mercoledì, gennaio 30, 2008

 

Dagli alberi al Chicago Tribune

Oggi una chicca sotto forma di vecchio filmato d'epoca, "From Trees to Tribunes", tratto da archive.org.
Siamo intorno agli anni '30 del ventesimo secolo. Quello che vi presentiamo in questo post è la seconda parte di una serie di antiche riprese in bianco e nero, mute e inframmezzate dalle classiche scritte che aiutano a capire chi, dove e quando, dedicate alla vita di un glorioso quotidiano USA. Una scoperta di Giuseppe Scapigliati: scorrendolo ha strabuzzato gli occhi e capirete perché.

Parte da lontano, dalle enormi bobine di carta ricavate dagli alberi. Arrivano in treno per finire in fogli inchiostrati. Racconta di uomini e donne che con passione lavoravano e scrivevano per The Chicago Tribune, giornalisti, specializzati nei vari settori e rubriche del giornale, sport, rosa, la posta. Ma dopo alcuni minuti sulla scena cominciano ad apparire diversi disegnatori all'opera. Illustratori, celebri autori di strisce e vignette di satira per gli editoriali. Nelle incasinate redazioni di allora, in quegli sterminati e vivaci stanzoni, privi di divisioni, pieni di apparente confusione, fianco a fianco con le migliori penne del paese i cartoonist erano protagonisti a pieno titolo.
Si respira la vitalità di un epoca, quando l'illustrazione era una delle anime del giornalismo e le redazioni erano la culla del fumetto, un arte popolare per intrattenere e comunicare con i lettori.
Sbuca all'opera il grande Frank King, autore di
Gasoline Alley, immortale capolavoro. Davanti a un grande tavolo da disegno, impeccabile, come del resto gli altri, in camicia e cravatta, come un qualsiasi colletto bianco. Per le risate di conosce questa striscia, nello spazio di qualche secondo appare anche il fratellastro di King spudorato ispiratore della figura di Walt, il protagonista della serie. E ancora: Harold Gray l'artefice della strappa cuori Orphan Annie (disegna impassibile con il cappello in testa come Herrimann), Frank Willard creatore di Moon Mullins, e tanti altri oggi più o meno rimasti celebri.
Sigari, pipe, pennini e mani veloci e talentuose, eroi di carta famosi che prendono vita. Buon divertimento.



(fai clic sulla foto per aprire il filmato in un'altra finestra
e ancora un altro clic sopra per attivare i controlli)




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martedì, gennaio 29, 2008

 

Inkspinster


Inkspinster © Deco 2oo1-2oo8 - E' vietata la riproduzione senza il consenso dell'autrice

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lunedì, gennaio 28, 2008

 

Ludwig - la striscia del lunedì


Ludwig © Gab 2000-2007 - E' vietata la riproduzione senza il consenso dell'autore

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venerdì, gennaio 25, 2008

 

Krazy Kat: le strisce panoramiche degli anni 20


"Krazy Kat is an imaginary vision of a perfectly happy and harmonious place…"

Krazy Kat è una visione immaginaria di un luogo perfettamente felice e in armonia…
Esordisce con questa citazione una nuova raccolta della
Fantagraphics dedicata alle strisce giornaliere del gatto matto di Herrimann. È un altro capolavoro editoriale con un taglio particolare, uno di quei libri che mangi con gli occhi mentre lo sfogli, che odorano davvero di carta, un'immersione nelle sfumature e anche nelle sbavature dei disegni. Persino nelle ingiurie che il tempo ha arrecato alle riproduzioni. Gran parte degli originali, come è noto, furono distrutti, in parte per volontà dei syndicate, in parte per incuria o incidenti. Solo la devozione dei collezionisti, sia di giornali che di comic strip, sparsi per il mondo, ha consentito che le tavole uscissero dal cestino della storia. Ancora oggi - sembrerà incredibile ma stiamo parlando delle tracce di un'arte del secolo scorso appartenente all'era della riproducibilità, non di scavi nell'antico Egitto - non è possibile avere un quadro davvero preciso della produzione di Herrimann.

