotonda (o anche quadrata andrebbe bene). Per questo mi sono da poco tagliata i capelli corti, così mi fanno sembrare la testa più rotonda (credo).

Rotonda come quelle dei Peanuts? La sua Inkspinster si potrebbe immaginare come una nipotina della Lucy di Schulz?

(Premetto: è orribile pensare che sto per fare -anche solo vagamente- un paragone tra me e un mostro sacro come Schulz e mi sento terribilmente idiota) Comunque: se trascuriamo l'elemento comune del corteggiamento molesto di un lui che non è minimamente interessato all'articolo, secondo me non le somiglia. Schulz ha creato un nutrito coro di personaggi ognuno dei quali incarna determinate qualità, dove Lucy è quella sempre negativa e acida, votata a tormentare i più teneri e sensibili.
Io, dandomi un numero più limitato di pupazzetti, cerco di far coesistere più qualità insieme dentro lo stesso personaggio. Anziché orchestrare il chiaroscuro tra tante voci cerco di stivare luci e ombre dentro la sola Inkspinster, sperando che venga fuori cattiva e acida ma anche buffa, e tenera.
Cerco di farlo anche perché (scusi, qui vado off topic) è la cosa che trovo più interessante: provare a ritrarre il buono e il cattivo insieme. Se pensa ai miei autori preferiti ci troverà questa tendenza a mescolare orrore e delicatezza, malinconia e humour.
Se Inkspinster trova un coniglietto d'angora, vorrebbe abbracciarlo e riempirlo di bacetti.
Ma anche un po' farlo al forno con le patate.
Mi spiego?





Lo sa che i disegni in b&n che illustrano il suo sito hanno un tratto davvero notevole? Un controllo sul segno che oserei definire: invidiabile, mentre sul colore mi sembra ancora titubante… mi sbaglio?

Non è che col bianco e nero io osi e invece col colore no, non mi "trattengo" né nell'uno né nell'altro caso. Forse ho solo più dimestichezza con lo scarabocchio in b/n perché l'ho usato di più, dipingere è qualcosa a cui mi sono accostata più tardi.
Scarabocchiare col pennarello o col pennino è semplice e sbrigativo, perciò lo si fa più spesso di quanto non ci si metta a dipingere.
Tra l'altro vorrei poter fare col colore qualcosa di diverso da quello che faccio in b/n, voglio pasticciare e sperimentare, perché riempire di colore le cose fatte a china mi annoia soltanto.

Guardando le sue ultime cose mi ha sorpreso la maturità, nel senso di: qualità costante nel tempo. Lei, ha sì arrancato nel segno all'inizio, ma in realtà sembra nascere "già imparata"…

A parte che credo che non sarò mai abbastanza imparata, (e l'idea di non "arrivare" mai certi giorni mi angoscia e certi altri suona stimolante e piena di possibilità). In generale ho disegnato tanto (non strip), l'ho fatto soprattutto da piccola, primo perché mi piaceva, secondo perché la mamma non amava vedermi giocare con le bambole e mi dava in mano solo fogli, matite e libricini illustrati. Mi faceva disegnare e spesso disegnava per me.
L'unica cosa che mi piaceva più del disegnare, era il vederlo fare agli altri (i grandi della famiglia), trovo un grande fascino anche adesso nel veder disegnare chiunque, anche chi non è convenzionalmente bravo a farlo.
Penso che siamo tutti bravi in qualche modo misterioso.
Ho disegnato tanto e dappertutto da piccola. Ho rovinato abitazioni… una volta disegnai un enorme gatto sul muro esterno della casa di mia nonna. Sa che mia nonna se ci si mette urla fortissimo?
Poi fino all'età adulta ho quasi messo da parte il disegno, dato che non mi incoraggiavano a proseguire per quella strada, così tutto quello che facevo erano piccoli fumetti per prendere in giro la gente che conoscevo, o da regalare agli amici.

E le strip quando sono arrivate?

