mercoledì, ottobre 15, 2008

 

HNY di Pia: errata corrige (deviando per David Lynch)

Un altro post su Happy New Year e Mattia Burattin? Beh, questa è una rettifica del dialogo con l'autore. Abbiamo, come si usa dire, fatto un po' di casino sottoponendolo a domande in due, Mattia ci ha messo del suo rispondendo in tempi diversi. Questo post è una continuazione e correzione di quello dedicato alla nascita della striscia.
La pubblicazione di un "errata corrige" è un atto dovuto di serietà nei confronti del lettore e della persona alla quale abbiamo dato voce. E ci divertiamo molto a essere seri. Pia poi ci ha mandato dei disegni, a partire da questo, nominando il file in modo significativo "alt stop fermi tutti". C'era qualcosa da aggiungere e specificare. Si chiacchiera di fumetto e strip con qualche divagazione e scoperta.




Prima rettifica: avevamo chiesto perché mai nelle mail di distribuzione della strip scrivesse la frase "this is not a funny strip - you are not supposed to laugh". Il discorso poi si è spostato sui termini adoperati in inglese per definire una striscia.

Umberto Randoli gli ha fatto notare:

In realtà credo che la striscia sia proprio la "comic strip" Per il fumetto in genere si usa comic.Il termine cartoon in genere l'ho visto utilizzato solo per gli Editorial Cartoons che sono in genere vignette (ma anche strip) con un carattere di attualità, diciamo le vignette di Vauro o Giannelli. Se vai sul sito di gocomics vedi che anche loro fanno questa divisione. Su Wikipedia si trova la definizione più corretta di tutte per il genere di fumetto di cui si occupa il nostro blog: "newspaper comic strip". Comunque credo che anche in America non abbiano le idee ben chiare. In ogni caso noi siamo "Balloons - Il blog delle comic strip" e quindi per noi la traduzione di striscia è comic strip.

Risposta di Burattin:

Mi sa che hai ragione tu. La beffa di questa storia è che dapprincipio anch'io sapevo che comic significava fumetto in generale (strisce comprese, anzi mi pareva appunto che il termine derivasse storicamente proprio da lì) altrimenti non mi sarebbe venuto in mente il gioco di parole che volevo fare. Poi in preda a strani dubbi feci una ricerca e mi convinsi del contrario. Non ricordo che cosa lessi a favore di tale teoria. Insomma, aveva assolutamente ragione Munari: pensare confonde le idee. E io resto con uno slogan che oramai non posso cambiare!

Che significa" L'antispam risponde per me"?
So che buona parte delle caselle a cui spedisco filtri i miei messaggi: dopotutto la mia operazione ha tutte le caratteristiche dello spam. Un po' mi sento in colpa per l'intasamento che procuro nella posta dei lettori quindi meglio finire.
Poi non è solo l'automatismo dell'antispam: un lettore può anche non avere voglia di leggermi tutti i giorni...Molti non vedono l'ora che arrivi capodanno.




E se i lettori non ti seguissero con facilità come per HNY? In fondo dedicarsi a un soggetto è come dare un punto di riferimento preciso al proprio pubblico, avere un marchio facilmente identificabile. L'idea di sviluppare una strip magari più complessa come scenario e cast partendo da questa esperienza non ti sfiora? Voglio provare a essere un po' più cattivo: e se mostrassi negli altri generi invece di essere meno "portato"?

