venerdì, settembre 28, 2007

 

The Rufus Cut

Fly di Chris Osmoz - http://www.chrisosmozfly.blogspot.com/

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giovedì, settembre 27, 2007

 

StRRRippit


Un po' di sana promozione del volumone StRRRippit.
Per tutti noi questa uscita editoriale segna una voglia di rinascimento delle comic strip italiane. Qualcosa che va anche oltre gli autori partecipanti e sia capace di dare una smossa alla scena delle strisce d'autore.

Girando per qualche blog, leggendo i commenti e i guestbook, leggo che qualcuno dice "ah, lo compro perché ci sei tu". Giusta e bella la fedeltà di tanti appassionati cultori del proprio autore preferito. Ricordiamo però due aspetti.
Il primo: nella storia e nella tradizione delle pubblicazioni le comic strip in genere non vanno quasi mai da sole. Negli USA la prima fonte di consumo sono le pagine di comics nei quotidiani. In Italia hanno vissuto e convivono su periodici come Eureka, Il Mago, Linus, e su agende come quelle della Comix o Smemoranda (e in tante altre riviste di carta nuove e antiche che per brevità non menzioniamo). Assortite, vivaci, come in scatole di cioccolatini tutti i gusti. Arriverà anche il tempo delle raccolte individuali, magari esuberanti, capaci di raccontare l'autore e i suoi personaggi, la voglia di narrare con le tavole, la passione per il disegno e la sintesi (insomma non la solita robetta cucita assieme).
Il secondo punto: lo spazio dato a ogni autore e alla sua strip dentro StRRRippit è tantissimo, in media oltre 40 strisce per ognuno, più tavole create in libertà fuori dagli schemi. Per quel che abbiamo visto nella recente editoria a fumetti non è molto meno di quello che avreste ottenuto con una miniraccolta magari meno curata e venduta ad un prezzo sproporzionato alla quantità di lettura. Qui avete invece la possibilità di scoprire altri autori. E saranno episodi di serendipity, troverete riflessioni e risate che non vi aspettavate e non cercavate.

Quel che segue è un collage del comunicato stampa ufficiale che presenta il libro, condito con un po' di strisce promozionali, dato che gli autori sono una banda di allegroni anche nel fare pubblicità. In questo turno le strisce sono state preparate dalla coppia Arnaudo e Dito', autori di Baudelaire, Lele Corvi con Crow's Village, Deco con Inkspinster. Ne arriveranno altre.


COMUNICATO STAMPA

Milano, settembre 2007 - E' fresco di stampa stRRRippit!, ricca antologia della
comic strip italiana edita da Grrrzetic, giovane casa editrice da poco presente
nelle librerie italiane.

Le comic strip sono state portate alla conoscenza del vasto pubblico soprattutto dalla stampa anglosassone e opere come Peanuts, Calvin & Hobbes o Doonesbury hanno conseguito ormai dignità letteraria e giornalistica.

Anche nel mondo del fumetto italiano, oltre alla vignetta e alla graphic novel,
esiste una produzione di qualità di questo genere e questa densa raccolta
si propone di presentarla al lettore.



Duecentoquaranta pagine che raccolgono insieme dodici autori, diversi per età,
stili e contenuti, e già noti per collaborazioni con riviste, giornali
ed un intensa frequentazione del web: Marco Arnaudo, Lorenzo Chiodo Grandi,
Sauro Ciantini, Lido Contemori, Lele Corvi, Elisabetta Decontardi, Paolo Di
Tonno, RX, Fabrizio Mischiati, Gabriele Montingelli, Giuseppe Scapigliati, Roberto Totaro.



" (…) La strip per sua natura ha una vita divertente ma fulminante, più breve di quella delle farfalle. Si affaccia qua e là, spersa in giorni e momenti diversi, sparsa su fogli differenti e ora, nell'era di internet, anche su pagine web. Tra notizie, articoli, pubblicità, strappa un sorriso al lettore, lo riporta nel tempo di un sospiro ad un piccolo e familiare cosmo parallelo. Distorce la realtà e ci gioca un po' su, regala una riflessione, distrae con una nuova gag, un nuovo punto di vista. Ma poi subisce la fine dei pezzi di carta sui quali si era poggiata: nei cestini, ad involgere fiori quando va bene, in qualche rivolo di macerazione e riciclo. Sparpagliate, disperse, forse destinate all'oblio, è il loro destino. Ci vuole passione e amore per riportarle insieme e regalare loro la nobile vita delle raccolte. Le raccolte si mettono su per questo. (…)" (dall'introduzione di Massimo Olla)

AA.VV. stRRRippit! a cura di Max Olla

240 pagine, 25 x 21, oltre 500 illustrazioni, bn e colore, € 15,00

Distribuito da Alastor, Pan Distribuzione e NdA
Grrrzetic Editrice

vico Valoria, 40 r.16123 Genova

Tel.: +39-347.2947214

http://www.myspace.com/grrrzetic

E-mail: grzetic@alice.it


Importante: tutte le informazioni più complete sulla pubblicazione di Strrrippit, con vario materiale scaricabile, le potete trovare a questo indirizzo appositamente aperto:
http://strrrippit.blogspot.com/

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mercoledì, settembre 26, 2007

 