Le strip sono arrivate più tardi, da grande, sostanzialmente per il seguente motivo: faccio pena a scrivere. Dovendo assolutamente trovare un qualche modo per esprimermi mi ero buttata nella scrittura. Di un diario, di raccontini. Ma c'era un problema: scrivere richiede talento e pazienza, e io sono priva di entrambe le cose, in particolare della seconda. Voglio sempre tutto subito, non sopporto di dover girare tanto intorno a un'idea (cosa che per uno scrittore dovrebbe essere un piacere) prima di buttarla sulla carta, detesto dover fare premesse, raccontare con lentezza, dosare le parole, insomma, quando ho una cosa da dire non riesco a girarci attorno, mi irrita e mi viene da prendere a morsi il foglio.
Se al posto di Tolstoj ci fossi stata io, Guerra e Pace avrebbe otto pagine. Di cui tre bianche per le annotazioni.
Allora pensai di tentare con la poesia, e lo feci (scusi la parola volgare) per un periodo anche abbastanza lungo. Era finalmente un mezzo che mi permetteva di scrivere in modo veloce e diretto, molto più naturale per me. C'era solo un particolare: mi deprimevo a morte. Per raccontarmi mi raccontavo, ma mancava decisamente qualcosa che è in me e che in quel genere di espressione artistica non trova posto, cioè l'ironia, e una buona dose di scemenza.
Aggiungendo a questo il fatto che disegnare mi mancava e mi sarebbe piaciuto ricominciare, ho unito l'utile al dilettevole e ho pensato che le strip sarebbero state tutto quello che mi serviva: un diario, la possibilità di esprimermi in modo rapido, e in più il piacere del disegno. (La condizione, che vale tuttora, è farle solo per me e senza minimamente preoccuparmi che piacciano agli altri o facciano per forza ridere: concedo a me stessa e al personaggino che abita con me la libertà più totale, e in questo modo so che vivere con lei non diventerà mai un obbligo o un mestiere).
Ho cominciato a fare strip e le ho quasi subito pubblicate sul web per vedere se anche qualcun altro amava leggerle, oltre a me.




Ha fatto scuole di disegno o frequentato corsi?

Non ho fatto scuole. Un po' mi dispiace perché in effetti rispetto ad altri un bel po' di cose non le so. A usare gli strumenti non so se ho imparato, non è che un'autorità me ne abbia mai dato conferma, li uso e basta.

Dice di aver imparato le tecniche di disegno da sola… Amerei però saperne di più: comprava libri di tecniche artistiche? Aveva amici ai quali chiedere? Proprio neanche un corso a dispense?

Non ho mai detto di aver imparato tecniche di disegno. Non ho nessuna tecnica. Mischio tutto come mi pare, provo a fare le cose, vedo cosa ne esce.

E chi glielo ha detto che esistevano i pennini?

Sono andata a cercarli per provare, ma nelle cartolerie in città non ne avevano mai. Poi per caso sono andata alla cartoleria di un paesino vicino al mio, e ho pensato di chiedere se avevano dei pennini. La signora ne ha tirato fuori un cassetto intero, dicendo che mi avrebbe fatto un prezzo basso perché stavano lì da 30 anni e nessuno glieli aveva mai chiesti. Così ne ho un bel po' di forme diverse.
Ho anche comprato sul web, da qualche sito che ha pennini professionali, di quelli che usano i grandi cartoonist, ma il risultato è che li detesto, preferisco quelli vecchi della cartoleria.

Insisto fino alla noia: niente ricerche affannate su chine o Ecoline, sui tipi di carta giusta per l'inchiostratura, di come si cancelli la china, di che carta usare tra le tante per l'acquarello?

Se mi facessi tutte 'ste domande a quest'ora sarei al manicomio. Ma che ne so qual è la carta giusta da usare? Per le strip ora ne uso una che piace a me, non troppo costosa. È ruvida, non troppo pesante perché amo la carta sottile, e l'inchiostro non spande. Per le illustrazioni uso qualunque tipo di supporto che mi piaccia o che ho a disposizione in quel momento.

Vedendo le tre vignette sull'evoluzione di Inkspinster, potrebbe tentare di spiegarci come si arriva alla bellezza del segno della terza vignetta?