Dieci anni dopo la creazione del soggetto e quattro dopo la pubblicazione regolare delle spettacolari pagine domenicali, Geo Herriman apparentemente cominciò a godere di un'assenza di restrizioni editoriali. In realtà le redazioni della catena di Hearst, il suo magnate editore, tentavano e spesso riuscivano a rifiutare la strip, bollandola come totalmente insensata. Sotto la protezione del potente Hearst, Herrimann cominciò a dilatare anche le "dailies", le strisce giornaliere. Non solo più grandi come dimensioni di stampa, ma anche innovative, più lunghe, più cariche di particolari, duplicate e triplicate in layout più articolati e creativi. Tanto che il principale storico e archivista di Krazy Kat, Bill Blackbeard, definì le tavole di quel periodo come "mini-sundays".
Tutte le strisce giornaliere di questo strepitoso periodo sono ora raccolte nel formato originale di stampa in questo volume di taglio gigantesco, un'edizione raffinata dal titolo "
The kat who walked in beauty". Questo spiega anche il sottotitolo dell'opera: "The panoramic dailies of 1920".


La fase non durò a lungo. A parte i contrasti con gli editori locali, Herriman non avrebbe potuto reggere per molto una tale esplosione creativa. Negli anni seguenti le giornaliere ritornarono al loro più comune, modesto e minimalista formato su quattro quadretti. Il punto di eccellenza rimasero le sempre più fantasiose tavole domenicali.
Oltre alle dailies del periodo d'oro, troverete nella prima parte alcuni capitoli dedicati all'inizio dell'epopea di Krazy Kat. Sono le strisce che segnano l'invasione del gatto e del topo nei "Dingbats". Sotto uno spazio vuoto di questa serie -
come vi abbiamo raccontato - all'inizio i due correvano e giocavano in una ministriscia.

Il librone chiude con una deliziosa rarità del 1922: una "
Jazz Pantomime", illustrata in una sequenza di quindici grandi tavole con tanto di spartito, composta e arrangiata per pianoforte da John Alden Carpenter.





[Krazy & Ignatz: The Kat Who Walked in Beauty, Pagine 114, bianco e nero cm. 39x27, cartonato, $29.95, Fantagraphics, reperibile anche su Amazon]

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mercoledì, gennaio 23, 2008

 

Le strisce dell'Internazionale

Frugando nelle pubblicazioni in edicola abbiamo scovato una pagina di comic strip su una rivista italiana. Il periodico si chiama Internazionale e come spiega nel sottotitolo offre "ogni settimana il meglio dei giornali di tutto il mondo". Non lo conoscevamo: si fa leggere davvero bene. Ci aspettavamo qualcosa di palloso su temi di politica internazionale, o una sorta di Readers Digest cosmopolita impastato alla buona. Invece gli articoli sono interessanti. Costume, fatti, società, scienza, ecologia, inchieste. Ottime firme.

L'atmosfera è quella dei cittadini del mondo. L'apertura mentale che impregna la redazione regala riflessi inattesi anche sulla selezione della pagina di comic strip. La trovate nelle ultime pagine del giornale. Sorpresa: niente di banale o di già conosciuto, nessuna scelta facile. Quattro strip una più bella dell'altra, due autori brasiliani e due statunitensi scovati tra i migliori talenti emergenti. Coloratissime quelle latine, minimaliste e in bianco e nero quelle anglosassoni, hanno come punto in comune il gusto per la cattiveria. Sono ben costruite, taglienti, intelligenti, del genere attacco frontale ai luoghi comuni, satira sociale e sarcasmo sparati ad alzo zero. Spesso in passato abbiamo contestato le scelte della stampa italiana (quante volte ci viene da dire: "ma non c'era di meglio dalle nostre parti?"). Su queste selezioni anche i difensori della produzione autoctona non possono che presentare i complimenti. Ci tocca ad alzare il berretto, niente storie, davvero bravo il redattore, ottime le traduzioni, inedite in Italia.
Sono quasi tutte strip pubblicate a cadenza settimanale in internet:
Internazionale le porta sulla carta in diretta, nella nostra lingua, dopo pochi giorni dalla loro uscita nei siti degli autori.