K Chronicles di Keith Knight

www.quiff.it[Contributo di Fabrizio Mischiati, alias Cius, www.quiff.it, dedicato Keith Knight, tra i migliori cartoonist della nuova generazione. Con buon intuito Cius, davvero un bravo collaboratore "ballooniano", ci aveva proposto l'articolo quando ancora questo autore non aveva vinto come Best Syndicated Strip agli Harvey Awards 2007]



C'è un cartoonist, praticamente sconosciuto in Italia, che fa parte della nuova generazione americana di autori di comic strip. Si chiama Keith Knight, afroamericano, vive e lavora a Los Angeles, California. Disegna da quando era ragazzino, cominciando come quasi tutti, per gioco e divertimento. È autore delle "K Chronicles" e di due serie parallele strettamente legate: "(Th)ink" e "Life little victories!!".
Il suo è un umorismo impastato di ironia, spesso cattiva e tagliente, quasi sempre a tema razziale o comunque direttamente rivolta al mondo dei neri e alla loro integrazione nel sistema americano. Non si risparmia battute intrise di polemica e regala risate talvolta dal sapore amaro. Le strip spesso sono piene di scritte, il testo non è affatto stringato, alla faccia dell'essenziale, per niente politically correct e carico di slang e modi di dire (anche i più coloriti).



Le "K Chronicles" sono le strip settimanali semi-autobiografiche. Sono tavole di svariati riquadri. Alle volte sei, otto, dodici o anche più. Disegnate in uno stile semplice, istintivo e accattivante, in un bianco e nero ben definito, lineare e secco, lanciato di getto sulla carta. I personaggi sono la gente di tutti i giorni, l'autore stesso, gli amici, i politici. Spesso indefiniti, quasi mai ricorrenti. Keith dipinge con il nero della china la vita che lo circonda, con la sua dose giornaliera di sfiga e di assurdità.

E proprio il ribaltamento della sfortuna o delle situazioni più imbarazzanti e nefaste è la colonna portante delle perle di "Life little victories!!". Vignette autoconclusive nate come singole strip a carattere saltuario diventate poi nel tempo serie regolare. Spaccati sulla vita di tutti i giorni che raccontano piccole e improbabili "vittorie personali". L'anti-legge-di-Murphy si potrebbe definire, dove il ridicolo sta proprio nel fatto che vengono raccontati episodi che quasi mai capitano nella vita reale molto più severa e sfortunata.


Altra sorte tocca ai personaggi, spesso politici o comunque legati agli eventi e ai fatti del giorno, delle tavole di (Th)ink definite dall'autore come "most colorful black & white strip you'll ever read!". Vignette, talvolta a colori, di satira e riflessione, che appunto per questo invitano al "think", pensiero. (Leggetevi qui di seguito quella riferita all'undici settembre uscita l'anno scorso.)


Keith Knight ha un sito ben curato in cui si possono trovare un sacco di informazioni su tutti i suoi lavori, con annesso blog, store, FAQ, dove è possibile anche conoscere il tipo di materiali utilizzati (molto semplici e modesti) che vengono usati nella produzione delle tavole.
Fa parte di un gruppo musicale hip-hop, i "Marginal Prophets" (altra ironia nera, il
sito da solo è tutto un programma) e come molti fa uso di internet per promuovere se stesso e le sue strip che in poco tempo sono finite su quotidiani cartacei e non riscontrando un notevole successo. Sono già state pubblicate in inglese (of course) alcune sue raccolte che è possibile acquistare direttamente dal sito dell'autore o su Amazon.


E’ notizia recente l’importante vittoria (dopo la prima nomina nel 2006) come Best Syndicated Strip or Panel agli Harvey Awards 2007 che si sono svolti lo scorso 8 settembre a Baltimora al famosissimo Comic-Con. Nominato assieme a nomi quali Doonesbury e Mutts questa volta le K Chronicles hanno conquistato il favore del pubblico votante. (L'anno scorso vinse "Maakies" di Tony Millionaire. Strip che potete trovare da tempo pubblicata sul nostro Linus).


In Italia purtroppo di Keith non c'è nulla o per lo meno non sono riuscito a trovare materiale tradotto e pubblicato da qualche parte. È possibile che nei prossimi anni venga riconociuto anche da noi il suo talento magari affiancandolo ai già ben noti Boondocks di Aaron MacGruder, suo amico e sostenitore.


È possibile trovare materiale aggiornato ogni giorno su Buzzle.com



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lunedì, settembre 24, 2007

 

Ludwig - la striscia del lunedì


Ludwig © Gab 2000-2007 - E' vietata la riproduzione senza il consenso dell'autore

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venerdì, settembre 21, 2007

 

The Rufus Cut

Fly di Chris Osmoz - http://www.chrisosmozfly.blogspot.com/

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giovedì, settembre 20, 2007

 

StRRRippit

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Lo dichiariamo subito: nella presentazione di questo libro siamo in conflitto di interessi. Viscerale. "StRRRippit - comic strip italiane" è una creatura editoriale che ci vede coinvolti sin dalla prima ideazione.
Il progetto stava nel cassetto da tempo. La prima programmazione e anche il nome sono di Giuseppe Scapigliati. Non c'erano ancora tutte quelle erre, arrivate per affinità ed empatia con la casa editrice Grrrzetic.
Questa premessa per onestà nei confronti dei lettori del blog Balloons: non è facile parlare di un proprio libro, anche se solo come coautore. I veri protagonisti del libro sono dodici autori italiani e le loro comic strip.
Io sono il curatore e coordinatore del progetto, scrivano adibito alle varie presentazioni che troverete di tanto in tanto scorrendo le pagine. Ho seguito i rapporti con tutti, conoscevo da tempo ognuno dei cartoonist.