Non me ne sono quasi accorta di come ci sono arrivata, perché ci sono arrivata nel tempo. Facendo tante strip ogni tanto viene voglia di modificare qualcosa, di aggiungere qualcosina di nuovo, o di provare una nuova tecnica. Sono dettagli che si modificano poco a poco quasi senza che te ne renda conto, non è che un giorno ti svegli e decidi di cambiare tutto. L'uso del pennino secondo me ha fatto molto, perché ho trovato che lo potevo controllare meno rispetto al pennarello e quindi i risultati mi sorprendevano di più: non so esattamente come esce una linea finché non l'ho tracciata. È divertente. E poi a usare il pennino ti senti proprio "un cartoonist quasi come quelli veri".

Ha uno stanzino pieno di vecchi libri dai quali attingere? Illustrati da gente come W. Heath Robinson (quello delle avventure di Uncle Lubin) o del più famoso Brian Froud, quello prima maniera, con i disegni a carboncino e matita… Dica lei qualche altro nome perché io, onestamente, non vado più in là di Carl Barks...

No. Tra l'altro confesso di non conoscere nessuno dei nomi che cita, so chi è Brian Froud solo per caso (volli sapere chi aveva disegnato il manifesto di Lucca Comics dello scorso anno con quell'Alice che a me sembrava un uomo, e pure brutto).
Anche in materia di fumetti sono ignorante, non ne leggo quasi, cioè: leggo qualcosa se me lo regalano ma non ne compro mai (a parte la collezione dei Peanuts).
Se devo dire nomi di autori che mi piacciono, direi per primo: Schulz.
Trovo poi affascinanti Tim Burton, Roman Dirge, Dame Darcy… Recentemente, grazie a Balloons, ho scoperto che esiste un genio come
Richard Thompson e poi, girando su Internet, mi trovo ad ammirare gli artisti più diversi…
Mi piacciono tanto i vecchi cartoni animati russi e cecoslovacchi, e tantissimo i pupazzi animati e i film stop-motion. Contano come ispirazione?

Se le dicessi che la trovo molto più brava di quel Roman Dirge, lei penserebbe che sono matto?

Ne sarei certa al 100%.



Ovvio che lei, qui in Italia, ha pochissime possibilità d'incontrare un Dan Vado, presidente della Slave Labor Graphics, ma per fortuna che ha incontrato la gRRRžetic editrice…

Incontrata attraverso amici che coi contatti ci sanno fare più di me, e per questo li ringrazio. Chissà se il signor Vado sopporterebbe le richieste assurde e pignole degli autori che pubblica come ha fatto Silvana Ghersetti (alias gRRRžetic editrice) con me.

Mi dice qualcosa di più preciso su queste "richieste assurde e pignole"?

Beh, spesso le mie vecchie strip non mi piacciono più, sono maniaca delle modifiche e dei rifacimenti, quindi le ho chiesto di poterne modificare alcune. Anche quando chiedevo di cambiare qualcosa per motivi incomprensibili a tutti esclusa me mi ha sempre accontentata, andando a scomodare la grafica Laura anche quando qualcosa era già pronto e teoricamente finito. Poi mi ha permesso di avere voce in capitolo nella scelta delle illustrazioni per l'inserto centrale, nel modo di impaginare il libro, nella scelta del soggetto per la copertina, insomma ha fatto capire che per lei è importante che l'autore sia davvero soddisfatto del libro che si va a realizzare.

Vorrebbe ridisegnare tutte le prime strisce fatte per imbarazzo o per rispetto verso il lettore… oppure?

Sì, non mi sarebbe dispiaciuto avere il tempo per ridisegnarle, perché la raccolta forse avrebbe un aspetto più omogeneo con strip che abbiano tutte lo stesso stile… ma si sarebbe trattato di un lavoro lungo e giustamente mi è stato sconsigliato. Mi consolo pensando che può essere comunque interessante per chi legge osservare i cambiamenti che Inkspinster ha attraversato nel tempo. Probabilmente le strip più vecchie le ridisegnerò a poco a poco, erano fatte a pennarello e ora ridisegnarle con pennino e inchiostro mi diverte molto.


Quand'è veramente finita una striscia? Ritocca anche l'italiano, o il ritmo della battuta?

Una volta che è disegnata, per me è finita. Poi due anni dopo posso decidere di rifarla se mi va, se trovo che abbia un'aria troppo vecchia e poco fedele a quello che è Inkspinster oggi, ma modifico soltanto il tratto, nient'altro. Il ritmo e il testo di solito restano quelli che sono.





