mercoledì, gennaio 31, 2007

 

I fumetti allegati ai quotidiani (L’Enciclopedia delle strisce)

La lettura del giornale resiste e si tramanda come tradizione e abitudine da una generazione a un'altra, ma un declino lento è quasi inevitabile. Gli editori da noi lo hanno attenuato e anzi hanno realizzato grandi profitti con quel grande fenomeno degli allegati: libri, enciclopedie, guide, corsi, film, cd.
Iniziò Veltroni nel 1994 con un colpo di genio magistrale e nostalgico: la riproduzione degli album storici con le figurine dei calciatori. Da allora si è fatto un discreto abuso di un vasto assortimento di carabattole editoriali drogando però così il mercato: spesso si compra il quotidiano per l'allegato a basso costo, per poi buttarlo via. L'eccesso di offerta sta poi ubriacando i lettori. E si sta arrivando al punto che non si sa più cosa mai inventare. Tra il non riciclato rimane il manuale per l'allevamento del mastino dei Pirenei e l'enciclopedia del cucito curata dalle suore Orsoline. La crisi di saturazione è prossima.

Anche i fumetti hanno contribuito alla invasione delle edicole. Con un grande successo iniziale: la prima serie de "I classici del fumetto di Repubblica", partita con Corto Maltese, ha avuto tirature impensabili per questo genere in Italia, sull'ordine delle centinaia di migliaia di copie.
Le strisce hanno avuto la loro piccola parte. Alcune erano già comparse nella prima raccolta dei classici. Poi hanno avuto una serie di volumi dedicata,
un'edizione speciale per La Repubblica realizzata in collaborazione con Panini Comics, "L'enciclopedia delle strisce". Titolo tra l'ironico e il pretenzioso. La raccolta, distribuita nelle edicole nella prima metà del 2006 e curata dal bravo Luca Raffaelli, presentava una panoramica senza precedenti. Oltre 50 licenze, più di 10.000 strisce.
Con un prezzo fantastico - bastava aggiungere 7,90 euro (ma molti edicolanti la mollavano anche senza prendere il quotidiano) - per la qualità dei volumi cartonati e la generosa quantità e varietà di strip. Peanuts, Calvin & Hobbes, Mafalda, Andy Capp, Garfield, Doonesbury, Pogo, Boondocks, Bloom County, Bibi e Bibo e tantissime altre. Ogni libro, 290 pagine in un simpatico formato rettangolare, conteneva una puntata della storia della storia del fumetto e le sintetiche biografie degli autori.
Nonostante tutto questo l'opera però aveva un forte carattere di raccolta, tutt'altro che enciclopedica. Un ammasso di strisce, una selezione abbastanza arbitraria e discutibile che ha tagliato fuori molte serie famose e di gran valore: niente B.C., Wizard of Id, Krazy Kat, Monty, Arcibaldo e Petronilla, mentre è apparsa una striscia decisamente minore e bruttina come "L'ultima burba", non certo il miglior prodotto di Leo Ortolani. Quanto agli italiani sembra essersi fermata a vent'anni fa: compaiono l'ottima "Il laureato" di Novelli, "Nilus degli Origone, Sturmtruppen di Bonvi e il solito Lupo Alberto di Silver.
Non ci si può certo pentire di averla acquistata ma rimane l'impressione di qualcosa di frettoloso, messo insieme con quello che la Panini aveva in casa, senza una grande anima come opera. Pensiero confermato dalla discutibile catalogazione in dieci volumi secondo temi simpatici ma un po' puerili: bambini, storia, politica, sport, animali e così via.
Arrivata poi in un momento di grande inflazione di riedizione di fumetti offerti in allegato ai giornali non è stata, dalle notizie che sono circolate, un gran successo editoriale. Un vero peccato: è andata persa quella che poteva essere una buona occasione per avvicinare il grande pubblico al mondo delle strisce.

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martedì, gennaio 30, 2007

 

INKSPINSTER - una striscina ogni martedì


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venerdì, gennaio 26, 2007

 

La pagina delle comic strip (1)

Il piacere dell'inserto domenicale dei fumetti è sconosciuto al lettore italiano. È un supplemento coloratissimo e vivace, molto conteso all'arrivo del giornale in famiglia. Non è una semplice sezione dare in pasto ai ragazzini per farli stare buoni. Ognuno all'interno della famiglia ha le sue strip preferite come diverso è il target di ognuna.
Già questa idea ci suona un po' marziana. L'immagine dei quotidiani in
Italia, specie tra le nuove generazioni, varia dal tetro al serioso. Con qualche sfumatura tra il palloso e il doveroso per chi ritiene che quelle pagine debbano essere prese in mano per tenersi aggiornati. I grandi fogli della stampa quotidiana sono un rito del papà, del capofamiglia. Ci manca la pipa, la poltrona e il cliché è servito. Peccato solo che i figli, quelle generazioni sempre meno attirate dal giornale un giorno, nemmeno tanto lontano, saranno anche loro dei genitori, acquirenti di un giornale.

