giovedì, agosto 02, 2007

 

Gli originali, una contro riflessione di mezza estate di Cius

www.quiff.it[Dibattito! Sul tema degli originali Cius ci offre un punto di vista che è ben più di un commento. E allora apriamo un altro post. Quasi contro tecnologica, come leggerete, la sua voglia di originali genuini, sempre pensato che l'amico Fabrizio Mischiati fosse il più "contadino" (con tutte le valenze positive di questo aggettivo) tra i nuovi cartoonist. Un vero contro altare alla visione di Mak di ieri.]




Che si disegni a computer o che lo si faccia su carta un autore produce in quel momento un originale. La prima copia visibile a terzi della sua immaginazione. Guardare una strip a computer o toccarla con mano attraverso un mezzo come la carta può dare sensazioni diverse, ma lo scopo, e cioè comunicare, è comunque raggiunto. Il lettore ha ricevuto il messaggio.

C'è da tenere presente una cosa però: l'autore che usa un computer produce una prima copia del suo lavoro che ha lo stesso valore della millesima o della milionesima, essendo di fatto sempre la stessa più volte riprodotta. Quando una delle copie finisce in un medium diverso: sito web, carta, televisione, giornale, rivista, ecc, assume un altro valore. Il valore che nasce dal suo utilizzo. Stessa cosa per l'autore che lavora su carta: dopo aver trasformato in bit il suo lavoro, il valore nasce dalla riproduzione dello stesso su destinazioni diverse, avendo però in più, un valore aggiunto: l'originalità di cui si discute tanto, appunto. Quel pezzo di carta dove sono stati impressi per la prima volta le linee e i colori ha un valore tutto suo. Valore nato dai materiali utilizzati e dalla tecnica scelta.Quel pezzo non assume più significato di "stampo" ma di "opera". Perdere le copie digitali non ha importanza se l'originale è salvo, da lì altre mille copie più o meno perfette possono essere riprodotte. Perdere l'opera sorgente significa lasciare della stessa solo tracce simili di sé.

Paradossalmente poi per chi disegna a computer "l'opera sorgente" si trasformerebbe dal disegno al file che lo contiene. Il contenuto si trasforma in contenitore. Quel file con una certa data e con una certa grandezza definisce il "primo", l'"originale". Qualsiasi altra copia ne è un semplice clone. Legare il concetto di valore ad un formato effimero come un file (alcuni tra anni potrebbero non essere più leggibili dalle future tecnologie) è un po' avventato e sicuramente singolare.

Discorso a parte va fatto per la velocità e la fruibilità dei nuovi mezzi tecnologici. Certo disegnare con tavolette grafiche permette di essere molto più produttivi, permette di abbattere i costi dei materiali, permette di non sbagliare più, di ottenere da subito un prodotto finito e pronto per la distribuzione. Disegnare su carta ha i suoi contro, dalla fragilità del mezzo alla difficoltà della tecnica (un pennino con china non sarà mai semplice da utilizzare quanto una penna ottica e un acquerello richiede una tecnica che su tavoletta si può benissimo non avere), oppure dalla difficoltà di correggere gli errori, dalla necessità della trasformazione digitale e delle relative apparecchiature, ecc. Scegliere il mezzo è una decisione personale. Decidere se si vuole innalzare la produttività o la qualità sta all'autore. Personalmente sostengo che il concetto di "opera" e di conseguenza di "originale dell'opera", stia nella realizzazione dell'idea e nei materiali con cui viene realizzata. Vedo l'informatica come un ottimo mezzo di diffusione e presentazione non come un supporto definitivo e concreto che sostituisca carta e inchiostro o altri supporti tangibili.




Questa è l'unica (per il momento) tavola di Quiff interamente realizzata a mano. Per i maniaci: carta Schoellers serie Durex 250gr, inchiostro Faber-Castel PITT artist pen, dimensioni totali 21,5cm x 8,2 circa. L'unico intervento al computer è stata la scansione. Per l'occasione non l'ho neppure ripulita dagli sgorbi a matita. È un regalo virtuale a Balloons e a tutti quelli a cui piace Quiff (pochi ma buoni). Credetemi, realizzarla è stata una goduria: altro che il Shift+Ctrl+Z di Photoshop, riquadri già pronti, scritte preimpostate, la firma, il lettering... cose che erano mesi che non facevo più. Bello riappropriarsene. In questi giorni sto pensando di spendere un po' di euro e farmi un regalo. All'inizio pensavo ad una tavoletta grafica pure io, poi ho visto un magnifico set di acquerelli di ottima marca in una vetrina di un negozietto di belle arti e me ne sono innamorato. Forse prendo quelli. E io manco li so usare bene gli acquerelli. Può essere che ci prenda gusto e che le prossime tavole di Quiff in futuro siano tutte realizzate a mano. E può essere pure che così facendo non riesca più a tenere il già misero aggiornamento alla settimana sul blog... vedremo.
Al diavolo le statistiche e gli accessi giornalieri.
Cius
www.quiff.it