Da quali universi ha tratto ispirazione per i disegni della sua Inkspinster? Sento un forte profumo di vecchia Inghilterra… Potrei dire che la immagino sottobraccio all'illustratore Edward Gorey, in giro per negozi, alla ricerca di trapunte patchwork, commentando i ghirigori sulle porcellane da tè, o sfogliando vecchi quaderni con disegni per il decoupage... O magari qualche libro francese di "Papier Mâché"…

Ecco: Edward Gorey (i cui libri, ci terrei a sottolinearlo, costano uno sfracasso e quindi non ho ancora avuto il cuore di ordinarne, ma mi sono drogata di tutto quel che di suo ho trovato online), avevo scordato di menzionarlo prima, quando lei mi chiese quali autori prediligo.
Come tutti, nei miei disegni ci metto le cose che mi piacciono, o quelle che mi piacerebbe avere.
Si capirà che mi piace tutto quello che è vecchio. Non antico e costoso, solo vecchiotto. Le cose che hanno avuto una storia, o che ne suggeriscono una. Non le sto a dire le volte che mia mamma mi critica perché non sono "un po' più moderna"…



Edward Gorey


Però lei ha tirato fuori il nome di uno come Loren Holyoke (www.lorenholyoke.com) e direi che si tratta di un segno non certo di sapore antico! Ce la fa a scrivermi due righe su questi stili tutt'altro che vecchi che guarda dal buco della serratura?

Sa che son talmente ignorante da non aver mai considerato Maxwell Loren Holyoke Hirsch un autore dal segno così moderno? Credevo che il segno moderno non mi piacesse. Lo trovo più primitivo che moderno. Col passare del tempo mi accorgo di apprezzare sempre di più gli autori che hanno un tratto spontaneo e ingenuo ma anche rabbioso, veloce. Di questo illustratore mi piace il modo intricato che ha di ritrarre la natura, il tratto violento con cui disegna l'acqua e le montagne aguzze e gli animali uccisi. Al tempo stesso però è delicato: nel modo di disegnare le foglioline, le stelle, le nuvole. Ci vedo dentro quel contrasto di amaro e dolce che mi piace.
Mi piacciono gli artisti che mostrano un gusto per il non-moderno e le giuro che Hirsch lo percepivo proprio così, mi sanno di antico i suoi omini coi cappelli e gli stivali neri appuntiti, che scendono dai monti armati di tridenti.

Quali pittori le piacciono?

(Guardi, non ne capisco tanto e non saprei analizzare un dipinto, mi limito a sentire se mi piace o no).
Ho un debole per i pittori naif slavi e russi. Mi ricordo che quando ero piccola non so come capitò in casa della nonna un catalogo con su tutta una serie di dipinti di
Ivan Generalic, e me ne appropriai… lo sfogliavo sempre e me lo portavo dietro dappertutto (sa quei paesaggi con la neve? mi sembrava di poterci entrare dentro).
Poi, Luzzati mi piace molto.. Mi piacciono Mirò, Kandinskij, Chagall. Kubin mi dà gli incubi, ma mi piace lo stesso.

L'aver trovato uno stile suo personale, quella cosa per cui uno vede un suo disegno e pensa subito: quella è Deco!, la sente come una futura gabbia dorata, un porto sicuro, o si sente già come la gallina del Leopardi
che ripete sempre il suo verso?

Nessuna delle due, poi chi me lo dice che ho trovato davvero uno stile? E soprattutto che resterà così? A me sembra di voler cambiare le cose in continuazione.
Ho bisogno di cambiare spesso, magari modifico solo dei dettagli e gli altri non se ne accorgono, ma io sì. Sento la noia… e invece di spostare i mobili in casa, che son pesanti, modifico delle cose nel mio tratto. Non che lo faccia apposta, solo succede di annoiarsi e di voler sperimentare. Devo trattenermi per non apportare troppe modifiche a come disegno Inkspinster, a volte sarei molto tentata, ma poi evito. Per rispetto a lei (a lei Inkspinster, non a lei perdigiorno che mi sta facendo l'intervista!), e a chi leggendola si è affezionato alla sua immaginina così com'è da ormai da qualche anno.