Dalle nostre parti i quotidiani non sono molto popolari. Ci sarà pure una ragione anche per i dati di lettura e diffusione dei quotidiani nel nostro paese,
così diversi dal resto del mondo occidentale. Giusto qualche confronto: su 1000 abitanti adulti le copie vendute da noi sono circa 150, contro le 270 di nazioni come Stati Uniti e Regno Unito.
Non vogliamo certo dire che la differenza sia data solo dalla pagina delle comic strip. Sicuro è invece il fatto che i nostri quotidiani non sappiano essere universali, un prodotto di intrattenimento e cultura per tutta la famiglia. Troppe peso dato alle scaramucce politiche per poi passare a sezioni di intrattenimento che saltano da una cultura alta ( o pseudo-alta) al gossip più volgare per finire tra cruciverba e oroscopi come se fossimo un popolo di enigmisti e tribali creduloni. Ma forse è davvero così.
Tra gli aspetti più gravi il fatto poi che gran parte della stampa italiana è
sorretta da sussidi statali e quindi sostanzialmente si disinteressa dei lettori e del mercato. Sopravvive con giochi autoreferenziali tra giornalisti e sta più attenta agli sponsor politici.
Vi abbiamo raccontato in più post precedenti come l'ostracismo al fumetto derivi da un colossale pregiudizio culturale che ha profonde radici storiche. Per completare aggiungeteci questo triste quadro della stampa italiana. Ed è un peccato perché, come vi diremo nei prossimi interventi, il teatro naturale delle strip è sui giornali e la chiave per un fumetto popolare sta tutta qui.



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giovedì, gennaio 25, 2007

 

I fumetti della domenica (Sunday Comics)

La domenica in molti paesi i giornali sono più gonfi. Gli editori sanno che i lettori sono più rilassati e hanno più tempo. In molti quotidiani è il giorno dei "comics", il grande inserto di quattro o più fogli dove appaiono a colori e in un formato decisamente più ampio i fumetti che durante la settimana erano inscatolati nella forma classica della striscia.
Non molti sanno che il formato "sunday comic" è stato il brodo primordiale del fumetto moderno, il big bang dell'arte sequenziale di disegni e testi. Il primo personaggio, il mitico
Yellow Kid , apparve, con le nuvolette per le parole, ma ancora senza ripartizione in quadretti, in tavole dello spazio di mezza pagina del giornale. Le strisce sono arrivate dopo.
È anche il formato prediletto da molti autori perché permette una grande creatività. A volte solo sceneggiando in modo più articolato la storia:
B.C. e Beetle Bailey, per fare due esempi, sono grandi modelli con meccanismi di comicità ad orologeria, piccole trame esplosive che lievitano da incastri spassosi. Altre volte invece sfruttando l'area più ampia si sperimentano ardite soluzioni narrative piegando l'impaginazione e il disegno a bizzarre e insolite sequenze di tempo e spazio. Il grande Herriman con la geniale strip Krazy Kat, e poi dopo il Calvin & Hobbes di Watterson e oggi soprattutto Zits di Scott e Borgman e Mutts di Mc Donnell hanno usato lo spazio domenicale come terreno preferito per tavole sorprendenti e spettacolari. Per alcuni poi, come nel caso di Bloom County di Berkeley Breathed ritornato ora solo in questo formato, questo è diventato l'unico spazio dove superare le frustrazioni e limitazioni date dalla classica striscia.


(estratto da un articolo scritto per Ink, numero 34 marzo 2005, periodico di opinioni, fumetti, interviste e recensioni curato dall'inesauribile appassionato Paolo Telloli)

[L'immagine in alto a sinistra è tratta da Family Circus di Bil Keane, tipico fumetto per famiglia molto popolare negli USA.
Al centro una pagina domenicale d'epoca: siamo nel 1907, la strip è The Newlyweds del celebre Geo McManus]

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mercoledì, gennaio 24, 2007

 

A volte tornano come cartoon


Mafalda è tornata sotto forma di cartoon al Future Film Festival di Bologna
in un omaggio a Quino. I cortometraggi nuovi sono stati realizzati da un maestro dell'animazione, il cubano Juan Padròn.


Ci segnala un lettore che anche i Boondocks di Aaron McGrunder, una serie ben conosciuta dai lettori di Linus, sbarcano sotto forma di cartoon sugli schermi di MTV.

La brutta notizia però è che la strip con il 2007 sparisce definitivamente dai quotidiani americani. Dopo mille polemiche l'autore aveva deciso a metà del 2006 di sospendere per un lungo periodo sabbatico. Spesso osteggiato per i temi politici e per la terribile autoironia con cui tratta gli stessi protagonisti afroamericani, McGrunder era andato in cerca di guai ancora più grandi dopo l'undici settembre criticando ferocemente l'azione guerrafondaia del governo Bush. Sparito il vecchio sito (ora
http://www.boondocks.net/ indirizza ad un nuovo sito sotto marchio Sony) , abbandonata dai syndicate, la banda dei Boondocks resuscita sotto forma di cartoon, sempre allegra, sarcastica e cattivissima nella contestazione. Il cartoon come mezzo è considerato più emarginato e meno offensivo per l'americano medio delle diffuse pagine dei giornali.

In generale non amiamo troppo queste versioni adattate allo schermo delle strip. Il fascino originario spesso sparisce del tutto e i temi risultano banalizzati. Terribilmente deludenti erano stati i Peanuts. In TV le storie diventavano molto infantili e i personaggi perdevano tutte le loro caratteristiche. Non molto meglio ci sembra andare per i Boondocks stando a quello che abbiamo visto nei brevi trailer in rete.


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martedì, gennaio 23, 2007

 

INKSPINSTER - una striscina ogni martedì


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sabato, gennaio 20, 2007

 

Come nasce una striscia (12) - Eriadan

Prosegue con Eriadan la serie dedicata al dietro le quinte delle comic strip. Un disguido postale dell'era di Internet, una casella mail abbandonata senza dir niente perché affogata dallo spam, e il distrattissimo Paolo Aldighieri arriva solo ora. Eriadan è un piccolo fenomeno, oggetto di un culto incondizionato nella rete. La striscia apparve la prima volta su un weblog di Splinder l'undici dicembre del 2003. Nessuno in Italia pensava in quel tempo a un diario-blog tutto a fumetti. Da allora le centinaia di lettori sono diventate migliaia, sono arrivate quattro raccolte, un sito-blog ufficiale http://www.eriadan.it/ e il tratto di Paolo si è raffinato ancor più (anche se confessiamo una grande simpatia per il disegno un po' più ruvido delle prime strisce). Ci onoriamo, assieme a Antonio Sofi che cominciò con un post su Webgol, di essere stati tra i primi a parlarne dedicandogli una scheda sui Ragnacci.