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Commenti:
hehehe... clap clap!
essistavameglio quando si stavapeggio!
Com'è vero, com'è vero.

Però che il file (un numero a tutti gli effetti) col tempo decadrà (effimero), mentre la carta (o la tela) duran di più... hehehe

Con le future tecnologie potrebbero non essere più leggibili (i file attuali)...
Proprio come i numeri romani, o il sistema di pesi e misure adottato nell'egitto dei faraoni.
Obsoleti lo diventano (i linguaggi in cui si dice "mak è cretino") ma il contenuto resta nel tempo (eccome!). E noi parliamo del contenuto dei files, non della forma in cui son cifrati.

Avventato e sicuramente singolare, è affidare il valore di un'opera al digitale...
O' pazzi, quelli che per salvare un'opera analogica come un film su pellicola (che purtroppo decade nel tempo), la digitalizzano!
O quei cineasti come Lars Von Trier che hanno scelto volontariamente la peculiarità dell'immagine digitale per le loro opere.

Dai, che scherzo e ti punzecchio per rinfocolar il challenge ;-)

Non intendevo discutere la superiorità dell'analogico rispetto al digitale (o il contrario), ma solo sollevare il problema che hai inteso benissimo, e in parte eluso.

Il file originale è quello creato in quel momento con quella data, gli altri sono cloni, dici.
E in un sistema raid distribuito in network, in cui scrivo contemporaneamente centinaia di milioni di copie di quel primo file? (non è fantascienza, si fa)
Come la mettiamo?

L'hai portata sul meglio/peggio, piùbravo/menobravo, chi usa questo invece che quello.
digitale=produttività
vs
analogico=qualità
eh... ma anch'io uso la mano come te Cius.
Anzi: la mente.
Il resto è media e non determina nulla di per se.
E' solo una scelta.
Non esiste l'etica del mezzo, solo preferenze soggettive.
Ingiudicabili.

Diciamo allora che son mezza-sega perchè uso la tavoletta? Che mi si spezzavano i pennini e facevo le macchiacce come Charlie Brown col suo amico di penna?
Non può essere (chissà, dammi 'sta possibilità) che io (non io và, diciamo un altro) sia capace di usare matite, pennini e carte varie, e che ABBIA SCELTO la particolare sensazione e peculiarità del mezzo digitale?
Deve per forza essere una scelta in-vece e non consapevole e diretta?
O magari una specie di serendipity (o come cazz' si scrive): cercavo produttività ed ho trovato sensazioni, possibilità espressive inesplorate/inaspettate?

E poi, se arrivasse qui il Giotto della situazione, che usa solo un rametto per disegnare sulla riva del mare e ci spezza a tutti e due, pennini e tavolette incluse?

Non è intellettualmente onesto legare la qualità dell'arte al media, alla durata dello stesso, alla più o meno nobile discendenza dello strumento.
Han stessa dignità cacca e carboncino, conta ciò che viene creato dal nulla.
O no?

Ho visto quadri fatti con la merda di molto superiori a merde fatte all'acquarello ;-)

(hehehe... ma che gallerie frequento? di sicuro occorre aspettare che il colore abbia ben seccato!)

Annoverami comunque tra quei pochi ma buoni che leggono con piacere le strip di Quiff, comunque tu le realizzi.

con affetto, Mak
 
Tutto giusto Mak, ma che sia acquerello o merda, carta o tela, china o matita, sempre di oggetti si parla. Se tu mi dici che i tuoi gesti vengono fatti su una tavoletta grafica al pari di un foglio e di tangibile ti rimane solo un file scritto su un supporto magnetico, ti dico che l'opera da te realizzata in quel momento è effimera quanto la corrente che passa nei nostri impianti elettrici. Tu devi salvaguardare un lavoro che in quel caso è diventato qualcos'altro: serie di bit. Un altro deve proteggere l'opera che guarda caso rimane un foglio di carta con impresso sopra il lavoro.