Dalle strisce del 2003 a quelle di oggi, vedo che ha diminuito i graffi, i tratteggi, lo sfarfallio di pennini, per approdare a un disegno più in bianco e nero netto. Lo fa solo per la noia della quale parlava nella domanda precedente, o per la fretta di finire le strisce e uscir fuori a ballare?
S'è rotta un po' le scatole di star lì a sommare freghi su freghi?

No, lo faccio perché qualcuno mi ha fatto capire che difficilmente le mie strip verranno stampate a grandezza naturale, perciò c'era bisogno di rendere il tutto un po' più nitido e leggibile. Ho cercato di migliorarle in questo senso senza tradire il mio stile, e spero di esserci riuscita.
All'inizio non c'era nessuno sfarfallio di pennini perché allora usavo i pennarelli. I pennini ho cominciato a usarli solo da un po' di tempo in qua.

Lei, quando disegna, è "precisina"? Perché la mia idea del disegnatore di strip è di uno preciso, quasi pedante, con quel suo squadrettare il foglio, poi fare le righe a matita per il lettering, e ripassare tutto con attenzione… A me questo rituale annoia e mi sembra di restarci prigioniero dentro.
Mentre illustrare è sempre una gabbia ma con le sbarre più distanziate, dove uno, se vuole, può tentare la fuga…

Non sono precisina né nelle illustrazioni né nelle strip, forse per questo non mi annoio. Mica faccio tutte le robe che dice lei tipo "le righe per il lettering".
Le vignette non mi danno claustrofobia, le trovo una guida utile per posizionare i momenti di una storia, sono stanzette in cui mettere in piedi le scene. Mi aiutano.






Ora lo devo chiedere quello che migliaia di bravi disegnatori vorrebbero sapere: fa la matita libera come un fringuello e poi, quando ripassa a china pennello pennino pennarello, suda freddo e pensa: ora sciupo tutto quanto!, oppure il segno nero non le fa paura? Ovvio che se usa il computer, con l'UNDO, allora tutto cambia.

Il sudore freddo di cui parla lei è ciò che mi sono dovuta lasciare alle spalle per sentirmi libera di disegnare.
La mia vecchia insegnante di arte alle medie, mi spiegò che ero eccessivamente attenta, maniacale e precisa, e che mi contenevo troppo nell'eseguire un lavoro; e anche se quando me lo disse mi arrabbiai moltissimo e feci una bambolina voodoo che la raffigurava e poi ci saltai su coi piedi e la diedi in pasto al cane dei vicini, adesso so che aveva ragione. Così continuo a lavorare per diseducarmi.

Vedo che le piace fare la ragazza di campagna, alla quale è tutto caduto dal cielo, non richiesto, ma la frase "continuo a lavorare per diseducarmi" è una frase "alta", che denota un livello di consapevolezza notevole, oserei dire che tradisce in lei una ricerca artistica, la nascita di un "terzo occhio"...

Non lo so mica se ho capito… con quella risposta volevo dire che faccio fatica, ma il disegno mi entusiasma da quando ho trovato che c'è questa fatica da fare, perché è come andare alla scoperta di qualcosa.
Credo di essere stata convinta per molto tempo che era meglio se non mi mettevo a disegnare sul serio, perché tanto mi mancavano le basi scolastiche.
Vedendo in giro libri di illustrazioni, fumetti e strip, la prima cosa che pensavo era che tanto io di base non ero in grado di disegnare così, quindi provarci (anche facendo i corsi di cui mi chiedeva lei) avrebbe significato una perdita di tempo e una brutta figura. Il web mi ha consentito di sottoporre a qualcuno i miei disegni senza la difficoltà di dovermi esporre direttamente, e vedere che potevano anche piacere mi ha spinta a cominciare a disegnare in modo più serio.
Nel momento in cui smetto di pretendere da me stessa che le proporzioni siano giuste e che le ombre stiano dove devono stare, mi metto a cercare qualcos'altro che può comunque avere un valore, ma che mi arriva in modo più immediato e divertente.
È una lotta, perché c'è sempre in agguato accanto al mio tavolo l'istinto di fare "qualcosa di più carino" anziché riconoscere l'abbozzo di un personaggio in una linea tracciata per caso, che quando succede pensi: "toh, dentro la mano avevo questo e nemmeno lo sapevo" ed è una bella sorpresa.
Ma non è che abbia raggiunto queste conclusioni attraverso letture e terzi occhi, ci sono arrivata provando a disegnare un po'.
So bene che chi ha la fortuna di aver scelto e fatto studi artistici ha in mano un tesoro di conoscenze invidiabile e importante. Solo, forse arrivati a un certo punto non c'è niente di male a infrangere le regole e a mettere in discussione quello che si è imparato, magari disegnando come bambini per il piacere di farlo, perché ci si sente più sinceri così.
Io non avevo tante regole da infrangere perché non ho studiato, ma dovevo e devo ancora andare contro una mia sciocca tendenza alla precisione forzata, una paura di fare cose troppo libere e sguaiate, che rischia di dare come risultato un prodotto troppo ovvio, troppo pulito… come quei disegni che la mia insegnante delle medie criticava.
(Ma sa che sta roba del terzo occhio è inquietante? Ne ho solo due, che funzionano sempre peggio)