È un lavoro collettivo, tutti hanno contribuito con idee o sfruttato gli spazi con fantasia. La parte grafica, copertina e impaginazione incluse, arrivano dal paziente lavoro di Gabriele Montingelli.


Non fatevi ingannare dalla copertina molto minimalista. Iniziando a sfogliare il volume parte un tripudio di strisce, tavole, trovate grafiche, qualche testo che introduce con leggerezza gli autori. Un bel librone grosso, l'abbiamo voluto così, generoso, 235 pagine, circa 500 strisce, un formato rettangolare 21x25 che richiama i classici di un tempo e con un costo abbastanza popolare. Da lettori ci hanno sempre deluso quelle pubblicazioni striminzite vendute a caro prezzo. Non riuscirete a consumarlo in un paio di serate ed è gradevole sfogliarlo, iniziando la lettura a caso da qualsiasi autore, da qualunque punto.
Aggiungerei: in tempi di carta consumata in fretta, è qualcosa di piacevole da conservare.
È facile da reperire, niente di esoterico, è ben distribuito, più sotto trovate tutte le coordinate.



La scelta degli autori è spettata all'editrice, come è norma. Come curatore del progetto ho proposto diverse candidature, non tutte sono andate a buon fine, ma è il normale e pacifico gioco delle scelte editoriali.
Anticipiamo alcuni possibili rilievi: è un'antologia ma non è LA antologia delle comic strip italiane. Non ne esistono complete nella letteratura, così come non ci sono enciclopedie davvero complete. A qualche nome non ci si poteva arrivare per la semplice ragione di legami o gelosie editoriali, chiamateli come volete. Esistono anche in questo mondo, nessuna polemica, se ne prende atto con tranquillità. Qualche altro nome, pur già ricco di talento, era troppo fresco sulla scena.


Per il resto il gruppo di "autori vari", come si usa scrivere nelle schede editoriali, è davvero ricco e assortito. Una bella foto sul panorama vivace delle comic strip attuali. Troverete alcuni nomi di prestigio, come Totaro con la strip Nirvana. È l'autore di strisce che vende di più all'estero, le sue raccolte pubblicate con Comix (sta per arrivare la quinta) sono tradotte in molte lingue. C'è il ritorno dopo anni su carta dello spassoso Palmiro di Ciantini, amatissimo dai lettori ai tempi della rivista Comix. C'è il grande Lido Contemori, illustratore originale con un lungo e prestigioso curriculum, questa volta in veste di autore di strisce con la serie Pillole. Ci sono alcuni autori che si sono affermati in questi anni partendo dal web e conquistando spazi su quotidiani e periodici. Come Deco e la sua Inkspinster, oggetto di culto per l'originalità del suo stile (tanti le chiedevano via mail e sul suo sito una pubblicazione su carta: beh, ora l'avete). Come Lele Corvi con Crow's Village, la sua cittadina rappresentata con le strip, con personaggi diventati popolari, le riflessioni fulminanti e le battutacce. C'è l'elegante e ben disegnato Ludwig di Gabriele Montingelli, pubblicato su tanti periodici, ma ora al suo vero esordio su un libro. Paolo Di Tonno appare come autore in due serie. Una è 'Round the Clock, firmata come Dito', striscia divertente e intelligente apprezzata dai vecchi lettori del suo blog. L' altra è Baudelaire, una meta-strip alquanto singolare. In questa Di Tonno veste il ruolo di disegnatore con il compare Marco Arnaudo, autore dei testi.
Una sezione del libro è tutta a colori, e non avrebbe potuto essere diversamente, perché la Vincenzina di
Giuseppe Scapigliati vive nelle forme colorate.

Ci sono alcuni esordi assoluti. Animal House di
Lorenzo Chiodo Grandi. Questo autore ha già un buon percorso di pubblicazioni su vari giornali, cura diverse serie di comic strip ma abbiamo scelto Animal House perché inedita, cattivissima e terribile. E ancora, accanto a tutti questi nomi, due autori giovanissimi, perché in editoria, stiamo sempre a dircelo, bisogna avere coraggio. Scelte in realtà non difficili perché il delicato e surreale umorismo del Quiff di Cius e la turbolenta vivacità delle Storie di vita vissuta di RX conquistano.


Due parole sulla Grrrzetic. La casa editrice dal nome più impronunciabile dell'universo cartaceo è animata da Silvana Ghersetti. Se avesse uno stemma del tipo di quelli medievali nel motto ci sarebbero le parole coraggio e novità. La storia delle sue precedenti pubblicazioni (non lunga, è nata da poco) è la prova. Raccolte e libri di autori poco conosciuti, temi e soggetti fumettistici particolari, Silvana non ama correre sul terreno facile. Tutti dibattono sulla crisi del fumetto (adoriamo le crisi, per quasi tutto troviamo le ragioni), lei aziona le rotative, ci crede, opera, senza tanti calcoli, sperimenta, cerca il nuovo e il diverso, apprende e vuole crescere. In genere si parla banalmente di gratitudine per il proprio editore. Noi proviamo ammirazione.