Eppure tutto nacque un po' per caso e lo stesso Paolo all'inizio non immaginava tutto questo. In uno scambio di idee prima della recensione ci raccontò:
"Amo disegnare e penso questo traspaia. Le strip sono comode. Inutile dire che a me piacerebbe disegnare fumetti. Storie lunghe, magari d'avventura. Ho in mente un sacco di vicende che vorrei sceneggiare e poi concretizzare. Il tempo, però , ahimè è tiranno e per tale motivo le band dessinée sono un buon compromesso per conciliare la scarsità di tempo con la possibilità di essere creativi e tenermi allenato nel disegno."
Il ripiego, la voglia e il piacere di disegnare, il talento si sono trasformati in una dipendenza verso la strip, per lui e per i suoi affezionatissimi lettori che ogni giorno lo vanno a cercare. Forse Paolo oggi vede diversamente il genere "striscia". Ma questo è un po' il destino delle comic strip. Nascono per caso.

Gli cediamo con piacere la parola.


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Lo spunto avviene in qualsiasi momento della giornata. E' come avere una parte del cervello sempre accesa a rileggere quel che succede in chiave fantasiosa e metaforica. Questo tipo di gioco lo faccio da sempre, anche da prima di disegnare strip. Magari è una frase che dico, o un commento che sento, cerco da subito di immaginare come lo disegnerei. Ovviamente la traduzione di un idea in strip passa attraverso varie possibilità tra cui scelgo quella che più mi convince o che meglio, come immagine o situazione, riesce a descrivere il pensiero che ho in mente.

Dal momento in cui viene l'idea la fisso in vari modi: se sono sul lavoro mi mando una mail con su scritto "spunto", se sono in giro registro un memo vocale sul cellulare (memo che la metà delle volte risulta poi indecifrabile ma vabeh :) ) e se sono a casa me l'appunto su un foglio con uno schizzo o una frase.

Di solito non realizzo mai la sceneggiatura e quando disegno lo faccio di botto che tanto il santo PC poi mi aiuta. Non ho una striscia originale disegnata fatta e finita sul foglio. Molto spesso, per ottimizzare gli spazi, incastro i disegni e poi, photoshop alla mano, li ritaglio e gli assemblo. Il disegno consta in due step, la costruzione dei personaggi a matita leggera leggera e poi un ripasso, sempre con la stessa matita, ma calcando la mano: una specie di chinatura con la fortuna di poter tornarci sopra colla gomma quando sbaglio. La micromina è una 2H e il foglio rigorosamente fabriano F4 liscio.

Dopo la scansione in scala di grigi si passa alla fase di editing, un montaggio molto simile, penso, a quello che si fa nei film. In questa fase l'idea base della striscia può anche venire ampiamente rivoluzionata. Quello che cerco di fare, solitamente, e di vedere cosa posso togliere e limare per rendere più limpida la comprensione di quello che voglio esprimere. I disegni vengono arrangiati in sequenza e, dove serve, copio ed incollo parti di disegno (sopratutto elementi scenici come monitor di PC). Vengono poi aggiunte le gabbie e le matite vengono fatte risaltare con opportuni contrasti di livello. Appena questo lavoro è finito scrivo i testi dove dovrebbero andare e siccome, il più delle volte, non ci stanno dove li ho pensati, riduco le frasi
e cerco di stringare al massimo il periodo perché risistemare la gabbia e il disegno sotto è una cosa che trovo odiosa :). Appena i testi sono pronti ci disegno attorno i balloon e, per finire, grazie all'ausilio della
tavoletta grafica, passo con dei grigi scuri sul disegno per dare l'effetto acquerello e introduco dei gradienti bianco-nero per equilibrare graficamente la striscia. Fatto questo la salvo, la carico sul sito e fuggo a letto. Va detto, però, che ogni striscia, alla fine, ha una storia a se stante. In fase di realizzazione mi succede spesso che mi sembra manchi qualche cosa che focalizzi l'attenzione. Per questo, quindi, a volte introduco il colore, altre volte, guardando i balloon, mi viene in mente di modificarli per vedere di riuscire a renderli più funzionali a dare il messaggio. Altre volte mi verrebbe d'aggiungere una animazione funzionale alla strip ma poi mi rendo conto che non so usare il flash e che animare col photoshop è un lavoraccio odioso.
Passo finale il salvataggio, il caricamento della pagina web e poi a dormire.


Ecco qui tre step del making off della striscia del 19 gennaio. La prima sono solo le matite acquisite in scala di grigi.



L'idea era di immaginare il mio Prospero come un mago capace di fare incantesimi e fargli lo sguardo che scioglie. Ovviamente la striscia m'è venuta in mente quando lo stavo guardando le prime volte e vedevo quei suoi due occhioni enormi e luccicosi che mi facevano "sbrodolare". In testa avevo l'idea ancora non ben definita e pensavo di mettere i testi in un altra maniera ma, rileggendo la striscia, mi rendevo conto che c'era qualche cosa, nel flusso, che non andava. Se, nella seconda vignetta, infatti, prospero diceva "sguardo
che scioglie" e poi si vedeva me intero e solo nella vignetta successiva la macchia "Paolesca" per terra la vignetta risultava con un ritmo pessimo e poco comprensibile. Per questo, in fase di lavorazione ho riflettuto la seconda e la terza vignetta in quanto rendeva meglio il susseguirsi degli eventi: 1) io che mi avvicino; 2) il gatto che fa l'incantesimo 3) io sciolto che dico "che amorino" 4) il gatto sorpreso per la forza del suo potere.