Era una bambina che leggeva di nascosto i libri proibiti che c'erano in casa?

Se mia nonna si fosse trovata in casa un libro "proibito" gli avrebbe dato fuoco e poi avrebbe chiamato il prete per far benedire la casa. Siamo gente evoluta qui, cosa crede.
Leggevo tanti libri illustrati che mi comprava mia mamma, soprattutto quelli illustrati da Richard Scarry.
Anche libri di filastrocche e storielle brevi. I libri un po' più lunghi me li leggeva un pezzo al giorno la nonna. Una cosa che facevano in casa mia quando ero piccola era leggermi testi seri rendendoli ridicoli, storpiando le parole o le frasi. Mia mamma mi leggeva così i suoi libri di quando andava a scuola, mia nonna i ricettari di cucina, etc. Chissà se era un modo per risparmiare sui libri per bambini? Comunque mi faceva un sacco ridere. Per i fumetti, ogni settimana volevo il Corriere dei Piccoli, mi ricordo quando aveva le pagine grandi come un quotidiano, con la carta ancora opaca e i bordi delle pagine dentellati. Ma lo comprai anche più avanti per molti anni, la mia parte preferita era "Il diario di Stefi" di Grazia Nidasio.
Le prime strip credo di averle incontrate su qualche rivista femminile di quelle che leggeva mia mamma, poi sui Linus di mio zio, li sfogliavo e guardavo tutte le strisce (il più delle volte senza capirci niente). Anche i manga, che ora aborro, sono stati una lettura della mia infanzia durante le scuole elementari.

Sua madre le leggeva le storie storpiando le parole e rendendole buffe (e così anche la nonna quando leggeva i ricettari di cucina), le compravano i libri di Richard Scarry, le piaceva la Stefi di Grazia Nidasio… Ma è proprio sicura di vivere in campagna? Una campagna stranamente evoluta… Non sarà che il suo talento sia merito di questo humus nel quale è cresciuta? Ci parli ancora di questo… senza paura di essere lunga e noiosa…

Mah, avendo a disposizione cose semplici può darsi che ti scappi di diventare un po' creativo tuo malgrado. Poi sto parlando di quando ero proprio piccola, la televisione la si guardava di meno (e comunque era meglio di com'è ora), e tanto tempo lo passavo coi nonni che mi hanno raccontato molte storie, peripezie di gioventù, e la bisnonna si occupava di leggermi i libretti… avevo uno sgabellino vicino alla poltrona in camera sua. Molta colpa ce l'ha anche mia mamma, che a parte regalarmi libri e giornaletti (anche quando avrei preferito le bambole) come ho detto mi incoraggiava a disegnare, una volta mi comprò tutto un set enorme di colori vari e mi dava vecchi piatti di ceramica da decorare (pasticciare), mi comprava la plastilina da scolpire, quelle cose lì.

Ha altri talenti in famiglia? Uno zio che suona il bombardino? Una cugina che ingoia spade?

Il talento artistico nella famiglia era mio nonno ma è mancato un anno prima che nascessi io (lui era talento vero, eh, mica come me che faccio le strip con gli sgorbi ma poi se mi chiedono di fare qualcosa di realistico mi tocca scappare).