Queste strisce sono anche coccolate dal punto di vista editoriale, come giustamente accade quando si scopre qualche talento sorprendente. Di "Mr. Wiggles", ad esempio, curano anche la pubblicazione in edicola di una raccolta.



Disegnata e scritta da Neil Swaab, ha come deus ex machina un orsetto di peluche pessimo. Fuori dal ruolo classico del tenerone, affronta con ironia e malvagità qualsiasi tema sforando spesso sulla depravazione, sesso impudico, temi religiosi, in un ambientazione oscura, maniacale, malata. Divertente proprio perché così libera, distruttiva, senza censure, "Mr. Wiggles" farebbe tremare i responsabili dei syndicate americani (impubblicabile stando ai loro canoni, mai gli daranno spazio nella grande diffusione). Per farsi un'idea suggeriamo un giro al nutrito archivio del sito ufficiale. Potrà sembrare discutibile la simpatia per una striscia che talvolta sguazza con disinvoltura nel pervertimento e nell'oscenità. Ma attenzione ad alcuni punti di prospettiva, come sempre avviene con le strisce: non si mostra alcunché di pornografico o depravato se non in forma molto iconica e beffarda. Se ne parla molto, ma questa è un'altra storia. Fare umorismo sulle guerre non significa essere militaristi. Scusate, ma i comics con le donne potenti eroine in mutande e reggiseno senza un filo di autoironia, quelli sì che sono devianti. Altro punto: attenzione perché sovente dietro questo genere di satira sociale feroce si nasconde un moralista laico. Di più: la strip, per quanto paradossale possa sembrare, può risultare irritante proprio per la puntigliosa morale.




"La vie en rose" del brasiliano Adão Iturrusgarai è una striscia (quadrinhos le chiamano) dall'anima latina. Nello stile, temi e disegni ricorda molto certe produzioni italiane (ad esempio, ma se ne potrebbero fare cento altri, Bruno Olivieri o Davide Calì in particolare nelle strisce su Linus). Si segue bene anche in portoghese, una lingua divertente. Maliziosa e scostumata "La vie en rose", ama - in senso metaforico - mostrare le dita nel naso e anche le caccole alternando stupidaggini ed eccessi a riflessioni di vita comune. Vi rinviamo al blog dell'autore per un giro più approfondito.


"Read meat" (carne rossa) di Max Cannon è una strip dal disegno e dall'umore cupi e neri. Alcuni personaggi nel tratto realistico sembrano ripresi dai vecchi album di comics USA, solo più ingessati (da un quadretto all'altro non si muovono). Ma l'autore non esita a mischiare elementi surreali, con una predilezione per quelli tetri. Le tribù dei dark italiani conoscendolo ne farebbero un mito. I personaggi hanno tutti personalità anormali: padri rivestiti di latex, lattai sadici, clown in decomposizione, strani esseri interdimensionali e incontinenti, robot vomitanti. Come le altre della pagina dell'internazionale la strip spesso gioca pesante sulla provocazione, la voglia di scandalizzare e, ovvia conseguenza, a parte il web viaggia solo sulla carta di riviste alternative, giornaletti dei college e distribuzioni indipendenti. Il sito ufficiale ha un'estetica da macelleria tra il macabro e l'allegro e contiene un vastissimo archivio. Sin ora sono state pubblicate tre raccolte su carta, reperibili su amazon.



"Vidabesta" di Galvão è la più surreale del gruppo sia per il disegno che per i temi. Lo stile di questo autore brasiliano è una fuga netta dal realismo come si può notare anche nel portfolio di illustrazioni. Per vedere altre strisce niente di meglio che un giro sul sito di Vidabesta. L'autore cura anche un altro blog dedicato alla sola scrittura dove ama giocare con la lirica delle parole.




Internazionale da sempre regala ampio spazio all'illustrazione e alle vignette politiche oltre che al fumetto sotto forma di striscia. Spesso gli articoli sono accompagnati da disegni di autori dal grande talento come Anna Keen, Lorenzo Mattotti e tanti altri. Sono state pubblicate intere serie di fumetti come nel caso del diario a strisce del viaggio in America di Marjane Satrapi, la nota autrice di Persepolis.