Abbiamo suonato troppe trombe per presentarlo? Speriamo di no. Risolviamolo così il conflitto di interessi: il librone è animato dalla stessa passione e cura che trovate in questo blog sul tema delle comic strip. Dalla esperienza delle tante raccolte che abbiamo visto abbiamo preso il meglio per realizzarne una come sognavamo. In qualche prossimo post vi presentiamo alcuni estratti, giusto un assaggio per guardare come è fatto. Ma il suggerimento è di togliersi subito la curiosità da soli, non vi deluderà. E magari, se vi va, fateci sapere cosa ne pensate.





[ Strrrippit, AA. VV., a cura di Max Olla, Grrrrzetic Editrice, 240 pagine, oltre 500 illustrazioni, bn e colore, € 15,00, codice ISBN 978-88-95287-03-4, Distribuito da Alastor, Pan Distribuzione e NdA, reperibile in tutte le fumetterie e le migliori librerie, si può ordinare anche via internet su www.ndanet.it (ma presto la vendita on line sarà disponibile anche in altri siti)
Ulteriori info presso la casella postale dell'editore
grzetic@alice.it oppure la nostra di Balloons blogballoons@gmail.com]

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mercoledì, settembre 19, 2007

 

Dream of the rarebit fiend di Winsor McCay

Come si può introdurre e spiegare Dream of the rarebit fiend a qualcuno che non abbia mai letto questa comic strip? Cominciamo dal titolo, alquanto bizzarro. Partiamo da quello anche perché la traduzione di solito adottata nelle rare apparizioni in Italia, “Sogni di un divoratore di crostini”, non può per ragioni di sintesi cogliere tutte le sfumature semantiche.
Rarebit” (noto spesso anche come Welsh rarebit) è una sorta di crostino inzuppato di formaggio fuso. Qualcosa di ghiotto al punto di creare una compulsione al divoramento. Non certo un cibo leggerino per lo stomaco visto che McCay lo usa come spassoso e ossessivo innesco di incubi notturni (ma talvolta anche diurni) con conseguenti pentimenti e rimorsi (ma in qualche rara tavola McCay utilizzò anche altre minacce gastronomiche). Nella introduzione della prima raccolta del 1905 (fedelmente riprodotta nell’edizione Dover, vedi la copertina sotto) con alcuni finti articoli di giornale i curatori per gioco si divertirono a illustrare le antiche tradizioni di questa libagione e i suoi provati diabolici effetti scientifici. Questa ristampa pubblicata dalla Dover è un buon primo passo per chi voglia iniziare ad assaggiare la strip rischiando solo qualche euro (costa $ 9,95 su amazon) pur non essendo paragonabile in alcun modo alla maestosità della raccolta di Ulrich Merkl che vi abbiamo appena presentato.




Fiend poi è la parola chiave. Significa anche demone (nel senso di persona animata da uno spirito maligno interno) ma nell’accezione più comune è un termine legato alla dipendenza soprattutto, ma non solo, da droghe (“cigarette fiend” è il fumatore accanito). Il titolo originale sembra far riferimento a un preciso divoratore (“the”). In realtà questa è una strip senza personaggi e un cast fisso. I protagonisti degli incubi cambiano, sono adulti pescati dalla quotidianità e, aggiungerei, dalla loro meschinità. E questo è un primo punto di differenza con “Little Nemo”, l’altro capolavoro di McCay, con il quale per altro condivide molte prospettive, a partire dallo schema base, il telaio sul quale l’autore monta le fantasie.
Siamo nell’universo dell’onirico, il terreno preferito di McCay. Come in Little Nemo la strip apre con una visione, anche se in assenza di simboli fumettistici palesi il lettore non ha una consapevolezza immediata che gli sia mostrata la realtà o un sogno. È in apparenza una normale situazione. Poi il delirio si dilata in un crescendo e in un vortice continuo sino al risveglio finale dell’ultimo quadretto a destra. È il momento in cui ci si stacca bruscamente dall’osservazione del sogno e il malcapitato inveisce da solo o con la moglie o un amico, pentendosi per avere mangiato quella robaccia e promettendo di non farlo mai più. Unico tormentone fisso di una comic strip invece totalmente imprevedibile. In Little Nemo, come è noto, nell’ultima vignetta c’è il risveglio del bambino, spesso dopo una caduta dal letto.