E che faceva questo suo nonno?

Niente di artistico, lavorava in ferrovia, ma dal poco che ho visto aveva molto talento artistico. Ho a casa un bassorilievo di creta che fece quando andava a scuola che io non saprei riprodurre nemmeno se ci stessi su per vent'anni. Da mia nonna c'è un suo piccolo quadro raffigurante un aereo, aveva fatto la scuola d'aviazione e amava gli aerei, quindi credo che amasse anche disegnarli.

Mi chiedo: come mai la sua famiglia non l'ha pungolata verso studi artistici?

A 14 anni avrei dovuto andarmene a scuola a Milano (niente liceo artistico qui). Adesso non stia lì a dire "Eh ma te lo dovevano far fare comunque!", non me l'avrebbero permesso volentieri, e all'epoca nemmeno io mi sarei voluta allontanare. Poi si riteneva che il classico desse una formazione migliore, i miei insegnanti erano d'accordo. Allora sentivo dire da tutti che dopo gli studi artistici gli sbocchi sarebbero stati zero. Credo di aver "messo a dormire" l'inclinazione per l'arte dicendomi che non era il caso. Evidentemente nonostante i pochi sbocchi e le difficoltà, a un certo punto il bisogno di fare quello che vuoi si impone da sé. Allora non lo potevo sapere.





Ci elenchi tre cd da ascoltare che albergano nel suo cuoricino (e che le rendono sopportabile la vita) e tre libri da leggere assolutamente.

Ma solo 3? Almeno 4, dai. Non so quali siano da ascoltare e leggere assolutamente, elencherò quelli che io personalmente potrei ascoltare finché non mi cascano le orecchie: Thanks for the ether (Rasputina), Consider the birds (Woven hand), Fisherman's woman (Emiliana Torrini), Lost in space (Aimee Mann) e leggere finché non mi cascano gli occhi: Le onde (Virginia Woolf), Jane Eyre (Charlotte Bronte), Il libro dell'estate (Tove Jansson), Emily Dickinson, tutte le poesie.

Perché ho la sensazione che si capiscano più cose di lei ascoltando i suoi 4 cd preferiti, e relativi video su Youtube, che da tutte le domande che le ho fatto?

Forse perché do risposte incomprensibili, arruffate e confuse?
A parte gli scherzi, è abbastanza ovvio che dai gusti di una persona, da quello che legge e ascolta, si possa capire molto di lei. Di solito quando qualcosa ci piace significa che con quel qualcosa sentiamo un'affinità, che ci vediamo dentro anche un po' di noi, ci rispecchiamo. Magari quell'autore, che sia uno scrittore o un poeta o un musicista dice cose che vorremmo dire anche noi ma lo fa con mezzi che noi non sappiamo usare. Io purtroppo non so suonare niente, e ascolto quella roba lì.

(Ora la commuovo) Mi son fatto un'idea su di lei e cioè che Deco sia uscita fuori così "personale", grazie al fatto che il suo talento ha dovuto così penare, costretto a sopportare che molte cose gli passassero davanti. Messo in disparte e tirato fuori magari solo per un biglietto natalizio o un disegno per un'amica, lui ha continuato a fare tutto da solo. Una vita "scugnizza" trascorsa sfamandosi con quello che riusciva a trovare per strada, fosse un libro o un film a pupazzi animati, perfino le illustrazioni di un vecchio libro di cucina. Mentre lei cresceva, faceva gli scarabocchi sul muro, lui, testardo si formava come poteva e si preparava all'ora X, quando finalmente sarebbe riuscito a impadronirsi di lei e l'avrebbe costretta ad affrontarlo.

(mi dilungo ancora) Sono convinto che il talento se esiste, prima o poi esca inarrestabile. Lei disegnava con la mamma e scriveva e quindi è esploso attraverso queste cose. Se lei avesse avuto per casa un vecchio violoncello e l'avesse saputo un po' strimpellare, il suo talento avrebbe di certo costretto a formare lei, il gruppo dei Rasputina che le piace tanto!