Il lavorare a computer trasforma ciò che si fa in qualcos'altro che lo contiene. Su carta o su tela o dove vuoi tu, l'originale è tale perchè creato con quello stesso mezzo e non racchiuso da una serie matematica di informazioni. E' accessibile a tutti, senza medium di lettura, è lo stato più povero dell'arte ma allo stesso tempo il più fruibile.

Se scrivo un libro posso ben permettermi di farlo su un bel pc magari portatile. Non è la scrittura o il carattere scelto che creeranno l'"originale" ma la storia che essi raccontano. L'originale quindi potrà essere la prima copia, la prima stampa, la prima bozza stampata, quello che vuoi.
Ma se faccio opere visive, dove le linee creano l'opera e non la descrivono, il supporto che le ospita diventa il primo, l'"origine", appunto. Se è un file non è nulla. E' primo e millesettantacinquesimo, ultimo come quarantanovesimo. Si perde il concetto di originale. Il lavoro c'è ma è subordinato alla lettura e al suo utilizzo da un macchinario che ce lo faccia vedere.
 
hehehe... come dicevo nel mio pezzo, questa diatriba è stata affrontata da ben più alte menti (rispetto alla mia eh?!).
Tutti coloro che disquisiscono sull'argomento, da me pecorecciamente lanciato come provocazione, fanno riferimento al pensiero di Walter Benjamin espresso ne "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica", e si può trovare una illuminate (e ben più profonda) proiezione attualizzata di quei concetti (il cui titolo è parafrasi azzeccatissima nel nostro caso) qui!

Per il resto io e te, Cius, siamo solo due che se la stanno strillicchiando dalle due piccole, logore e frequentatissime, barricate del modernismo-fondamentalista e del nostalgico-romanticismo.
hehehe

Giusto per dire: io AMO la china, i pennini con i quali ho iniziato a scavare i fogli in età tenerissima, sui larghi tavoli dell'istituto di Belle Arti di Napoli, su cui, nelle ore pomeridiane di laboratorio, l'unica mia Vera (amatissima) Zia (che non sento da 4 anni... vabbè), all'epoca studentessa, in seguito insegnante di scenografia, mi metteva a "lavorare" (causandomi alopecia da stress a soli 8 anni hehehe).
Ho respirato le Ecoline olandesi e sformato pennelli di scimmia sudamericana (dal costo proibitivo) sotto la paziente e mai doma guida di Gigi Mausoli (uno di quegli oscuri lavoratori del fumetto, dalla tecnica sopraffina, che sicuramente comparirà un giorno nel blog di Luca Boschi).
Ho dipinto ad olio (di ricino hehehe... a proposito di cacca) su tele imbrattate e poi reimbiancate per riutilizzarle.
Ho piegato i feltrelli sintetici sgarrandone le punte, per cercare di ottenere quel che leggevo sul Male di un certo Paz!
Ho schizzato vignette con la Bic sui margini di testi divenuti così Opere Uniche (hehehe).
Ho visto cose che voi umani....
;-)

Tutto questo per dire che non puoi non cogliere in me un'affinità.
Non puoi credere che io disegni così (male/bene, ma sicuramente bello sciolto e maturo) perchè quattro mesi addietro ho comprato una tavoletta grafica ed ho imparato a fare
Ctrl+Shift+Disegnamiunbelcul-chesullacartapropriononriesco
...

Vavè, me la sono presa un pò e non avrei dovuto.
Perdona la mia veemenza, prendila come un segno di passione.
Per il disegno tutto, ovunque esso risieda... foss'anche per un solo istante sul finestrino appannato dal mio respiro, mentre col dito traccio un umido profilo, in un giorno piovoso, mentre aspetto che quel cazzo di psicoterapeuta arrivi UNA volta in orario.
Poi dice che non ce l'hanno tutti con me...