L'italiano Gipi, autore di graphic novel pubblicate dalla Coconino, trova spazio con una striscia anomala, tutta in verticale (vedi a sinistra), una finestrella cattivissima - poteva essere diversamente? - di satira sociale. Sono tavole che hanno origine dal suo filone di storie disegnate "male", come Gipi racconta in una intervista su Neurocomix, risalgono e sono proprio un ritorno alla sua prima fase di fumettista (secondo una bella e spassosa favola le prime bozze furono ripescate appallottolate da un cestino della redazione). A suo tempo furono infatti pubblicate su Cuore con un ancora più scarno bianco e nero (ma date un occhio anche questi esempi tratti dal blog Baci dalla provincia).




Che dire? Inchino, tanto di cappello e complimenti a questo modo di intendere il giornalismo. Siamo felici quando vediamo strisce, vignette e illustrazioni uscire dall'emarginazione e convivere con l'informazione di qualità.
























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martedì, gennaio 22, 2008

 

Inkspinster



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lunedì, gennaio 21, 2008

 

Ludwig - La striscia del lunedì


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venerdì, gennaio 18, 2008

 

Strisce in vendita dal museo Balloons

strip originali in vendita su Balloons


Apre una nuova sezione di Balloons Il Piccolo Museo delle Comic Strip dedicata alla vendita degli originali. Era uno dei propositi iniziali di questo blog, fare un po' di commercio con gli appassionati. Trovate le strip in offerta con tutte le indicazioni essenziali delle caratteristiche in questa pagina (ma il link c'è anche con un piccolo banner nel menù a sinistra). Sotto una delle tavole in vendita, una preziosa Tumbleweeds (visto che nei giorni scorsi ne stavamo parlando) domenicale del 1978.


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mercoledì, gennaio 16, 2008

 

Ollie and Quentin di Piers Baker

[Articolo a cura di Cius]


All'inizio dell'anno è di buon auspicio scoprire qualcosa di nuovo.
Sarà d'accordo con questa affermazione anche Piers Baker, autore di "Ollie and Quentin", una nuovissima strip appena aggiunta alle stelle del firmamento dei syndicate statunitensi. Ne parlano i giornali ma ne esprime gioia anche l'autore
sul suo blog, dicendosi incredulo di condividere le pagine con quelli che da sempre sono i suoi idoli.




La striscia è di quelle dal tratto pulito, lineare, figlia dello stile informatico ed essenziale - ma affatto banale - tanto in voga in questo periodo. Una volta i cartoonist venivano fotografati prevalentemente al tavolo da disegno con carta e penne tutt'attorno. Ora le scrivanie seguono la tendenza: tavolette grafiche monitor e tastiera.

La storia, o meglio l'inizio della storia, è quasi da "c'era una volta" e racconta di un verme di mare, Quentin, che decide di lasciare il suo "noioso, freddo e umido buco nella sabbia per andare in un vicino villaggio di pescatori". Destino vuole che il primo incontro sia con un gabbiano, Ollie, che invece di mangiarselo come vorrebbe la tradizione se lo porta a casa (o meglio nella casa di Nobby, un artista, scultore, che involontariamente lo ospita) e diventa suo amico. Niente di più essenziale, immediato e fantasioso. Ma dimenticate subito - se vi è venuto in mente - la Gabbianella e il Gatto. Tutto un altro mondo. Baker da questo preludio crea, striscia dopo striscia, un racconto che a modo suo ha dell'originale, amplificato com'è dalla potenza delle vignette di una strip.





Il verme Quentin è la vera star del duo comico. Si lascia schiacciare, arrotolare, prende l'iniziativa e cede la palla della battuta alla spalla Ollie in più di una occasione. I due vivono avventure particolari, ridicole, spesso surreali e nel loro stralunato mondo non fanno altro che enfatizzare la stranezza (e la bellezza) della loro amicizia. Vivono principalmente di gag al di fuori del loro ambiente naturale riscoprendo un po' di filosofia spicciola solo quando dal villaggio dei pescatori si avvicinano alla spiaggia e al mare.