Come era pensato all'inizio il disegno di questo schema non era proprio fattibile. La fase finale poi sono solo le colorazioni, l'aggiunta dei balloon e il fondo grigiolino perché la striscia mi pareva un po' vuota. Il rettangolo grigio, infatti, mi serviva per bilanciare la macchia colorata di Prospero sulla sinistra. Non credo fosse necessaria ma mi gustava di più in questo modo l'equilibrio della striscia.



Ecco, qualche cosa di analogo succede su tutte le strisce.


Eriadan


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venerdì, gennaio 19, 2007

 

Little Nemo in Slumberland: So Many Splendid Sundays!


Premessa: le raccolte di Little Nemo devono necessariamente essere grandi. È una comic strip che ha bisogno di carta e spazio e possibilmente con una buona resa grafica dei colori. Nelle versioni originali usciva solo come pagina domenicale piena su un foglio immenso di quotidiano. Se avete visto qualche frammento riportato qui e la in libri o riviste italiani dimenticatelo.
Il libro dei libri allora è questo: Little Nemo in Slumberland: So Many Splendid Sundays!, edited by Peter Maresca. La più maestosa e spettacolare raccolta che potete immaginare, un librone alto più di mezzo metro (52 centimetri circa) e largo una quarantina di centimetri. Non ve lo porterete mai in giro. Servono due braccia possenti per leggerlo in poltrona, a letto si guarda solo a pancia in giù e non c'è scaffale che lo contenga. Le meraviglie di questo gioiello non finiscono con le dimensioni. Uscito nella prima edizione nel 2005 in occasione del centenario, è la realizzazione di un sogno di Peter Maresca: la resa grafica dei colori originali, recuperata con l'aiuto dei mezzi informatici attuali, è sontuosa. Raccolta magnifica ma ovviamente non completa: sono riprodotte 110 pagine scelte tra quelle più belle e famose.
Non esiste una versione italiana. Il momento per acquistare è davvero di quelli buoni. Nella
vetrina di amazon si trovano copie a partire da 80 dollari (61 euro al favorevole cambio attuale) Noi l'abbiamo preso a 120 (prezzo di listino della seconda edizione, sigh). In alcune fumetterie italiane si trova a 130 euro. Ha avuto nei mesi scorsi anche quotazioni intorno ai 400 dollari, quando ancora non era uscita la seconda edizione.


Un buon acquisto alla portata anche delle tasche più povere è Little Nemo in the Palace of Ice and Further Adventures. Si porta via con 10 dollari e consente un primo ingresso nel mondo di Slumberland con 31 strip.
La qualità non è malvagia.
Digitando poi Little Nemo su Amazon trovate poi le raccolte per annate, tutte con prezzi superiori a quelli di copertina: Sono tutte edizioni fuori catalogo che alcuni grossisti americani hanno ancora in magazzino.

In Italia sono usciti tre albi edizioni Lo Vecchio nel lontano 1984 ma, oltre a essere ormai introvabili, hanno quotazioni da collezionisti che decisamente sopravvalutano la qualità delle riproduzioni.

Per un assaggio da web di alcune tra le più celebri tavole vi suggeriamo
questa pagina su coconino-world, giusto per ammirare l'insieme delle grandi strip perchè ovviamente lo schermo non consente una riproduzione leggibile.

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giovedì, gennaio 18, 2007

 

Little Nemo: 1905 – 2005



“È incredibile!…Tanta gente, generalmente colta, non ha mai nemmeno sentito parlare di Winsor McCay! Ma McCay ha tracciato una mappa convincente dei sogni decenni prima che qualunque “surrealista” drappeggiasse un orologio fuso su un albero! Lui capiva i fumetti…”


Il grande Art Spiegelman apre cosi (sotto forma di fumetto) la sua introduzione appassionata e ironica all’opera di Winsor McCay, contenuta in questo volume, Little Nemo: 1905 – 2005, edito da Coconino Press.
Il sottotitolo del libro è “Un secolo di sogni”. La prima apparizione delle avventure oniriche del bambino che casca sempre dal letto avvenne infatti su un supplemento domenicale del New York Herald del 1905. Little Nemo in Slumberland uscì sempre solo nella forma di sunday comic occupando tutto lo spazio del grande foglio del giornale.
Il volume contiene molti tributi dedicati sotto forma di fumetto e illustrazioni da parte di un’impressionante schieramento di cartoonist: oltre al menzionato Spiegelman, Otomo, Moebius, Mattotti, Igort, Dylan Horrocks, Chris Ware, Schuiten, Craig Thompson e David B. I tributi grafici si alternano ad alcune tavole originali tra le più celebri di Little Nemo e a una serie di brani, poesie, analisi, scritti dai migliori critici e studiosi di questo fumetto, tra i quali spicca Peter Maresca, forse lo storico più appassionato, curatore di una raccolta dal formato davvero impressionante.
Tutte le pagine dell’opera rivelano, a volte con splendidi momenti lirici, sia nei testi che nei disegni, la maestosità e complessità del lavoro di McCay e un grande amore per la sua terra dei sogni.
Il libro, se proprio vogliamo cercarlo, ha un unico difetto: sono pochine le tavole di Little Nemo mostrate, per altro riportate alla luce con una meravigliosa resa cromatica. Del resto non è una raccolta ma un omaggio, una chiave per entrare nel mondo del capolavoro di McCay. È dedicato al lettore di Little Nemo, a chi ha voglia di saperne di più. Giustamente è stata rilevata la stranezza di questa uscita quando ancora in Italia non è mai stata stampata una raccolta completa e le ultime sporadiche e parziali uscite editoriali risalgono a più di 25 anni fa. Si tratta, in realtà, della versione italiana di un libro già uscito in Francia (editore Les Impressions nouvelles), un volume di prestigio che la Coconino ha con coraggio aggiunto al proprio catalogo, pur essendo McCay molto meno conosciuto dalle nostre parti.
Un volume davvero bello, da leggere ovviamente, ma anche da possedere, da toccare e da sfogliare per l’estrema raffinatezza e cura dei dettagli. Oltre che sul sito della
Coconino Press , potete trovarlo anche nelle fumetterie e nelle migliori librerie.
A questo punto necessariamente vi servono alcune indicazioni per la materia prima, le raccolte di tavole di Little Nemo. Provvediamo nei prossimi post.