Mak
 
Aiuto!!!! in che cosa ci stiamo impelagando!
Effettivamente è un argomento molto interessante, stimolante ma rischioso.
Tende ad allargarsi a macchia d'olio su molti fronti.
Tempo fa sono andato alla Galleria di arte contemporanea di Roma dove un opera d’arte erano dei televisori che trasmettevano in continuo un filmato.
Ormai l’arte tende a utilizzare tutti i mezzi e i materiali possibili
Possiamo chiederci come i l diavolo di Kipling “ma è arte?” (The Conundrum of the Workshops)

Forse cominciamo a perdere di vista l’obiettivo finale del lavoro che si fa.

Come dice cius
"Se scrivo un fumetto posso ben permettermi di farlo su un bel pc magari portatile. Non è la scrittura o il carattere scelto che creeranno l'"originale" ma la storia che essi raccontano. L'originale quindi potrà essere la prima copia, la prima stampa, la prima bozza stampata, quello che vuoi."(Ho cambiato libro con fumetto)

Stiamo parlando di fumetti, quello che importa è il risultato stampato (sono uno all’antica).
Se l’originale (inteso come materiale da cui si origina) sia stato fatto con matita, penna grafica, copia e incolla o fotografia poco importa. Quello che conta è che il fumetto sia piacevole da leggere e che l’autore sia soddisfatto di averlo realizzato.

Se invece faccio “arte” posso esporre i miei quadri digitali esporli in splendide cornici digitali e, se trovo il critico giusto, vendere a 500 euro un cd firmato (quelli non firmati sono falsi)

Come dicevo nell’altro commento poi c’è il collezionismo che è un'altra cosa.
Il collezionista cerca pezzi rari o unici

Il collezionista di fumetti potrebbe chiedersi quale è la prima edizione di un fumetto che esce su web.

Anche io come Giuseppe sono un feticista degli originali. Mi piace avere in mano il disegno fatto dall’autore.

Posso assicurare che la stessa cosa vale per i libri.
Esiste la prima edizione ma sicuramente c’è chi cerca il manoscritto o il dattiloscritto di un libro.
Se lo hai scritto al pc non lo vendi, potrebbero essercene altre cento copie (consiglio per gli scrittori fate delle note a margine e vanno via come il pane)
 
Chi fa strip fa arte. Spicciola quanto volete, secondaria, meno importante ma arte è. Punto.
E' qui che continuo a dire che un originale ha un valore tutto suo, intrinseco nei materiali e nella realizzazione.
Max ha chiesto a Mak un originale per un museo di comic strip. E' qui che è nato tutto.
Al giorno d'oggi con l'informatica siamo tutti collegati, informati, abbiamo tutto e subito, ovunque ci troviamo ma al contemo perdiamo qualcosa per strada, teniamolo a mente.
Questa fruizione dei contenuti, direi quasi in modo febbrile, ci sta facendo perdere il senso delle cose. Tutto diventa reale in un mondo non reale fatto di bit e corrente elettrica. I computer trasportano l'immaginazione non la fanno diventare realtà!
 
In effetti la discussione mi sembra abbia preso una piega diversa dall'inizio del discorso.
Non credo si dovrebbe discutere di quanto sia semplice o difficile usare un mezzo invece che un altro, perché credo sia un finto problema; da che mondo è mondo in una tavola a fumetti una vignetta ripetuta uguale per esigenze narrative viene fotocopiata (o ricalcata) dal disegnatore. Oppure sulla possibilità di correggere della tavoletta, ma scusate, la matita perché la usiamo? Allora Eriadan è il peggiore di tutti perché si affida solo a lei? ;-)

I nodi fondamentali credo siano due, giustamente legati ai due attori di una strip, l'autore e il lettore.
I punti salienti sono (IMHO) la possibilità espressiva e la possibilità di fruizione.

Da lettore io personalmente preferisco la "carta stampata", perché posso leggere Linus anche a letto o in treno, mentre L'Orso Ciccione devo leggerlo col PC acceso, a meno di stamparmele.
Di contro le vignette lunghissime di MAK sarebbero diverse stampate, e in questo la versione elettronica ha quel qualcosa in più.

Da disegnatore (ultradilettante!!!) apprezzo decisamente le possibilità che dà l'elettronica, mi piace aggiungere i colori con il PC, un paio di gradienti e un paio di minuti e si riesce a fare quel che richiederebbe colori, tecnica e ore, tutti in abbondanza, mentre per il disegno "disegno", con la tavoletta non riesco a esprimermi come col pennarello (e quello che mi è più congeniale è il sign pen della pilot, neanche una cosa particolarmente "artistica") o con la BIC. E non dico tecnicamente, ma proprio come espressività del mezzo, non sono bravo a tirar fuori dalla tavoletta quello che esce dalla bic.
Quindi il primo passo, quello del disegnatore, dovrebbe essere "quale mezzo mi permette di "dire" quel che voglio?".
Il secondo passo invece è "che possibilità voglio dare alle persone di leggermi?" E' indubbio che col web posso pubblicare anch'io che mi avrebbero pagato per non disegnare :-) ma una volta spento il PC dove stanno i miei disegni?