Dire che qui, con Happy New Year, i lettori mi seguano con facilità mi pare un azzardo! Fino ad ora è la cosa più ostica e repellente che abbia mai sottoposto a un pubblico. Credo sia un fumetto per pochi (e con questo non mi sto dando delle arie: "pochi" non significa "eletti" o "migliori", significa "non tanti").
Invece, ad esempio, il genere comico è più facile. Il comico mette d'accordo più persone e personalmente mi sento più incline a questo genere. Se questa sensazione si rivelasse un abbaglio tornerò sui miei passi e mi iscriverò a giurisprudenza.
Staccarmi dall'idea di marchio è invece proprio il mio obiettivo. Da un lato per il pubblico ricondurre un nome a un'opera è comodo e pure interessante, ma molto spesso da questo meccanismo parte il marcio del mondo dell'arte (non solo fumetti, ma quindi anche arte figurativa, letteratura, musica, cinema, ecc...), ovvero l'importanza del nome, dell'artista e non delle singole opere. Credo che ogni artista anche dalla lunga carriera, se non vuole evolvere nella malattia mentale, dovrebbe affrontare la sua prossima opera esattamente come fosse un esordiente. Questo permette inoltre una libertà che invece l'attesa del pubblico in un modo o nell'altro limita o influenza. Adoro Pessoa che aveva tipo 28 pseudonimi; apprezzo Moebius che, pur mantenendo pubbliche le sue due identità, ha chiaramente delineato la sua opera; capisco Battiato e i suoi scarti di lato.
(Se uso così tanti punti e virgola è perché, mentre tutti pensano a salvare i panda, nessuno salvaguarda questo adorabile segno).
Sviluppare una strip magari più complessa come scenario e cast partendo da questa esperienza ucciderebbe questa stessa esperienza: il progetto Happy New Year dichiara i suoi intenti sia nel contenuto che nella forma. Mi solletica invece l'idea di creare un universo fantastico coerente (come ha fatto ad esempio
Denys Arcand con la sua trilogia): insomma, se mai riprenderò in mano questo personaggio sarà per progetti tangenti se non paralleli, ma queste per ora sono soltanto fantasticherie.



Perché mai il pozzo delle tue idee deve necessariamente esaurirsi in un anno esatto? In fondo l'anno è una convenzione temporale.

Infatti il pozzo l'ho chiuso io artificialmente. Ho chiuso il cervello a maggio (è bellissimo, dovreste provare). Però fino a maggio [NdR: tutte le strip, come ci ha detto nel post precedente erano già pronte alla fine di quel mese] ha funzionato come non ha funzionato mai: per mantenere la metafora idraulica da gennaio a maggio ho ristretto lo sfiato e la pressione d'uscita è aumentata. Se reputo le idee che avanzano proprio belle le userò come contenuto speciale per Happy New Year Director's Cut che uscirà fra 20 anni. O magari -e questo è più probabile- per sostituire strisce intraducibili (vorrei esportarle) o brutte (è mio genuino desiderio pubblicare anche in Italia). Anzi: dovrei indire un censimento tra i lettori per eleggere le 10 strisce peggiori: mi sarebbe d'aiuto.
Andrea G. Ciccarelli di Salda press ha delineato parallelismi con la striscia sempre uguale di David Lynch. Qual è questa striscia? Lynch disegna strip?
Ma come? non la conoscete? mettetela subito sul vostro blog!

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[Pausa. David Lynch, diventato popolare in Italia con la serie televisiva Twin Peaks, regista di The Elephant Man, Dune e Velluto blu, disegna strisce? Il personaggio ci ha abituato nel tempo a meandri sempre più complessi di follia: trovate qualcuno che abbia visto con scioltezza l'ultimo INLAND EMPIRE (si deve scrivere proprio così, tutto maiuscolo). Lynch ha una personalità alquanto complessa e affascinante: detestato e amato, di certo innovatore, artista anche lontano dal video, pittore, musicista, non nuovo a mattane (su Wikipedia si racconta che disegna anche su fazzoletti e su scatole di fiammiferi). Date uno sguardo anche a Artsy’s David Lynch page,
Disegnare nel caso della sua strip è una parola grossa. Dice bene Burattin: "mettetela". Una basta. Sapete quando si dice "vista una, le hai viste tutte"?



Beh, questa è letteralmente la situazione. In 'The Angriest Dog in The World' ("Il Cane Più Furibondo nel Mondo") le immagini rimangono sempre le stesse. Un cane tira una catena, sempre più incavolato, si fa notte. Cambiano solo i testi. Leggiamo spunti in tipico stile Lynch come "sapevate che pinocchio amava gli uccelli? Oppure "se ogni cosa fosse reale…" La partitura da incubi è quella tipica dell'autore. Potete vedere - pardon - leggere altre strisce di Lynch in questa pagina e provare a interpretarle con questo testo su linchtown.com e questa piccola intervista. Vi abbiamo già raccontato che negli USA, come del resto anche in Italia, la comic strip, la striscia è popolare come mezzo per divertirsi e comunicare, così come si suona la chitarra tra amici. In questo caso trattandosi di strimpello proveniente da nobile artista il bello è che la strip è stata anche pubblicata in alcuni giornali locali. Del resto da diversi anni ormai resiste Pupilla su Linus. Che dire: gente, provate così.]