I rapporti con Little Nemo e la nascita delle due celebri strip furono chiariti dallo stesso McCay in una nota intervista del 1907. In un primo disegno aveva immaginato un fumatore accanito, uno di quelli che la mattina si sente uno schifo se non può trovare la sua dose. E lo aveva piazzato al polo nord senza una sigaretta e sul punto di morire. Aggiunse alcuni personaggi sulla scena che, guarda caso, avevano tabacco, cartine e un fiammifero. Quest’unico fiammifero si spegne prima di accendere la sigaretta. Inquadrò tutto costruendo un finale che facesse apparire la scena come un sogno. Gli fu proposto di creare una serie, resa più comica e ironica dal fatto che gli incubi erano causati dall’ingurgitare quel veleno culinario del “rarebit”. Aggiunse McCay: “As for Little Nemo, that’s an idea I got from the Rarebit Fiend to please the little folk”.
Questo dice tutto sui rapporti e le differenze tra le due serie. Rarebit Fiend è dedicato principalmente agli adulti e Little Nemo è una derivazione per i ragazzi (anche per spessore artistico non può che essere apprezzato da tutti).
Le tavole di Rarebit giocano un terribile e crudele umorismo, costruito su trasfigurazioni, imbarazzi micidiali, perdite di identità, paure di morire, vertiginose cadute in abissi e spirali senza fondo, stati d’ansia, angosce ordinarie ma dilatate sino all’inverosimile, macchine incontrollabili, insetti enormi, disastri e distruzioni in città ad opera di mostri giganteschi che tutto scavalcano e schiacciano (precursori di King Kong). Quasi impossibile descrivere, per l’assenza di riferimenti costanti, la fantasia malata e cosmica di McCay. Di certo sono incubi esageratamente peggiori di quelli che una persona normale potrebbe avere. E anche in questa enfasi e dilatazione delle visioni risiede la tremenda comicità e l’ironia di Dreams of a rarebit fiend. L’orrore non è mai puro, si sorride, ci si sorprende. Non c’è una tavola che lasci indifferente l’osservatore. Allo stesso tempo, personalmente, non ne consiglierei la lettura prima di addormentarsi per evitare di regalarsi al volo incubi che non avevamo nel nostro archivio personale. Può sembrare a tratti una visione cupa della natura umana ma è anche un modo giocoso per esorcizzare le paure. Dipende dal lettore, dal suo approccio e in fondo non bisogna mai dimenticarsi che è una comic strip.



Molte tecniche di disegno anticipano decenni. Troviamo prospettive stranissime nelle quali l’autore aveva una maestria sbalorditiva. Persino un bird’s eye inimmaginabile all’epoca. Molte composizioni delle sequenze presentano caratteristiche cinematiche influenzate anche dalla nascita del nuovo medium. Anche le metamorfosi sono stupefacenti e qualcuno (Pierre Stercks nel libro dedicato al centenario di Little Nemo, edito in Italia da Coconino) arriva a parlare di anamorfosi, cioè perversione della visione, perdita della forma (l’esempio più banale e classico è quello di un immagine in uno specchio concavo o convesso). Il cinema impiegherà decenni per arrivare a freddi effetti speciali nemmeno paragonabili alla potenza del disegno di McCay.
Per quanto abbastanza timido di carattere, McCay per lungo tempo e con piacere aveva svolto il mestiere del disegnatore ambulante, mostrava il talento dal vivo in esibizioni, prolifico, esperto e velocissimo. Aveva girato a lungo, frequentando il mondo delle esposizioni, delle fiere, dei circhi e degli spettacoli. Era rimasto colpito dalle titaniche e spettacolari strutture architettoniche delle prime metropoli americane. Quei mostri, quei colori, quelle prospettive infinite gli regalarono la passione per il fantastico e il grottesco.
Le tavole sono firmate come Silas perché i legami contrattuali di McCay non gli consentivano di usare il suo vero nome. L’esordio di Dreams of the rarebit fiend avvenne nel settembre del 1904 (Little Nemo seguì nell’ottobre del 1905).


Zenas Winsor McCay disegnava con un virtuosismo incredibile sin da bambino, non riusciva a farne a meno. La leggenda racconta che fu persino picchiato dai compagni di scuola per questo. Inutili gli sforzi di genitori ed educatori nel tentare di limitarlo. Era dotato di una fenomenale memoria visiva, con una eccezionale cura dei dettagli. Tutta la sua vita fu dedicata al disegno ed è considerato uno dei pionieri dell’animazione cinematografica (era capace di produrre da solo le migliaia di illustrazioni necessarie, un lavoro pazzesco). Realizzò diverse altre serie di comic strip prima di Rarebit e di Little Nemo (ne parleremo ancora) molte delle quali già sul territorio onirico. Concluse la sua carriera arruolato da Hearst come illustratore di editoriali politici. Una fase un po’ triste. Queste tavole dell’ultimo periodo, ancora impressionanti dal punto di vista tecnico, sono considerate uno spreco e una limitazione del suo immenso talento.


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lunedì, settembre 17, 2007

 

Ludwig - la striscia del lunedì


Ludwig © Gab 2000-2007 - E' vietata la riproduzione senza il consenso dell'autore

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venerdì, settembre 14, 2007

 

The Rufus Cut

Fly di Chris Osmoz - http://www.chrisosmozfly.blogspot.com/

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giovedì, settembre 13, 2007

 

Dream of the Rarebit Fiend - la raccolta curata da Ulrich Merkl

Abbiamo aspettato settembre per avere l'attenzione che questa segnalazione merita. È stato pubblicato un gioiello dell'editoria sulla scena delle comic strip: la raccolta, curata da Ulrich Merkl, di "Dream of the Rarebit Fiend" di Winsor Mc Cay, il grande cartoonist più conosciuto per "Little Nemo".



Non potete trovare l'opera nelle normali librerie o nei rivenditori via internet, con l'eccezione di alcuni negozi on line indicati in questa pagina. Può essere ordinato con un pagamento via paypal direttamente al curatore (ed editore) della raccolta Ulrich Merkl. È una scelta ben precisa per mantenere il costo basso. È un volume pazzesco, di ampie dimensioni, quasi metro mezzo di larghezza per 31 cm di altezza, pesa 4,3 chili. Ci sono 464 pagine in cui perdersi, delle quali 144 a colori, oltre mille illustrazioni per la metà inedite. Contiene in allegato un lussuoso DVD con tutti gli 821 episodi conosciuti della comic strip (quindi anche quelli non contenuti nel libro) riprodotti ad alta risoluzione, più centinaia di documenti word e alcune animazioni rare di Gertie il dinosauro. Esce solo in mille copie. Di norma libri d'arte a bassa tiratura come questo, se affidati a editori e distributori, presentano prezzi che vanno dai 300 euro in su. Dovete sapere che l'ordinaria rete di distributori prende il 50% del prezzo di copertina. Solo la passione di Merkl consente di offrirlo a 89 euro, grazie anche alla paziente realizzazione "in casa" di tutta la complessa parte tecnica (reperimento, scansione, impaginazione delle strisce).

