mercoledì, settembre 24, 2008

 

Come nasce una striscia (16) - Pia

Ritorniamo su Happy New Year, la prima striscia con una data di scadenza e diffusa solo via posta. È "fare giornalismo" sulle strip e in questi casi, per scavare sulle origini niente di meglio che far parlare l'autore e aggiungere una puntata alla serie "come nasce una striscia". Scopriremo alcune follie di Mattia Burattin, nom de plume Pia. Il dialogo è stato curato da Umberto Randoli.

In ogni mail scrivi la frase "this is not a funny strip - you are not supposed to laugh". Perché in inglese?

Per assonanza col titolo. ma anche perché volevo mantenere una laconicità e un distacco dalla striscia, che nella madre lingua avrei perso. O perché la prima versione era un gioco di parole: *this is not a comic.* *you are not supposed to laugh.* dove *comic* andava inteso sia come *comico* sia come *fumetto* stesso. Mi piaceva l'idea di affermare che questo non è un fumetto, ma qualcos'altro. Purtroppo striscia in inglese si dice cartoon, non comic come è invece possibile in Italia e allora son rimasto fregato. Poi avevo anche il timore che qualcuno non capisse la volontarietà del gioco di parole e allora ho optato per la linearità e le secchezza e l'inglese è rimasto.

In realtà comic strip significa letteralmente striscia umoristica, cartoon è termine generico usato anche per il fumetto. Potevi mantenere il tuo gioco di parole usando "this is not a comic strip" o non ti piaceva?

Mi piaceva e mi piace un sacco, infatti vi ho rinunciato malvolentieri, ma appunto come ti ho spiegato, non era esatto. Dici che funzionerebbe comunque?


La serie è davvero a termine?

L'antispam risponde per me. Ora quando esco con gli amici resto ossessionato dalla striscia perché prima o poi se ne fa un commento. Voglio uscire da questo incubo dove mi sono cacciato e ricominciarne un altro. Nuovo magari.
Dico incubo perché se è pesante leggere una striscia sempre uguale lo è anche di più farla. E poi, appunto, fosse almeno leggera passerebbe via meglio.
Devo premettere che -e qui mi gioco l'articolo sul vostro blog- che fin da piccolo mi ha fatto terrore l'idea di condannarsi una vita intera a disegnare una striscia sola. Come fa Silver, ad esempio? Non gli vien male? Dopo un po' diventa troppo mestiere e si perde la gioia di farlo. E Schulz?
Oddio. Apprezzo e capisco invece Quino. Infatti la sua striscia ha mantenuto uno standard qualitativo eccelso. Se uno non ha più idee, deve smettere. La questione del mercato è relativa: prima o poi il pubblico si abitua a tutto. Anche a leggere cose nuove. Dylan Dog non è una striscia ma ora lo trovo vuoto come una striscia che dura da secoli. Cito testualmente le parole dell'amico Enrico Banzola: "In ultima istanza si può capire una metamorfosi della serie, ma l'indagatore dell'incubo è nei fumetti il correlativo oggettivo del Partito Democratico. La roba più annacquata dell'universo." :)
Tornando a me, ho scelto di fare delle serie a strisce (quindi più di una) proprio per levarmele di torno prima possibile e quindi dedicarmi alle storie con un inizio e una fine. Come se per contratto dovessi toccare tutti i generi del fumetto! (qui la mia pazzia).

Come nasce l'idea della strip?

Nasce nell'agosto 2006 d'improvviso come solo le visioni sanno fare su un cartoncino che mostro.



Nasce innanzitutto come oggetto estetico. Il testo infatti in origine è un pretesto per il disegno. Se guardi il cartoncino noterai che, sebbene ci sia annotata l'idea generale, l'omino non dice proprio niente. In genere una serie nasce almeno da una battuta prototipo... qui no. Può suonare strana tutta questa faccenda dato che il disegno a posteriori è la cosa più effimera della striscia (tanto è vero che molte battute potrebbero benissimo funzionare anche scritte soltanto) ma sono sincero quando affermo che il mio desiderio iniziale era quello di avere tra le mani una valanga di strisce disegnate in stile retrò. Volevo fare un pattern e un pattern -mi spiace per i lettori- l'ho ottenuto.
La striscia doveva partire il 31 dicembre 2006 e durare tutto il 2007 ma proprio a dicembre mi si inchiodò il computer e persi il treno. ma è normale. meglio così: ho preso il treno dopo che era pure bisestile. A dicembre 2007 (verso il 20) mi sono quindi ritrovato con un cartoncino in mano e dei testi da inventare. Questo in treno (vero) tornando a casa dai miei. In quel viaggio ho scritto le prime 40 strisce di cui ne ho usate 3 credo, la n°1, la n°100 e un'altra che non ricordo. ah, già: la prima di settembre.