[AA.VV., Little Nemo: 1905 – 2005, Coconino Press, pagine: 104 col., € 24]

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mercoledì, gennaio 17, 2007

 

Il diario a fumetti di Kochalka


Tra i libri di strip usciti nel corso del 2006, e che come segnalazione recuperiamo ora visto che Balloons ancora non esisteva, c'è "Sketchbook diaries", il diario a fumetti di James Kochalka. Questo è il volume primo, portato in Italia da una simpatica casa editrice, la Fernandel nella Collana "Illustorie" curata da Gianluca Costantini. Negli USA, dove la serie, nata nel mondo del fumetto indipendente americano, è diventata piuttosto popolare, sono invece arrivati già alla quarta raccolta.
Va detto subito che questo volume è solo un piccolo frammento della vasta produzione di Kochalka, autore molto prolifico e, bisogna riconoscere, anche artista poliedrico. Come potrete vedere nel suo
sito ufficiale, ha anche una band che suona un rock bizzarro e che si chiama con buona ironia "James Kochalka Superstar".

Non assomiglia a Schulz e Quino, come troverete scritto sul dorso del libro. Il cercare ascendenti illustri, o comunque dei riferimenti noti, è un po' una depravazione dei recensori e compilatori delle note di copertina. Quelli citati sono antenati alla lontana con i quali condivide, assieme a tanti altri, una certa scelta minimalista. Kochalka ha in realtà uno stile tutto suo nel pasticciare le strisce. Vero è che si disegna in un modo che ricorda un po' il Felipe amico di Mafalda, aggiungendoci due orecchie da elfo. Ma lo stile di base è lontano dalla pulizia di tratto di Quino e Schulz, ricorda certi lavori dell'underground nordamericano. La stampa delle sue tavole manda in crisi il toner del nero. Passa da semplificazioni ingegnose, da ruvidezze infantili della serie "questo lo disegno anch'io" a fondali più dettagliati. Per non parlare del ritmo delle strisce, legato al raccontare giornaliero e davvero lontano dalle strip classiche.
In "Sketchbook diaries" l'autore ritaglia con disegnini e parole frammenti della propria vita quotidiana. Sentendo parlare di diario a fumetti a molti navigatori delle strip in internet verrà in mente eriadan. Ma i diari a fumetti esistevano già prima.
Nell'autunno del 1998 Kochalka decide di comprare un quadernetto per schizzi e si impone di disegnarci ogni giorno in un piccolo quadrato pescando qualcosa della propria vita. Il risultato è molto atipico e infatti volutamente abbiamo usato il termine "qualcosa". Spesso neppure si può parlare di episodi e il lettore non si aspetti la corsa verso la gag in ogni strip. Kochalka è terribilmente sincero nel raccontare anche se mischia con alcuni elementi surreali: si fa chiamare Magic Boy, anche la compagna Amy sembra un folletto, l'amico Jason è disegnato tout court come un cane (mentre il gatto Spandy è il fedele felino di casa). I ritagli di vita quotidiani sono di un realismo crudo, senza veli, orpelli e castelli, fotografati in modo molto intimo. Piatti sporchi, casini domestici, piccoli guai, estratti di vita in bagno seduti sul water, sesso giocherellone con la moglie, pensieri idioti, riflessioni casuali. È impossibile descrivere un vero diario. La vita di tutti del resto non ha una struttura narrativa e quella di Kochalka non sfugge alla regola.
All'inizio può essere decisamente spiazzante per chi è abituato ad un uso diverso del mezzo comic strip. Poi però la lettura affascina grazie anche allo stile leggero e poetico dell'autore, alla autoironia sottile e all'assenza di miele gratuito. C'è sempre qualcosa di diverso, o, più semplicemente, che pensavi non si potesse raccontare così.


Sul web potete trovare le ultime tavole, nelle quali compare anche il figlio, su americanelf.com, purtroppo dopo la prima si possono vedere a un dollaro e novantacinque (sic, come nei supermercati) al mese. Come richiesta è davvero piccola ma vi farà apprezzare di più quello che i nostri autori nostrani presentano gratuitamente.
Per farvi un'idea dello stile e della filosofia di Kochalka potete leggere un piccolo racconto dal titolo L'orribile verità sui fumetti ("The Horrible Truth about Comics", Alternative Comics, 1999, © James Kochalka), pubblicato in italiano
sul sito ULTRAZINE con il permesso dell'autore.