Altri particolari ancora. Merkl ha voluto riprodurre le tavole nei larghi formati originali, praticamente sconosciuti anche ai lettori di precedenti raccolte di Dream of the Rarebit Fiend (le strisce in genere venivano rimontate in verticale per adattarsi al tipico A4 usato comunemente nell'editoria). Questo appunto ha richiesto un volume dall'insolito taglio orizzontale di grandi dimensioni e non esistono metodi meccanizzati di rilegatura per una edizione del genere. Dovendo realizzare la rilegatura a mano è andato sino in Egitto per scovare artigiani capaci e non costosi. A quel punto non potendo far viaggiare tonnellate di carta solo per la rilegatura anche il processo di stampa è avvenuto nella capitale Il Cairo.

Tutto il lavoro sul libro è iniziato nel 2001. Con ostinazione e orgoglio l'autore si è tenuto alla larga da tutto il materiale delle riproduzioni precedenti. La ricerca si basa su fonti reperite in proprio, fogli di giornale, originali delle strisce naturalmente e in assenza i microfilm dagli archivi dei quotidiani.
Le note critiche, le informazioni aggiuntive sono ricchissime e divertenti, niente di paragonabile alle raccolte pubblicate fin ora. Tutta la cura dedicata è sorprendente, commovente, fuori da qualsiasi consumismo editoriale.



Ma chi è Ulrich Merkl? Ha scritto in inglese nel volume ma la sua nazionalità è tedesca. È un grande collezionista di strisce originali e di pubblicazioni di comic. E fin qui ci siamo. Ma è anche un fine intellettuale: studioso di storia dell'arte, archeologia e filologia, ha frequentato università in Germania, Francia e Italia, insegnante di latino e di piano, antiquario di libri e ora piccolo editore per la sua grande passione.

Per tutte le altre informazioni esiste un sito appositamente dedicato a questa prestigiosa edizione: www.rarebit-fiend-book.com


È la raccolta definitiva, insuperabile ormai, di questo capolavoro di McCay. Forse perché un po' presi dalla descrizione della gemma editoriale non vi abbiamo parlato della strip, di Dreams of the Rarebit Fiend, del posto che occupa nell'arte di McCay, dei rapporti con Little Nemo (ad esempio, comune è il territorio onirico). È quello che faremo in un prossimo post.




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mercoledì, settembre 12, 2007

 

Barnaby di Crockett Johnson (seconda parte)

L'universo di Barnaby s'interseca con l'unico considerato reale dai grandi. Questa prospettiva di Johnson coglie nel segno. Che lo si voglia ammettere oppure no, il mondo di fantasie che ognuno di noi ha dentro, bambini e adulti, influisce alla grande nell'apparente scorrere razionale e causale della vita. Certo, non nel modo così palese ed enfatizzato che troviamo in Barnaby. Ma quante azioni e fatti nascono o sono causate da visioni, fantasie? Johnson ci ricorda questa piccola verità. Non è socialmente accettato in questa società raziocinante, e neppure è d'uso raccontare fantasticherie, ma gli oggetti si spostano, le parole smuovono, la gente si incontra, succede un fatto e non un altro perché si è agitato l'immaginario di qualcuno, nostro, degli altri, di molti, di pochi, da qualche parte.
Tutta la comic strip gioca sugli effetti grandi e piccoli della dicotomia tra fantastico e reale.





Johnson con gag virtuose prende in giro il mondo piatto, incolore e serioso degli adulti, incapaci di vedere e assieme tritura anche tutta l'eredità fantasy. Non solo perché viene rovesciato il ruolo dei supereroi (mai che ne vada una giusta). Qui il fantasma ha paura della casa stregata, dorme bene in un cestone di biancheria, è stressato, si fa portare la borsa con catene e sudari puliti. O' Malley, il fato padrino, ha in tasca la tessera dell'associazione "Nani, elfi e nanerottoli".





Barnaby ha una lunga storia sulle pagine italiane. La prima versione nella nostra lingua arrivò sul leggendario Politecnico di Vittorini già dal 1947, primo esempio di inserimento del fumetto in un periodico colto. Riapparve poi nei primi numeri di Linus a metà degli anni '60 e infine in una raccolta Oscar Mondadori nel 1970. Nell'introduzione a questa Oreste Del Buono lo descrisse come un fumetto unico, troppo fuori dai canoni per far presa immediata nei lettori, "in anticipo e in ritardo insieme su qualsiasi tempo immaginabile, tanto disperato quanto ilare". E in effetti non ebbe mai grande successo, nei referendum di Linus risultava agli ultimi posti, in buona e nobile compagnia con strisce come Krazy Kat. Niente di strano: se i Peanuts e B.C. furono dei mostri di linearità nel raggiungere i cuori dei lettori e i loro gusti, per altri lavori occorre tempo e la tenacia di editori e appassionati perché sia resa giustizia al loro valore (vedi le belle righe dedicate dal blog Radio Herzberg).