E le altre? Quando le disegni? Qual è il momento creativo?

Il metodo è stato questo: adottare lo stesso che usai un anno per scrivere poesie, ovvero segnarmi tutto quello che mi passa per la testa mentre cucino o vado in bicicletta così esattamente come lo penso, senza riscrivere in bella forma. Capita che in un giorno sistemi due settimane di strisce. A maggio (o forse ad aprile) avevo già finito di scrivere le strisce fino a dicembre. Infatti ora mi annoio. Il metodo pratico consiste nel mettere tutte le "battute" in una scatoletta e aprirla ogni giorno per pescare la fortunata che verrà disegnata. Alle volte se ne disegna una inventata il giorno stesso, altre volte si torna più indietro. Avere un serbatoio pronto dà sicurezza. Come avrete notato l'omino ha perso i capelli biondi e guadagnato un enorme ciuffo nero. Questo è frutto di schizzi sovrappensiero.
I testi sono strettamente legati al fatto che la striscia la spedisco solo via mail senza cercarmi pubblicità: sebbene l'omino non sia io -come molti credono, ecco, ad esempio *non* ho un cane- quello che viene esposto è sempre molto intimo. Talvolta ho preso proprio di sana pianta delle poesie già scritte e le ho solamente fatte declamare all'omino (il cui nome viene svelato anche in una vecchia striscia). Ho notato che all'inizio seguivo pedissequamente la mia intenzione di scrivere solo per me (tristaggini, ermetismi, blasfemie...) senza la minima preoccupazione di essere capito dal pubblico, mentre ora sto più attento alla ricerca comunque di una sorta di gag, di un accento finale. E questo è male. Questo è un buon motivo per smettere a Capodanno.



La strip è interessante anche per l'evoluzione grafica del personaggio: in un anno i capelli crescono [sopra la quinta striscia, sotto l'omino 234 tavole dopo].

Di un centimetro al mese.



Le mail sono numerate a scalare mentre le tavole con numero crescente. Non tornano i conteggi delle strisce però.

L'opera (che bello chiamarla opera) finirà con l'email -1 la notte di Capodanno. Per un totale di 367 strisce. L'anno è bisestile quindi fa 366 + 1, ovvero quella striscia che inizio tutto il 31 dicembre 2007.

Il personaggio ha del "già visto" ma non riusciamo a identificarlo. Ti sei ispirato a qualcuno o è solo un'impressione?


Apri un Popeye a caso e avrai la risposta. Il mio primo modello (dai 10 anni in poi) è Jacovitti, poi un giorno mi accorsi -tramite Cip l'arcipoliziotto- che il primo riferimento di Jacovitti era Segar, quindi Segar doveva essere il mio primissimo modello! Pisellino, Poldo, ma soprattutto l'omino standard (quello che costituisce le folle oceaniche in certe vignette) di Segar è il modello del protagonista di H.N.Y. Di Segar mi piacque anche il modo di tratteggiare e di colorare i neri: col tratteggio sporco (vedi la strega cattiva dei mari). Gli occhi vuoti invece derivano da Little Orphan Annie, un fumetto che comprai in epoca recente in edizione Oscar Mondadori e che devo ancora leggere!
Poi se proprio devo dirla tutta io sono un disegnatore precisino (mi piace la linea chiara, netta, pulita) mentre questo fumetto si permette di presentare fisionomie storte e differenti da vignetta a vignetta: questa libertà di errore è voluta sia per praticità (conoscendomi ci metterei ore a fare una striscia come dico io) sia per avvicinamento all'estetica di Krazy Kat che fa dello stortume uno spettacolo da applauso.
A Krazy Kat devo anche l'idea della variazione sul tema: infinite storie con tre elementi. il gioco entro le regole.

Quale tecnica usi? Pennarello del cartolaio sotto casa? Pennini, matite, altro? Risme di A4 rubate da qualche parte?