Il contorno dei personaggi principali, oltre al già citato Nobby (un umano, in una strip di animali con un ruolo prettamente secondario) si completa con Evil Mrs.Cadaver la vicina di casa, un pesce di nome Fish e la guardia del corpo di Quentin, Rex, una pianta carnivora.
Il blog di Baker è un buon punto di partenza per farsi un'idea, pieno com'è di strisce, senza dimenticare di visitare il sito ufficiale di Ollie e Quentin con tanto altro materiale online.




Piers Baker, inglese d'origine, come molti, ha capito fin da piccolo di trovarsi bene tra linee e colori, diventando prima grafico per la pubblicità e poi, nel 2000, cartoonist a tutti gli effetti. È stato illustratore di successo di libri per l'infanzia fino ad approdare, dopo il successo ottenuto negli anni in patria, il 7 gennaio 2008 con Ollie e Quentin sui giornali d'oltre oceano distribuito dalla King Features. Vive e lavora a Guildford, vicino Londra.

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martedì, gennaio 15, 2008

 

Inkspinster



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lunedì, gennaio 14, 2008

 

Ludwig - La striscia del lunedì


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venerdì, gennaio 11, 2008

 

L'amico immaginario

Piccola ripresa dell'argomentare sulla strip Barnaby. Ne abbiamo parlato in alcuni post precedenti. Poi mi è capitato un incrocio singolare.
Sono riuscito a trovare in quella grande soffitta web delle cose antiche che è Ebay il secondo Oscar dal titolo "Barnaby e Mr. O'Malley". Vale la pena, se siete appassionati del fumetto di Crockett Johnson scoverete prima o poi qualcuno che lo offre svuotando cassapanche e librerie. Qualche tempo dopo mi capita sotto gli occhi un articolo de La Repubblica (sezione R2 La Scienza, 19/12/2007) dal titolo "
Che gioco da grandi avere un amico immaginario". Uno studio scientifico ci ricorda qualcosa che già sapevamo: due terzi dei bambini hanno un compagno proveniente dal mondo delle fantasie. A volte invisibile, altre incarnato in un peluche. Ne avrò avuto, ne avrete avuto anche voi, due o tre almeno nel corso degli anni. Un'ombra con cui confidarsi, o prendersela o sognare l'impossibile.
Gli psicologi tranquillizzano, spiega l'articolista, tutto normale. Il merito di queste ricerche non è tanto la scoperta dell'acqua bollente (leggendo pensavo: anche gli adulti, a osservare bene, hanno un'amica o un amico immaginario, spesso un amore, una fidanzata, il guaio magari è che proiettano male o con conseguenze nefaste questa visione nelle loro relazioni terrestri). Il punto fondamentale è che davvero fa parte della nostra evoluzione e del nostro modo di essere convivere con un universo fantastico.
Lo avevamo sottolineato nel caso di Barnaby: non è un mondo a parte, è realtà anche quella e si interseca con ciò che definiamo o delimitiamo come mondo vero. L'articolo di Repubblica non ricorda il fato padrino O'Malley ma cita giustamente Calvin & Hobbes, striscia più popolare e apprezzata più dai grandi, e le fantasie di Snoopy (questo per rimanere nel mondo delle strip, ma i riferimenti si estendono ai cartoon con Winnie the Pooh e vari personaggi Disney).
Il bello delle comic strip è ricreare per gli adulti (oltre che ovviamente per i piccoli) questo mondo parallelo, ricordarcelo ogni giorno senza ricerche scientifiche, attivare la nostra sospensione della incredulità con ironia, filosofeggiando sugli aspetti della vita. Quando un autore è bravo nell'innescare questi meccanismi i suoi personaggi prendono vita, con pochi tratti. Di più, entrano nelle nostre vite: ci suggeriscono modi di interpretare, di vedere, di ridere. E se hanno questo peso di amici, se arrivano a condizionarci così tanto, alla fine non sono un pezzo di realtà anche loro?