La singolarità di Barnaby sta anche nel fatto che è l'unica vera striscia che Crockett Johnson abbia mai disegnato (viene ricordata solo un'altra sua strip sperimentale rimasta senza nome). Nella vivace produzione artistica dell'autore ben altro peso ebbero invece i libri scritti e illustrati per l'infanzia, in particolare la serie Harold accompagnata da un ingenuo merchandising (quando ancora non significava consumistico supersfruttamento di un'idea come oggi).
La strip fu anche la prima con un lettering non scritto a mano, i caratteri arrivavano dalla macchina da scrivere (allora non c'erano ancora i font dei computer come oggi). Questo particolare inseriva un insolito leggero tocco di gelo alle tavole disegnate in modo semplice.

Crockett Johnson (1906 - 1975, il vero nome era David Johnson Leisk) nel 1946 passò il compito della conduzione della striscia a due suoi fidati vicini (Jack Morley e Ted Ferro). Continuò a seguirla come consulente e supervisore riprendendola nelle proprie mani solo per l'episodio finale che concluderà la serie il 2 febbraio 1952.
Appello agli editori. Sarebbe bello recuperare tutte le tavole di Barnaby in una nuova edizione davvero completa. Per chi desidera più notizie su tutta l'attività di Crockett Johnson esiste
un sito dedicato realizzato da alcuni appassionati.

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lunedì, settembre 10, 2007

 

Ludwig - la striscia del lunedì


Ludwig © Gab 2000-2007 - E' vietata la riproduzione senza il consenso dell'autore

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venerdì, settembre 07, 2007

 

The Rufus Cut

Fly di Chris Osmoz - http://www.chrisosmozfly.blogspot.com/

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giovedì, settembre 06, 2007

 

Barnaby di Crockett Johnson (prima parte)


Non c'è gusto ad immaginare qualcosa che già esiste nella realtà.
In una tavola, chiave per comprendere il senso di questo fumetto, Barnaby lo dice in modo molto diretto a una nuova amichetta, sua coetanea, figlia dei vicini appena arrivati. Jane, la bambina, vuole giocare a "marito e moglie", alla guerra, simulazioni del mondo adulto, vere, esistenti.
Barnaby non immagina, va oltre. Ha un mondo fantastico, imprevedibile, vissuto ad occhi aperti. Non è separato dal velo del sogno come nel Little Nemo di McCay. In qualche tavola il bimbo racconta che può sognare i bizzarri personaggi che accompagnano le sue giornate, così come sogna il papà o la mamma (mandando così in frantumi la speranza dei genitori di dimostrare la tesi delle visioni oniriche). L'universo di Barnaby è diverso anche dai modelli fiabeschi ereditati dal mito, dalle favole, smontati anzi con ironia dell'autore. Va detto che
Crockett Johnson attinge a piene manate da quell'immaginario (nell'albero genealogico cercate anche, ma non solo, Alice in Wonderland e Peter Pan) per poi divertirsi a strapazzare e spostare un po' tutto. Streghe, fate, elfi, fantasmi sono insolitamente differenti, non proprio come li ricordavamo.




Che cosa si racconta nella strip di Barnaby? Cominciamo dallo sfondo, quello che intravediamo agli inizi delle vicende. La striscia nasce nel 1942, in piena seconda guerra mondiale. Il mondo degli adulti è pieno di formalismi, più accentuati dalla tensione che richiedeva nelle comunità ancora più coesione sociale. Il terrore delle bombe, oscuramenti, regole, un alto senso del dovere come valore principale. Razionamenti, economia povera di guerra, la radio come medium dominante. Non c'è aria per fantasie.
Un bambino, Barnaby, vive la sua infanzia. Pacato, tranquillo, distaccato. Spesso osserva il mondo con le mani intrecciate dietro la schiena. La mamma una sera gli racconta una favola: una stella lucente brillò e apparve una Fata Madrina. Barnaby desidera averne una ma la madre lo riporta subito alla realtà. Non esiste una fata che si prenderà cura di lui. In parte avrà ragione. La notte - la finestra è aperta - Barnaby osserva fuori. Vede volare dentro la stanza un ometto grassoccio. È un fato padrino. "Cushlamochree", esclama (vecchio modo di dire gaelico, è solo la prima di una serie di strane espressioni che tirerà fuori).
Si chiama Mr. O'Malley, ha un naso grosso, un paltò verde e soprattutto un paio di assurde alette rosa. La bacchetta magica è un lungo sigaro. Non ha alcuna abilità. Non ha certo il il physique du rôle. È goffo, dovrebbe esaudire i desideri ma è un simpatico millantatore. Per il bambino esiste e solo questo cambia la sua vita e quella della famiglia.
Altre creature sotto la guida di O'Malley cominciano ad affollare l'universo di Barnaby. Il bisbetico Elfo Irlandese McSnoyd, un cane che si scopre parlante di punto in bianco, un piagnucoloso fantasma con gli occhiali di nome Gus.