[James Kochalka, Sketchbook diaries, volume primo, Fernandel, Pag. 191, Euro 12,00]

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martedì, gennaio 16, 2007

 

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venerdì, gennaio 12, 2007

 

Il pregiudizio

Fumetto.
Scrivo la parola su un foglio di Word, noto programma Windows per editare i testi. Faccio clic con il tasto destro del mouse sulla parola per cercare sinonimi (è il cosiddetto Thesaurus). “Giornalino, giornaletto, cartone animato, storia banale, banalità”. Storia banale, banalità? Acchiappiamo un Sinonimi e Contrari della Zanichelli e leggiamo: “s. m.(est., spreg.) banalità”. E ci risiamo.
Via, andiamo su qualcosa di più corposo e classico, quel “banalità” non ci va proprio giù. Un bel Oli-Devoto, vocabolario rispettato, con due tomi di attributi. Significato 1: “spazio dal contorno simile a quello di una nuvoletta stilizzata, destinato a contenere le parole…ecc (sono adorabili quando blaterano e si arrampicano sui vetri per definire le cose). Dietro un rombo nero , come un segnale di tristi presagi, seguono le altre accezioni: “simbolo di banalità spec. nella letteratura e nel cinema”.
Oddio.
Che significa questo? Gli addetti ai lavori e gli appassionati se ne dimenticano spesso. Vuol dire che il pregiudizio è semantico (sia consentito anche a noi umili cultori del genere usare questo aggettivo pregevole e dotto), riguarda l’area dei significati percepiti. Il preconcetto è ben radicato nella nostra lingua. In parole povere, quando il nostro edicolante, l’insegnante, il macellaio, l’amico che non sa niente di fumetti (ne abbiamo tutti, sono più diffusi delle mosche), la fidanzata bona che abbiamo scelto per ragioni profondamente diverse dalla passione per i comics, quando tutta questa gente sente la parola fumetto ha un sottile e inconsapevole richiamo mentale a qualcosa, se pur indefinitamente, di categoria inferiore.
Qualcuno magari sottovaluterà tutto questo. Ma la lingua è una cosa seria, c’è dietro la cultura di una nazione e una visione del mondo. E pure i pregiudizi sono roba seria. Ci viviamo immersi tutti i giorni, non sono una cosa negativa in assoluto, anzi spesso ne abbiamo bisogno come l’aria. Senza dovremmo rimettere sempre in discussione tutto. È un pregiudizio pensare che le chiavi, la sedia e lo scalino siano sempre al loro posto. È un pregiudizio pensare che il film natalizio dei Vanzina sia una boiata colossale ma senza saremmo costretti a vederci ogni anno le stesse idiozie.

È anche vero che i fumetti banali esistono, e forse contribuiscono al pregiudizio, ma questo è un altro discorso.

[Il pregiudizio non trova equivalenti nella lingua inglese. Le varie parole usate, “comics”, “comic strips”, “cartoons”, “balloon”, non hanno accezioni spregiative. Al massimo in un dizionario si trova un “usually for children” nella definizione]

Illustrazione di Deco © - www.inkspinster.com -  deco@inkspinster.com

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giovedì, gennaio 11, 2007

 

Balloon disegnati

Piccola coda sull'uso creativo dei balloon. Nell'esempio qua sotto, un frammento tratto da una tavola domenicale di Zits di Jerry Scott e Jim Borgman, le parole ci sono ma il balloon veicola (!) con il disegno anche un'espressione idiomatica che, per fortuna, è praticamente uguale sia in inglese che in italiano. Jeremy, il quindicenne protagonista della striscia, è tornato tardi a casa e sta giustificandosi con la madre, ma il suo discorso "fa acqua da tutte le parti" (in inglese si dice che "a story doesn't hold water").

Alcune interessanti applicazioni di questa idea le trovate in Eriadan, in particolare in alcune prime strip dove si sono visti nelle discussioni i balloon dei contendenti lottare tra loro.
Un altro esempio, questo sul modello dei balloon con figure: Jeremy sta spiegando l'uso del computer al padre.



Zits è una delle strisce più innovative, con invenzioni spettacolari, specie nelle sunday comic(vedi scheda). In Italia, dopo un periodo su Linus, purtroppo è stata spesso vista e presentata come strip per teenager, tant'è che ultimamente è apparsa su Baribal, peraltro un esperimento molto innovativo (e breve) di giornale per ragazzini.


[le strip di Zits sono tratte da Random Zits: A Zits Treasury (Paperback) by Jerry Scott, Jim Borgman, una possente raccolta che vi potete portare via da Amazon con $ 11,53, 10 euro al cambio]

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mercoledì, gennaio 10, 2007

 

Balloon senza parole

Nel numero di Linus di dicembre 2006 è apparsa una storiella a fumetti, Ben Qutuz Brothers in Frustration Land! di Émile Bravo. Divertente ma anche tragica, narra una vicenda di tribolazioni di due ragazzini palestinesi tra arroganti soldati israeliani, intifada e odio antisemita delle proprie famiglie. È un racconto in dieci pagine, non è una comic strip. Ne accenniamo qui perché presenta una tecnica espressiva molto peculiare: Bravo usa i balloon ma non ci sono parole. Sono sostituite da disegni, all'interno, che descrivono, spesso con una sintesi iconografica stupefacente, quello che i personaggi dicono o pensano. A volte meglio che con forme verbali, di sicuro in modo più divertente. L’effetto è infatti quello di accentuare la comicità (o la tragedia, se volete) e di coinvolgere ancora di più il lettore nella costruzione della scena.
[a sinistra: il soldato israeliano chiede al giovane palestinese chi e dove siano i suoi genitori, la risposta è chiara]
Il disegno, in realtà, racconta, non solo illustra, e spesso raffigura (veicola) anche intere espressioni verbali come abbiamo detto un paio di post sotto.
La novità di Bravo è forse data dall'uso di questa modalità in tutto il racconto, persino nelle didascalie. Ma nel campo delle comic strip non è certo un'invenzione. In questi estratti da una tavola domenicale di Krazy Kat c'è un esempio strepitoso (impossibile e inopportuno mostrarla tutta, come le altre sunday comic è molto grande). Confessiamo di essere un po' fissati con il capolavoro di Herriman ma ha davvero anticipato tutti, dentro le sue strip si trovano spezzoni di idee, soluzioni che sparpagliate verranno riprese e sviluppate da più generazioni di disegnatori e sceneggiatori.