La tecnica più veloce possibile: la penna. Nonostante non legga Dilbert - è simpatico, ma non sopporto i disegni così rigidi - mi è rimasta in testa una cosa che lessi in un'intervista all'autore: nel suo metodo di lavoro non si permetteva di dedicare più di un'ora alla produzione della striscia del giorno. Tra idea e disegno doveva metterci un'ora, col risultato che spesso faceva tutto di corsa negli ultimi 5 minuti. Ecco, io non riesco a rispettare questa regola - anche perché scrittura e disegno sono temporalmente separati, anche da mesi - però per il disegno mi sono ispirato a questo precetto. Quindi prima di cominciare la traversata mi sono imposto di non soffermarmi sul disegno, di sorvolare su errori e imprecisioni. Infatti per me sarebbe inconcepibile un'evoluzione grafica così pesante com'è avvenuta qui in meno di un anno. Se non mi fossi imposto di disegnare alla "come viene" questo non sarebbe successo. Come ho spiegato anche in un'intervista che uscirà su ergosumpress questo fumetto nasce come esercizio e necessità, necessità che si esaurisce nell'atto. Quindi poco importa il risultato.
A Natale 2007 scavando tra i cassetti della mia vecchia cameretta trovai un blocco di fogli Fabriano lisci da 110 grammi. Era un blocco che nemmeno ricordavo risalente alla IV elementare. I fogli erano giallissimi,bellissimi. Come rito feticista e magico decisi di usare quelli per battezzare la striscia. poi per forza di cose continuai con quelli brutalmente bianchi neon comprati di conseguenza. (mi piacciono le cose vecchie...).
Le dimensioni degli originali (4 strisce per foglio) sono di 20cm x 7cm, avulse da qualsiasi standard, cucite attorno alla statura dell'omino. La penna è la "*Gipi-pen*", pilot g-tec-c4. La pilot dovrebbe seriamente pensare di pagare Gipi come testimonial d'eccezione. Nel 2004 cercavo disperatamente una penna (pennarellino fino) come quelle coi feltrini alle quali ero abituato ma che permettesse di pigiare con più decisione senza rovinarla, quando a un workshop interno al corso di fumetto all'Accademia di belle arti di Bologna Gipi tira fuori la risposta. Grande successo di massa tra gli avventori del workshop. Di qui "la Gipi-pen". Per Happy New Year avevo preso in considerazione anche il pennino, per simulare al meglio lo stile retrò, ma sono impedito. Uso una micromina 2H per fare i bordi delle vignette, la linea del pavimento, del battiscopa e le mattonelle. Ripasso a mano libera tranne i bordi che faccio con la squadra e gli angoli che faccio con la sacra cartolina [NDR: quella mostrata sopra che dette origine a tutto]. Il resto è fatto direttamente a penna per una maggiore espressività e velocità.
Se si analizza bene la composizione si scoprono tutti gli errori che derivano da tale metodo: ingombri, simmetrie, disposizioni sono imperfetti. Anzi: talvolta proprio dissonanti. Ogni tanto - quando sbaglio davvero in preda a un sonno incredibile - taglio e incollo pecette. o ridisegno la striscia da capo, come
fosse un esecuzione per solo di penna, su palcoscenico, da eseguire per intero davanti al pubblico. Il computer è usato solo in casi eccezionali.

Il baffuto esploratore d'inizio '900 a cui accenni su Ciucci è un progetto di strip o fumetto?

Strip. In realtà è più vecchia di H.N.Y. e alcune strisce sono già state pubblicate, ma soltanto a livello provinciale a Bolzano.

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Commenti:
Bello! Mi sono un po' ritrovato in questa striscia. Crow's Village è nata per essere una strip a scadenza... dalla 1 alla cento e poi stop... invece poi mi son fatto prendere la mano e sono arrivato alla 1200. Questo un po' mi rallegra ma un po' mi fa sentire tradito dalle mie stesse intenzioni. Fare una striscia a tema potrebbe essere il salto quantico più che può darle un valore superiore a quello elevato che già possiede. Ho notato altre assonanze. Pur passando da tavolette grafiche a matite a papermate ho amato ed amo tuttora la Pilot GTech c4...che però io ho battezzato Mastropagliaro pen...! Bella anche la voglia di esplorare tutto il mondo dei cartoon..dalla singola vignetta al racconto. approvo anche il fatto che il disegno "improvvisato" è una scuola di stile. Non si finisce mai di imparare. Bello. Complimenti
 
...qualcosa in cui invece mi sono rivisto io è che anche Acid Street, prima ancora che avesse un titolo, era una striscia distribuita a giro mail ad una cerchia di amici stretti. poi un giorno è nato il blog.
questo perciò detto con la speranza che un giorno avremo tutti la possibilità di leggere anche questa bella serie di strip!
 
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