Quindi credo che la parità di dignità dei due tipi di lavoro sia indubbia; resta la differenza nel mezzo di conservazione, e qui, mister backup andato male (cioè io) si trova affine a Cius in quella che chiamerei una "febbrile necessità della carta". :-)

Per tornare al discorso iniziale, sugli originali, beh, ritrovare un foglio dopo anni è come riscoprire un tesoro, io coi CD di vecchi file mi ci perdo, ma non per questo un disegno fatto a mano ha più valore di uno fatto con un altro strumento.

Ciao.
 
Hai ragione Antonio. La parte finale del mio intervento su Balloons ha spostato la discussione su un tema leggermente differente ma era una mia personale opinione, nulla più.

Posso aggiungere al tuo commento una considerazione altrettanto personale e che apre un ulteriore argomento: credo che sul web si stia cercando di velocizzare e semplificare le cose per esserci di più e più spesso. Per poter aggiornare un blog ogni giorno o per far prima a finire lavori commissionati.
Come dici tu se uno si mette lì con matita-gomma-china-acquerelli o pennarelli o quellocheè ci mette molto di più e rallenta la produzione.

Il web sta cambiando molto le abitudini degli stripparoli e le sta cambiando proprio in funzione di sé stesso. Nuove possibilità di fruizione dei contenuti, velocità di presentazione, commenti dei lettori, ecc. Tutte influenze esterne al lavoro finale di un autore. Quando per la maggior parte dei "grandi" delle comic strip, le influenze principali arrivano dal loro stesso lavoro di cartoonist e dalla vita privata. Il web è solo "un altro mezzo dove diffondere le srip". E basta. Ci pensano gli altri a creare interesse attorno alla cosa.

Alcuni (come me ad esempio), nascendo e muovendo i primi passi su questa piattaforma, vanno al contrario: cercano dal web di finire sulla carta. E il web divena rete più che mare dove nuotare. Non ci sguazzano con la stessa facilità, perchè per stile e per carattere amano le cose fatte come "una volta" (come dice il buon Mak). Una controtendenza che è difficile gestire.
 
A proposito della tua considerazione personale, ti racconto invece una cosa buffa. Io con il
web invece di velocizzarmi ho rallentato mostruosamente.

Prima le mie vignette venivano di getto, pennarello sempre con me e ogni cosa buffa era l'occasione per scherzarci su (i mamozzi sono nati proprio così, nella pagina "A proposito di…" sul mio blog sono spiegate le origini e le motivazioni dei miei inizi da "vignettaro").
Adesso invece la "pubblicazione" mi ha costretto a fare un lavoro di smussatura, dovendo rendere le vignette comprensibili all'esperienza comune, non solo a quella degli interessati (sempre nelle "origini" le vignette erano "dedicate" a persone e situazioni immediatamente comprensibili dagli interessati), e i tempi si sono allungati a dismisura, passando dai 5-30 minuti di alcune vignette (tipo quella che ho messo online oggi e quella linkata nel medesimo post), alle 4-6 ore di altre, ripartite in un minuto di schizzo, una-due ore di disegno a matita/inchiostro e il restante tempo per scansione, colori, eventuale lettering e ottimizzazione del file per la pubblicazione su web.

Però, io faccio parte delle "controtendenza difficile da gestire", quindi... :-)

Buon fine settimana.
 
Cius, verso la fine nella sua autoanalisi, lancia un sassolino di verità splendente come un piccolo sole. Voglio citarlo:
"Alcuni[...]vanno al contrario: cercano dal web di finire sulla carta."

Premesso che ognuno fa come gli pare e nessuno deve metter lingua, però opinioni si possono esprimere sulla tendenza generale se non sui singoli (che poi, finchè si parla dell'opera di un singolo, le opinioni vanno espresse liberamente... vabbè).