Nel cuore profondo della solitudine senza eco di Shonto (deserto indefinito), l'elite di Coconino (Krazy, Ignatz e Officer Pupp) elegge una postazione flessuosa per abbandonarsi a languore, apatia e pensieri (nell'originale l'introduzione è raccontata come una nenia ondeggiata dall' allitterazione delle parole). Il gatto fantastica che il cane poliziotto vada via lontano, il topo vagheggia un bel lancio del mattone sul gatto, il cane immagina che il topo sia in prigione.



Arriva Mr. Doormouse che picchia su una porta incardinata nel nulla. È introdotto il professor T. Van Wagg Taylor, il medium (the psychic), il veggente (the seer), colui al quale nessun pensiero è nascosto (from whom no thoughts are hidden). E arriva anche la trovata ingegnosa di Herriman per descrivere il lesto occultamento dei pensieri dei tre.
Tra le grandi possibilità espressive proprie dell'arte del fumetto c'è quella di raccontare con metafore visive imprevedibili in una sintesi bruciante.



Da notare anche l'uso di un lettering disegnato, con quella A iniziale che si sdoppia in due stivali che trascinano la frase.

[gli stralci sono tratti dalla tavola domenicale del 6/10/1929, Krazy & Ignatz Vol. 3: 1929-1930, "A Mice, a Brick, a Lovely Night" By George Herriman, edited by Bill Blackbeard, Fantagraphics, reperibile anche su Amazon]

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martedì, gennaio 09, 2007

 

INKSPINSTER - una striscina ogni martedì



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venerdì, gennaio 05, 2007

 

Charles M. Schulz: Li'l Beginnings


Piccola ma doverosa rettifica a quanto detto alla fine del post su Li'l Folks. Esiste una riedizione in raccolta(solo in lingua inglese naturalmente), a cura del Charles M. Schulz Museum and Research Center, ma è fuori catalogo e a quanto sembra non molto diffusa. Dateci il tempo di procurarla e ve ne parleremo. La caccia è iniziata, va bene spendere un patrimonio per le raccolte ma si cerca il prezzo migliore. Sul mercato dell'usato si trova a partire da un centinaio di dollari ma sembra disponibile al prezzo di copertina, 30 dollari, sul sito della Fantagraphics.

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giovedì, gennaio 04, 2007

 

Il Signor Bonaventura


Chi può essere considerato come "Yellow Kid" italiano (vedi il primo post), la figura per noi equivalente? Ma Il Signor Bonaventura di Sergio Tofano.
Le vicende del personaggio di Sto (così firmava le tavole Sergio Tofano) possono considerarsi una comic strip? Occorre riallacciare il filo storico a quanto detto in un
post precedente sull'esordio delle strisce americane in Italia . Le comic strip sbarcano in Italia in una forma adattata al supposto pubblico infantile, prive di balloon, in una gabbia con sequenze di vignette accompagnate da didascalie nelle quali una voce adulta in rima baciata spiegava e traeva la morale delle vicende illustrate. Su quel modello di comic strip "italica" nasce "Il Signor Bonaventura".

In parallelo a quanto detto a proposito di Yellow Kid, Il Signor Bonaventura non può essere certo considerato in termini cronologici il primo protofumetto italiano *. Fin dal prima uscita del 1908 "Il Corriere dei Piccoli" aveva ospitato storielle autoctone e Bonaventura arrivò solo il 28 ottobre 1917, quando già si era al numero 43 del supplemento. La prima storiella italiana in assoluto sul corrierino era stata Bilbobul di Attilio Mussino che, ispirandosi alla contemporanea epopea della colonizzazione in Africa, raccontava le bizzarre vicende di un negretto. Seguirono molte altre, per la gran parte veri cloni, sia come stile che come soggetti, delle comic strip importate dagli USA **.

Il Signor Bonaventura era diverso. Fu davvero il primo prodotto originale italiano. Eccentrico e rivoluzionario, nei tratti e nello stile è lontanissimo dalle comic strip americane. Potete riconoscerci con facilità l'influenza fortissima di un'importante corrente culturale italiana del periodo: il futurismo. Le figure stilizzate che ritroveremo in tanti manifesti dell'epoca, vestiario, scelte e accostamenti di colori, movenze, tutto sembra uscito da un progetto di moda futurista. Ma anche lo scenario e i comprimari erano singolari e divertenti, ispirati dall'ossessiva ricerca del nuovo, tipica dei futuristi. Il simpatico e onnipresente bassotto giallo, il commissario Sperassai, il goffo ed elegante Cecè, il torvo Barbariccia, "faccia e anima gialliccia".