Di sicuro la voglia di disegnare c'è stata anche in tutto quel tempo in cui avevo deciso di ignorarla, non è mai passata. Se ha lavorato come dice lei cibandosi delle cose che vedevo (cartoni, pupazzi, libri) è stata anche piuttosto tenace perché se ci ripenso, spesso quelle cose lì che mi piacevano tanto e che trovavo belle, proprio a causa di questa bellezza mi portavano a pensare "ma tanto io non le farò mai così" e rimettevo in sonno la tentazione di provare a farle anch'io.
Adesso penso che quando in noi c'è questa cosa - lei parla di talento ma può anche essere solo sana voglia di creare qualcosa - sia bene affrontarla a un certo punto, non merita che le si neghi una chance perché non crediamo abbastanza in noi.
Sa che ogni tanto ricevo mail di ragazzi che dicono che vorrebbero disegnare perché hanno in mente delle cose a cui dare vita, magari una strip, e che però "non sanno disegnare bene" e mi chiedono se so come risolvere il problema? E io ad essere sincera non trovo che ci siano problemi da risolvere a parte mettere da parte il senso di inadeguatezza. E all'inizio fare le cose solo per se stessi. Poi se uno se la sente può cercare un giudizio intorno a sé, può condividere, ma se quando il giudizio arriva non è positivo questo non dovrebbe frenare la voglia di esprimersi... disegnando come si riesce, anche male.
Per me non importa nemmeno se la voglia di creare viene a bussare dopo che si era scelta un'altra strada, non è mai troppo tardi per aprire e dedicarle anche solo un po' di tempo. Qualcuno mi chiede se so consigliare delle scuole, o se una scuola alle spalle è necessaria. A me viene da rispondere che se uno ha la possibilità di studiare gli farà solo bene, ma che non è "assolutamente necessario" ai fini di creare qualcosa di valido. Anche l'esperienza quotidiana, o ascoltare le proprie necessità (cosa ho assolutamente voglia di buttare fuori, sul foglio?) possono essere delle fonti a cui attingere, dei punti di partenza.

In mezzo a parole come talento, bravura, segno personale, ho osato criticare nientemeno che il nome: Inkspinster... mi perdonerà?

Sotto il nome Inkspinster non c'è la motivazione intelligente che sospetta lei, ma solo la fretta di trovare un nome alle mie strip per metterle su un sito. Gliel'ho detto, no, che non ho pazienza?
Oltre a questo tenga conto che 1- chiamarla Deco era troppo autobiografico e 2- cercavo un nome che non fosse facile da replicare né già usato da altri. Sì, perché se avessi scelto un nome già in uso poi potevano farmi causa: a questo proposito m'è apparsa in sogno la bisnonna Palmira che mi ha detto di dirle di cercare un avvocato al Suo anatroccolo, che i nomi mica si possono fregare così.

Ultimissima domanda: da piccola è stata una bambina difficile?

Sono ancora una personcina difficile. Non se n'era accorto?

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Commenti:
Esco un attimo dalla mia ibernazione solo per te perché, leggendo le tue risposte all'intervista, mi è sembrato di vivere in un dejavu, di ripercorrere la mia vita mentre tu raccontavi la tua.
Ora mi spiego perché, nonostante non ti abbia mai incontrato di persona, sei la sola persona che mi manca davvero tanto.
Ciao Deco, l'avevo sempre pensato fin dall'inizio: ti meriti molto, ma molto di più.
Torno nella mia ibernazione...
 
Eeeh, ma qui sta nascendo qualcosa, altro che interviste e recensioni... che l'anatraccolo si stia cercando un posticino tutto suo tra i gatti ed i conigli di pennino? ;)

insinuatamente,
Cthulhu
 
... ma il fatto che ci sia un rimbalzo, un link, su tutto tranne che per la gRRRžetic editrice, è una critica al loro blog dimenticato in un sottoscala?
(vergogna! vergogna! vergogna!)

un anonimo idraulico
(sì, bisnipote di Giuseppe Tubi)
 
moltissimo in comune. questa intervista mi è servita e mi servirà in futuro, grazie :)
 
semplicemente fantastica...mi piace come disegna più di tanti altri perchè si denota una personalizzazione completa e la sua ironia mi fa morire dal ridere...ho comprato il suo albo e ne sono entusiasta e so di aver speso bene quei soldi...un mito!!! Ma sul sito non le metti tutte le strisce che disegni?
 
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