Discutendo con A. Sofi si diceva proprio che il web è adottato come valvola di sfogo per chi (ancora) non riesce ad approdare alla carta (nel senso di esser pubblicato).

Questo è per alcuni versi ridicolo, o perlomeno miope (non voglio offendere, seguite il pensiero).
Io lo definisco un lanciarsi in avanti guardando all'indietro, perchè si spera che l'occasione arriverà da lì!

Abbiamo un media-multistratificato, con delle caratteristiche complessive estremamente peculiari.
Invece tendiamo a smembrare queste caratteristiche per ottenerne surrogati degli elementi dai cui lontanamente deriva.
Leggere a monitor non è come leggere sulla carta.
Disegnare in digitale non è come disegnare su carta.
Muovere e cliccare "oggetti" con il mouse non è come muovere e toccare oggetti veri.

L'errore (a mio parere) è tutto qui.
Come per altri sistemi complessi che formano "organismo" nel loro interfacciarsi di parti più elementari, anche il web (nel suo complesso di particolare interazione con gli altri, e fruizione, e giù-giù fino all'hardware costituito dalle varie periferiche), è qualcosa di unico e particolarissimo e va "utilizzato" per produrre "arte" (quindi anche fumetti e strip) in modo nuovo.

Quindi la sfida è produrre PER il web, non ANCHE sul, o PERLOMENO sul, o INTANTO sul web, mentre non avrò pubblicatoil mio libro con Adelphi, il mio fumetto con Coconino, toccato le tette alla Marcuzzi...

Non ho idea di quale sia la strada che porti a questo "iperfumetto" (occhio: il prefisso "iper" indica il passaggio ad un'altra dimensione, non una qualsiasi superiorità di merito).
Un fumetto-nuovo che non possa (non che "non voglia", attenzione!), che proprio non possa tornare indietro sui media "tradizionali" perchè sarebbero LORO ad essere inadeguati (in senso puramente funzionale, non dispregiativo).

Questa tensione esplorativa non dev'essre però finalizzata a come trarre frutti (denari) da questo ambiente (parlo di ambiente "environment" in senso alto). l'unica spinta deve essere la ricerca di un'armonia completa, di un feedback virtuoso tra opera e mezzo/contenitore.

E mò Cius alza il pelo perchè dice che parlo sempre di ME (hehehe... lo sai che ho capito, dai), ma quando sento (che poi è una conferma a quello che già avverto dentro, ma ringrazio di cuore _antonio_) che le vignette lunghissime di canemucca se stampate PERDEREBBERO qualcosa, eh... allora mi dico "Possibilità di far aderire il fumetto classico (senza animazioni che lo avvicinerebbero al cartoon, nooo...) al sistema web, ci sono! E si aprono possibilità di creazione-fruizione senza "ritorno".

Guardiamo in avanti (senza dimenticare il passato, attenzione!), l'occasione per noi web-fumettisti (anche se fosse solo "quella" che cerchiamo) verrà da lì.

M.
 
Eh, belle parole (hai imparato a scrivere bene Mak, hihihi...).
Non sono però convinto che si debba produrre PER il web.
Che sia una gran bella occasione esserci non lo metto in dubbio, che io debba produrre PER il web non mi va giù.
Nemmeno i cartoonist che hanno fatto storia hanno prodotto PER il giornale o PER la carta. Hanno fatto i loro lavori e le loro opere (diversissime tra loro) fini a sè stesse. La carta le ha solo ospitate (rovinandole pure con stampe incorrette e superficiali a volte, o con tagli e composizioni azzardate).
Il web ti permette di fare qualcosa che prima non facevi. Bene, bello. Però se fai PER il web, racchiudi tutta la tua arte in quell'universo soltanto e tagli fuori tutto il resto.
Per cui, ulteriore considerazione: fare per il web e ANCHE per il resto è ancora più difficile. Essere bravi a far coincidere le due cose è arduo. Un esempio? Eriadan. Lui è in grado di sfruttare il web e anche la carta quando serve. Rende bene da una parte e anche dall'altra. Ha uno stile particolare che può entrare in sintonia con entrambi i mezzi.
Ha sfruttato la rete ma non ha disegnato solo in funzione di essa.