Le trame delle piccole avventure erano caratterizzate da un ottimismo naif e si dice siano nate in contrapposizione a quelle di un altro personaggio allora molto popolare sul pagine del Corriere, Fortunello, tratto dalla statunitense Happy Hooligan. A differenza di quanto poteva sembrare dal nome, quest'ultimo era uno sfigato perso, tutto comunque gli girava male. Il Signor Bonaventura, invece, era un personaggio onesto e semplice, inconsapevole di quanto gli accadeva intorno, quasi attonito. Aveva quello che oggi nella vulgata popolare si chiama culo. Incappava all'inizio in un episodio avverso e, senza aver mai fatto niente per meritarselo, alla fine si ritrovava in mano un bel bigliettone di banca, fresco e stirato, dove c'era scritto con elegante calligrafia un milione. Tutto su un foglio solo, altro che le corpose e realistiche mazzette del Paperone disneyiano. La banconota delle meraviglie, rimasta nell'immaginario di parecchie generazioni di italiani, in seguito, arrivata l'inflazione, diventerà da un miliardo. Cifre tonde da mondo dei sogni: in un epoca dove la gente cantava "se potessi avere mille lire al mese" Bonaventura, come se niente fosse, intascava una cifra iperbolica e incommensurabile per il lettore. All'inizio della storia successiva - non stiamo a farci troppe domande - ripartiva da zero, spesso più miserabile di prima. Lo schema tipico era: 1) sventura (spesso terrificante, maestosa e esageratamente scalognata), 2) poi beneficio altrui (con una strabiliante conseguenza causa effetto che gli sceneggiatori attuali di soap opera si sognano), 3) premio (non sempre la mega-banconota). Alcuni esempi? Colto da un temporale si rifugia sotto un albero, viene colpito da una saetta, elettrizzato fa elettroterapia a un paralitico. Gli cade un vaso in testa, gli viene uno zuccone enorme con cui inchioda al muro uno scassinatore. Più assurda la storia, più grande il divertimento. Il personaggio di Sto insegnava che c'è sempre una via d'uscita, che dalla sfiga più nera si poteva arrivare alla fortuna più esagerata . Tofano, anche nelle sue opere teatrali, combatteva una propria battaglia contro la leziosità, la melassa, le storie lacrimevoli, le imprese di piccoli eroi, i drammi di orfanelli e trovatelli. Le sue erano storielle surreali e leggere, lontane dalle pedanterie pedagogiche . Un puro sguinzagliare la fantasia. Aggiungeteci delle rime a dir poco funamboliche e un raffinato e atipico disegno: capirete perché è entrato nella leggenda del fumetto italiano.


Sergio Tofano era un attore, non un cartoonist. E non avrebbe potuto essere diversamente, dato che non esistendo i fumetti non esisteva il mestiere. Fu anche commediografo, fotografo, autore di libri illustrati, grafico per la pubblicità e stilista di moda. Come disegnatore fu un autodidatta. Racconta la leggenda che il direttore del Corriere dei Piccoli, erano gli anni d'oro, fosse sempre più preoccupato di avere rifornimenti di storielle americane per le pagine. Si rivolse così a Tofano la cui fama di artista poliedrico era già diffusa. Per una piena immersione nelle opere di questo incredibile talento della prima metà del novecento consigliamo di dirigervi verso http://www.sto-signorbonaventura.it/ , il sito curato da alcuni degli eredi, ricco di immagini e contributi.
"Qui comincia la sventura / del signor Bonaventura". La storia non è mai finita. La pubblicazione sul Corriere continuò sino agli anni '60, con qualche interruzione dopo il 1943. Per un breve periodo sempre sulle stesse pagine negli anni '70 le mirabolanti avventure furono riprese da Carlo Peroni.
Bonaventura fu protagonista anche di alcune commedie teatrali impersonato dallo stesso Tofano e persino di un film del 1941 sempre diretto dallo stesso Sto. Oggi il personaggio ha trovato ulteriore vita in un cartone in animazione 3D.


* Lo stesso Corriere dei Piccoli non fu in assoluto il primo giornale ad ospitare comic strip. Prima ancora, nel 1899, sulle pagine di un piccolo settimanale illustrato, Il Novellino, erano apparse sporadiche tavole di Yellow Kid e The Katzenjammer Kids. Il Corriere fu comunque il primo a prendere l'esclusiva dai syndicate americani e a pubblicare le strisce americane in massa e con una grande tiratura.

** Secondo alcuni il primo proto-cartoonist italiano è forse
Yambo, alias Enrico Novelli

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mercoledì, gennaio 03, 2007

 

Teo di Giuseppe Scapigliati

[intermezzo privato]

Il disegno di auguri per il nuovo anno che avete visto sotto nel post del 30 dicembre è di
Giuseppe Scapigliati, coautore di questo blog. La tavola ha come protagonista Vincenzina, il personaggio della serie che cura assieme alla compagna Lucrezia Dei.
Tra i desideri per l'anno nuovo ci sarebbe anche quello che il mio partner di avventura nel blog ricominci a farsi sentire. Infatti dopo aver realizzato la grafica per il layout (e aver scritto giusto un post) ha pensato bene di andarsene in "paternità" lasciandomi solo alla gestione del blog. Sono arrivati un mese fa due gemelli grassocci, chiamati i "trippi", che prendono tutte le attenzioni di Giuseppe e Lucrezia.
Approfitto allora della perdurante assenza per mostrare una vecchia tavola di Scapigliati, quando ancora disegnava a mano Teo per Comix (Vincenzina, vedi
scheda dedicata, è invece un esperimento molto particolare, è una strip realizzata con il programma Illustrator di Adobe).

Max

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martedì, gennaio 02, 2007

 

INKSPINSTER - una striscina ogni martedì



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