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mercoledì, gennaio 09, 2008

 

Narice rossa di Gordon Bess (errata corrige)

(questo post è un mea culpa o, se volete, un errata corrige, scritto a due mani con l'esploratore dei fumetti Umberto Randoli, e come si usa dire, ci mettiamo la faccia)



Parlando di Redeye di Gordon Bess abbiamo detto che, per quel sapevamo, non era mai arrivata tradotta dalle nostre parti. A dire il vero il post su Redeye è nato velocemente, un po' buttato li, per contrapposizione a quello sulla scomparsa di Colt. Dopo qualche minuto dal caricamento del post è arrivata la correzione di Umberto, dettagliata (è il bello di avere una squadra di esperti).
Sbagliato, è incredibile in quante e in quali diverse forme le strisce arrivano in Italia. In questo caso poi c'è un aspetto davvero curioso, quasi stupefacente.


Redeye arrivò infatti innanzitutto su Off Side, antica e gloriosa rivista, sin dai primi numeri. E qui viene il bello, non si limitarono a cambiare il titolo da Occhio Rosso (appunto Redeye nella versione originale inglese) a Narice Rossa, ma per dare un seguito al mutamento (chissà perché mai) aggiunsero una colorazione rossa al naso del grande e corpulento capo indiano.




Per farci perdonare ecco un'abbondante razione di questa assurda versione (sopra due pagine di giornaliere e sotto due di domenicali, tratte rispettivamente dai numeri 6 e 1 di Off Side).
La storia di Redeye nelle nostre pagine non finisce qua, come ha già segnalato un attento commentatore (complimenti Wally West). Infatti la striscia arriva anche sul diario del Corriere dei ragazzi e, ancora una volta, cambia il nome della serie. Diventa "La tribù terribile" (viene da chiedersi cosa mai avesse "occhio rosso" di insopportabile per i nostri editori). Secondo Umberto stranamente quest'ultimo titolo suona uguale a quello della versione francese e sarebbe ipotizzabile che la stessa strip sia arrivata in Italia con due canali diversi di distribuzione. Molte tavole del Corriere infatti provenivano dalla Francia. E forse non abbiamo detto ancora tutto sui misteri di questa strip.



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martedì, gennaio 08, 2008

 

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lunedì, gennaio 07, 2008

 

Ludwig - La striscia del lunedì


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venerdì, gennaio 04, 2008

 

Redeye di Gordon Bess

Visto che ci siamo, con una certa malizia enciclopedica, vi mostriamo come certi soggetti si contagino nella scena delle comic strip. Nata nel 1967, Redeye di Gordon Bess (1929 - 1989), mai tradotta dalle nostre parti per quel che sappiamo, aveva un ambientazione molto simile a quella costruita da Tom K. Ryan in Tumbleweeds. Con qualche differenza: la prospettiva in questo caso era più dalla parte dei nativi, più realistica nei dettagli, vista anche la conoscenza di prima mano dell'autore che aveva trascorso gran parte della sua vita nei territori dello Utah e nel Idaho. Ma la tribù guidata dal capo Redeye, decisamente goffo e sovrappeso, era ugualmente composta da inetti indiani.
Questa serie continua ancora oggi, anche se Bess già dal 1988 per ragioni di salute passò la mano ad altri autori. Non ha mai goduto di grandi numeri di diffusione nella rete del syndicate, pur raggiungendo al suo punto di vertice un centinaio di quotidiani.



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giovedì, gennaio 03, 2008

 

La chiusura di Colt di Tom K. Ryan

C'è un certo gusto gregoriano nel chiudere o iniziare qualcosa con l'arrivo di un nuovo anno. Eppure i calendari sono una pura convenzione, un alieno stenterebbe a capire tutti quei botti. Anche nel mondo delle comic strip capita che qualcuno colga la scadenza per dire basta. Chiude la serie Tumbleweeds di Tom K. Ryan.
Conosciuta in Italia come Colt (uno di quei casi dove modificare titolo originale serve: tumbleweed, parola difficile da far suonare nel bocche italiane, è l'erba spostata dal vento nelle praterie nordamericane) è stata pubblicata dalle nostre parti su Eureka tra gli anni '70 e '80. Nata nel 1965, sfruttava una certa passione popolare per le ambientazioni western, ovviamente giocandoci con la parodia. Un assortito e vasto cast di indiani, cowboy, fuorilegge e sceriffi da farsa scambiava battute terribili alternandole con gag da torte in faccia. Una striscia simpatica anche se non dotata di un umorismo travolgente. Buon disegno, stile caricaturale "big foot", semplice, ha incontrato i gusti di molti lettori. Fece anche scuola: Jim Davis, l'autore di Garfield, lavorò per nove anni come assistente di Ryan prima di lanciare la sua strip.
Tom K. Ryan ormai va per gli 82, era tempo di accompagnare le sue tavole nella grande arca dei fumetti.
(sotto una tavola domenicale, sopra una giornaliera)