Quello che sarebbe giusto nel sempre più vasto panorama delle comic strip in Italia sarebbe avere la possibilità di sfruttare entrambi i mezzi. Cius da il meglio su carta, su un certo tipo di formato e con un taglio editoriale particolare? Bene. Mak, spacca di brutto sul web? Ottimo.
Invece siamo tutti e due qui. L'unico sbocco ad oggi sembra essere questo e non adeguarsi fa, come dire, rimanere indietro.
Teniamo conto poi che il pubblico non si trova solo qui. I più seguiti hanno un cerchio di lettori che rispetto alla distribuzione su carta o nel circuito chiamiamolo tradizionale, sono poco o nulla. Molto qui sul web, poco nel resto del mercato.
Per cui mi sembra che qui si stia creando un gran bel club di appassionati, con numeri anche interessanti ma che non siano ancora tali da poter dare da vivere ad un professione particolare come questa.

E poi (concludo) ci sono come già detto i commenti dei lettori e le classifiche. Pura droga. Cosa ho visto fare in nome di qualche lettore in più è meglio non dire. Ci sono autori che queste cose non le seguono. Che fanno le loro strip pensando unicamente al loro lavoro. Che sia fatto bene. Ci sono autori stra-validi che meriterebbero la carta dei giornali domani mattina che invece sul web hanno pochi riscontri e altri che inserendosi bene nel "circuito" e sapendolo sfruttare, pur con lavori scadenti o qualitativamente mediocri, hanno il doppio, il triplo di consensi.
Allora ecco che qualcosa non torna. Ecco che qui si mostra il lato debole di questo affascinante mezzo.
La sua facilità d'uso e la possibilità di esserci a costi irrisori non crea una "scrematura" necessaria invece quando i costi salgono, le pagine sono poche, il colore non è per tutti, la diffusione si fa complicata.
Qui ti senti dire: "ci dispiace, sei fuori". E giù magoni. E giù sul tavolo da disegno a vedere cosa non va. E via che provi e riprovi e ti correggi e cambi stile e non ti accontenti della prima battuta che ti viene in mente e del primo schizzo che butti giù.
Altro che pacche sulle spalle e tutti amici.
 
Cius, l'esempio di Eriadan è come porgermi un bel Tango (non so se ricordi i palloni di una volta) ed una porta vuota davanti... hehehe.
(SCHERZO PAOLO!)

Come dicevo, ognuno faccia come gli pare.
Probabilmente la differenza di vedute è nella mia percezione del web (nel caso del fumetto) come laboratorio sperimentale e concettuale, e quella di altri come spazio mercato non monopolizzato (nell'accezione migliore del termine).

Ho il mito dell'esperienza Bauhaus e quindi vedo nel web una possibilità in quel senso (laboratorio).

Vero è che anche il mercato educa, filtra e genera talenti (lo stesso Caravaggio fu figlio del mercato).

Chi ha visione obiettiva e onesta di entrambe le condizioni evolutive dell'arte, accademia/mercato (a volte concatenate in stretta sequenza cronologica), può ragionare fino alla nausea su quale sia delle due che imprime lo spin maggiore alla crescita artistica (sia del singolo che dell'insieme), ma non arriverà a separare il grano dalla crusca.

Quindi, da parte mia scelgo da quale parte stare in base all'indole e non alla ragione, e auspico (riferendomi a quell'esperienza nata sulle ceneri del reich) che come allora l'arte (fumetto nel nostro caso) arrivò a confrontarsi, in un'accademia, con la produzione per la massa (l'industria = i muscoli dell'umanità), oggi l'arte deve confrontarsi con questa nuova tendenza che è la produzione (di beni, servizi, idee) della massa e che per ora trova la sua punta di diamante sul web (il sistema nervoso dell'umanità).

Ma è anche vero che il passaggio traumatico nel consenso pagante (questo è l'effetto del mercato) occorre per temprare il ferro in elastico e lucente acciaio.

L'importante è volere.
Ed io voglio.
Che cosa, lo scoprirò ;-)
Intanto non saranno gli altri a volere per me*.

M.

*questo è riferito al tuo discorso sulla droga degli accessi/commenti, e che è una delle cose più sacrosante che hai detto.
Ah! E... Cius, non amareggiarti. I cavalli buoni escono alla distanza ;-)

 
io sto facendo la tesi su questo argomento http://blog.komix.it/e-comix/...il tuo punto di vista m'interessa molto. darò un'occhiata al tuo blog. Max sempre i miei grandi complimenti per il blog...vuoi la mia tesi come regalo di pasqua al posto della colomba :P!
 
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