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Sei autodidatta?

Sì, sono un autodidatta: ho cominciato a disegnare a 4 anni e a fare fumetti a 7. La primissima pubblicazione a 14 anni. Nell'autunno 2004 mi sono iscritto al corso di Fumetto all'Accademia di Belle Arti di Bologna, ma devo ammettere che a quel punto ero già abbastanza formato. L'Accademia è stata utile per conoscere ambiente e persone che altrimenti avrei visto solamente da lontano o nemmeno visto. Qui ho anche appreso i rudimenti per stampare incisioni, tecnica per me fino ad allora esoterica.
In percorsi universitari precedenti mi sono imbattuto nella lettura di
Mimesis di Auerbach che ha modificato il mio modo di vedere le storie. Utilissimo se si vuole imparare a simulare la natura. Riuscire a scrivere dei dialoghi credibili rimane infatti una delle mie difficoltà maggiori; per questo per ora prediligo il parodistico, il demenziale, il comico. O il poetico.
Un'altra cruciale lezione di sceneggiatura fu un workshop con
Agnes Jaoui (che ci ha anche insegnato degli ottimi giochi di società) organizzato dalla Cineteca di Bologna: lì non ho imparato a sceneggiare, ma ho imparato che ho ancora tutto da imparare.

Tutta questa fissazione con i numeri e soprattutto il calendario potrebbe essere un problema di sanità mentale con il quale convivi pacificamente?

Tutt'altro. So che la mia fine sarà sicuramente legata ai numeri: non so contare né concepire distanze. Soccombo spesso sotto il peso di Economia e Burocrazia. "Uno, due, molti".
Mi piacciono invece i calendari e le mappe geografiche. Ma li uso ambedue proiettandomi verso il passato, ovvero per ricostruire la storia e per ripercorrere tragitti.
Il conto alla rovescia è angosciante. È la vita sottoposta alla morte. Se ho un appuntamento alla sera, già alla mattina non riesco a concentrarmi su altre cose (è un problema serio). Bello invece fu quello al centro Pompidou di Parigi che attendeva il 2000. Mi faceva sentire parte della Storia e devo riconoscere che proprio quell'installazione è stata una basilare ispirazione per questo fumetto.
Infine rimango affascinato dai progetti a lungo termine, meglio se taciuti: quelle storie di incarcerati che evadono facendo una corda lunga metri coi capelli o che scavano chilometri di tunnel con un cucchiaino; lì si entra nel campo della speranza. (Dico "taciuti" perché di solito nei film chi continua a parlare dei propri progetti prima o poi muore prima d'averli realizzati, soprattutto se ne parla in Vietnam)

È stato sorprendente sentirti dichiarare che hai aspettato un anno solo perché alla fine del 2006 il pc ti è andato in palla. Ne hai parlato con qualcuno? Sei un'artista folle?

Vedi risposta sopra: sono un folle. Piccolo spazio aneddoto illustrativo: una volta il mio coinquilino (nonché compare, amico, biografo ufficiale) si permise di farmi uno scherzo nascondendomi sotto il cuscino una bottiglia di plastica vuota che da un po' girava per casa. Per i quasi due anni seguenti io radunai e conservai in completo silenzio 130 bottiglia vuote di plastica. Mai avuta una pelle così splendida: bevevo acqua a go-go. Un giorno -motivi logistici mi indicarono quale- in sua assenza disposi tutte le 130 bottiglie (che a pensarci ora son anche poche) in posizione radiale rispetto al suo cuscino illuminato da un faretto sul quale capeggiava orgogliosa la bottiglia originale. L'intero pavimento, ogni mobile (anche dentro), tutte le superfici dell'appartamento erano ricoperte di bellissime bottiglie di plastica vuote.
Concludendo: sì, nessuno sapeva di Happy New Year.
E non facciamo scherzi.
E facciamo la raccolta differenziata.




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