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mercoledì, gennaio 02, 2008

 

La scomparsa di Skiaffino

(articolo a cura di Umberto Randoli)




Vorremmo tutti che nel giorno di Natale ci fossero solo buone notizie. Pace e felicità per tutti. La realtà purtroppo non segue i nostri voleri.
Leggendo
il blog di Luca Boschi siamo venuti a sapere che, proprio in questa ricorrenza, è scomparso Gualtiero Schiaffino, conosciuto anche come Skiaffino, la firma che appariva sulle sue tavole.
Autore di vignette satiriche e di strip, giornalista, editore. E tante altre cose.

Nato a Camogli (GE) il 27 aprile del1943 iniziò come disegnatore satirico sulle pagine dell'Unità nel 1967. Nel 1970 crea la strip Santincielo (sopra un originale).
Nel 1975 cura "La Bancarella", inserto settimanale di narrativa, fumetto d'avventura e fantascienza del quotidiano Il Lavoro. Da quelle pagine in seguito nascerà l'omonima rivista.
Nel 1982 fonda la sua casa editrice, la Feguagiskia's Studios (acronimo del suo nome e di quello di Ferruccio Giromini) con sede a Genova. Particolare perché a parte riviste e libri era specializzata nei prodotti editoriali finalizzati ad eventi di comunicazione. Tra i periodici pubblicati "
Andersen", rivista dedicata alla letteratura per l'infanzia e i ragazzi, e "Il Golfo", mensile di informazione, attualità e cultura della riviera di levante.


Un vulcano di idee instancabile, attivissimo. Impegnato politicamente ma ha anche inventato partiti politici. Fondatore della Federazione Italiana CicloTappo (sarei curioso di sapere quanti ci giocavano… io ero uno di quelli) Organizzatore di mostre, ha ideato e fondato il premio Andersen dedicato ai migliori libri italiani per ragazzi e ai loro autori, illustratori, editori. Per una biografia più completa vi rimandiamo alla commemorazione sulla pagina on line del Secolo XIX e a un articolo sulla creatività su mentelocale.it.





La striscia "Santincielo" nasce nel 1970 e vince il concorso del Paese Sera. Un paio di anni dopo verrà pubblicata con regolarità sulle pagine del quotidiano romano. Trovò spazio anche su Urania ed Eureka (sopra e sotto due pagine da questo mensile) e riuscì anche a varcare i confini nazionali.




I personaggi della sua strip sono i beati con tanto di aureola e nuvoletta sotto i piedi, però non si tratta delle grandi figure storiche. Sono santi qualunque, gente comune che salendo in cielo ha portato appresso molti difetti terreni e una gran voglia di scherzare.




Il disegno è essenziale ma efficace. Stilizzato al massimo. L'unica cosa che si concede è un uso, a volte eccessivo, dei retini. In compenso le battute sono divertenti, le idee argute e fulminanti.




Esistono diverse, ma ormai introvabili raccolte in volume. Per la Casa editrice Dardo "La presa per il culto" (1975) e "Lei non sa chi sono Dio" (1976). Solo i titoli oggi scatenerebbero le ire dei benpensanti. Ricordo anche un libro il cui titolo dovrebbe essere "I Salmi finiscono in gloria, le lepri finiscono in salmì" (ma non ne sono certo).
Esiste anche uno spin-off della serie. Ai santi contrappose la serie dei Diavoli pubblicata sulle pagine di Segretissimo.





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