I genitori? Grigi, ingessati, spiazzati dai racconti del figlio. Sembra un punto comune a tutte le comic strip, come se gli adulti che li disegnano dovessero immergersi un'autocritica feroce. Non fanno mai una figura decente (bisognerà prima o poi aprirci una riflessione, è come se tutti i cartoonist rimpiangessero il bimbo perso che viveva dentro di noi, pensate agli anonimi genitori del Calvin di Watterson, all'assenza totale degli adulti nei Peanuts, solo la più recente Zits riesce a equilibrare il contrasto generazionale in modo intelligente). Quelli di Barnaby come rimedio, in uno dei primi episodi, non trovano di meglio che far esaminare il bambino dal dr. A. A. Smith (il nome in inglese risuona come se la parola "qualunque" cadesse dentro un pozzo), uno psichiatra che dovrebbe curare gli eccessi di fantasia dei piccoli come una malattia. In una spassosa fiaba degli equivoci il fato padrino sconvolgerà i risultati dei test.





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mercoledì, settembre 05, 2007

 

C'era una volta un anatroccolo...

www.quiff.it[Contributo di Fabrizio Mischiati, alias Cius, quiff.it, dedicato al nuovo sito, tutto restaurato, di Palmiro di Sauro Ciantini, www.palmiro.it, con annesso blog. L'amato anatroccolo così come i lavori di Ciantini meritavano da tempo una nuova casetta. La festeggiamo con questa memoria]


Quelli che di voi hanno concluso il titolo con un "...piccolo, brutto e nero" sono sulla buona strada per intendere il post di oggi. La notizia è che Sauro Ciantini ha aperto un blog e non c'è occasione più ghiotta per un fan come me di cantarne le lodi proprio attraverso un post (molto emozionale e poco oggettivo) tutto dedicato a lui.

Sul web l'unica traccia del Maestro era un sito storico, addormentato, abbandonato a sé stesso da anni, incurante del growing furioso del web tutt'attorno ed oggi ci ritroviamo con qualcosa di molto più moderno, in "tecnicolors" per dirla alla Palmiro, ed un blog tutto nuovo dove poter comunicare con il Sommo. Insomma è come aver varcato un buco spazio-temporale ed esser passati per i gates della memoria dal numero 75 di Comix del 7 agosto 1993 ad oggi: 14 anni in un click. E stata una botta non indifferente.

Palmiro è sempre stato un mio eroe. Leggevo Comix sulle scale che portavano all'ingresso della casa di un'amica mia dove ci si trovava con tutta la compagnia a chiacchierare e fare baldoria. Tempi beati e di grazia. E c'era questo paperotto che ci teneva compagnia e ci faceva sganasciare dal ridere. Allora il fumetto era un sogno, i loro autori leggende viventi, leggerli uno spasso. Ricordo che la dolcezza del personaggio e l'acido della "fidanzata lontana" erano sapori decisi da palati fini, ma la cosa sorprendete è che tutti (e mi vengono in mente persone che ora stanno ai fumetti come io alle missioni spaziali della Nasa) ridevano e si divertivano con le trovate di Ciantini. C'era quello che apriva il giornale e come in un teatrino povero ed ingenuo dava voce ai personaggi, alle didascalie, alle voci fuori campo (segni personalissimi dell'autore) e rendeva viva e tangibile la scenetta.

Insomma ben presto l'anatroccolo entrava a far parte dell'immaginario collettivo dello "sfigato ma simpatico" tanto in voga allora come adesso. Si affiancava a quel Charlie Brown d'oltre oceano tanto famoso, al fantozziano Ragioniere della TV nostrano, a tutti quegli anti-eroi che risultavano più umani e quindi più vicini ad ognuno di noi.

Non ci si rendeva conto allora che l'autore, quel paperotto, l'aveva studiato, lavorato, limato, come si legge nell'introduzione di Ferruccio Alessandri appunto su Comix, per renderlo così essenziale e perfetto da fare invidia anche ad anni distanza. Si leggeva con leggerezza e passione come forse oggi si fa fatica a fare. Si leggeva la strip come bere un bicchierino di Tequila alla sera nei pub con gli amici: tutta d'un fiato, via, che il bello sta nell'attimo. E a ripassare alla lente d'ingrandimento ora l'articolo di presentazione di quel numero (che a suo tempo manco abbiamo visto. Ma chi se ne frega! La strip! Dov'è la strip???) si sente un sapore nuovo. Non c'era il web ma solo la carta. Tutto finiva lì. Senza commenti, senza blog-reaction, i feed erano i passaparola, o la copia stesa del giornale spiegazzata e malridotta che girava di mano in mano fino a perdersi chissà dove (qualcuna si è salvata ed è qui a fianco a me mentre scrivo...).
Ora si sta scrivendo una storia nuova. Ci sono i web-stripparoli, gli e-comix, lo scrolling, i click, l'ipertesto, i counter e le statistiche. Finiamo a parlare di tavolette grafiche e di colori in RGB, di pixel, di file, la stampa pare un'antica terra promessa e i browser sono diventati i nuovi medium di comunicazione, i nostri nuovi compagni di viaggio a cui affidiamo sogni, speranze e fantasia. Fa piacere sapere che in questa renaissance tanto auspicata che sul web pare aver trovato terreno fertile, ci si possa reincontrare con il passato e con le emozioni di tempi in cui si spendevano volentieri 1700 lire per stare assieme a ridere in spensieratezza sulle scale, fianco a fianco.


Cius




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lunedì, settembre 03, 2007

 

Ludwig - la striscia del lunedì


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