venerdì, giugno 29, 2007

 

The Rufus cut - a bugs strip backstage

Fly di Chris Osmoz - http://www.chrisosmozfly.blogspot.com/

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giovedì, giugno 28, 2007

 

In giro con Metro (3) – Paris

La Francia è uno degli eldorado del fumetto. La scelta della striscia della redazione parigina di Metro è però piuttosto banale, va ad una vecchia conoscenza internazionale, la ultra famosa e sempiterna Garfield di Jim Davies (www.garfield.com). È comunque una striscia classica ben realizzata che merita ben più di due parole e le dedicheremo a parte, prima o poi, un articolo.




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mercoledì, giugno 27, 2007

 

Underworld di Kaz



L'umorismo è sempre una gran bella sfida. Spinge a vedere la vita da una prospettiva differente. La comicità nella sua forma più creativa significa porre dubbi, interrogarsi sulle cose. È anche un modo di rovesciare le cose del mondo.
In genere la comic strip viene intesa come barzelletta disegnata. Ma non sempre è così.
Queste riflessioni nascono dalla piccola raccolta "Mondo Boia! - fumetti efferati bizzarri" ("Underworld" il titolo originale della serie) di Kaz, edizione italiana Phoenix, uscita alla fine del 1997. L'autore, vive e lavora a New York, potrebbe essere ascritto all'underground USA. Tanto sotto terra però non sta. Vero che non pubblica con i syndicate sui grandi quotidiani e non potrebbe essere diversamente visto che per spigliatezza di temi e disegni farebbe andare di buon mattino la colazione di traverso a tante famiglie e colletti bianchi. Però è molto popolare e apprezzato, fa girare le sue strisce su riviste più d'elite come il New Yorker.





Quello che colpisce con Kaz è come smonta la realtà. Con pessimismo, buone dosi di moralismo (anche se a prima vista se ne potrebbe dubitare). Guardi le sue brevi sequenze secondo la forma tradizionale strip e prima ancora di sorridere sulla battuta, che spesso non c'è o è un ammiccamento al lettore, ti stupisci per come ha rimontato qualcosa che conoscevi.
Corrosiva, violenta in modo esagerato,
Underworld è una strip cattivissima. Potrebbe essere slapstick, il genere torte in faccia di lunga tradizione, ma è solo un lontano discendente, una lontana variante darwiniana. Questa è genere caccola sul dito, ti faccio vedere qualcosa di schifoso, comincio io autore a ridere per come la prenderai tu lettore.
Nel comico c'è sempre anche un messaggio serio.
C'è sempre una certa tristezza nella comicità (senza però cadere nello stereotipo dell'artista umoristico in realtà triste e malinconico nel privato). Ha un suo mistero, non si da dove arrivi. Per questo è una zona di comunicazione aperta, creativa, imprevedibile. La malinconia sotto è data dall'attenzione, la riflessione sul mondo. E infatti il suo contrario è l'indifferenza, non la tragedia.


Il mondo sotterraneo di Kaz discende per stile dal filone americano originato da Fritz the Cat di Robert Crumb. Molto inchiostro nero, parecchi pugni nello stomaco del lettore, gran libidine di far beffe del mondo dei cartoon tradizionali e allo stesso tempo voglia di esaltarne la cattiveria di fondo. Gatti, topi, paperi, maialetti e conigli della Disney e della Warner Bros prendono le stesse botte e squartamenti dei corti ma qui tutto, per gioco, è più truce, più sadico.





Un mix di punk rock e temi classici secondo lambiek.net e in effetti il divertimento nella strip di Kaz va oltre le parodie atroci. Il taglio del cast è quello variopinto tipico delle comic strip.





C'è un po' di tutto, anzi l'autore si diverte a realizzare diverse sottoserie come "Demisa" e "Dead Ed" dedicati al mondo dell'immaginario horror o come lo spassoso "Smoking cat", tra i nostri preferiti. Il tutto, apparentemente, poco politically correct. Apparentemente.





Un vero peccato che la raccolta italiana sia rimasta un uscita editoriale isolata.
Trovate un'altra bella dose di Underworld in lingua originale in
questa pagina d'archivio del sito ufficiale.



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lunedì, giugno 25, 2007

 

Ludwig - la striscia del lunedì


Ludwig © Gab 2000-2007 - E' vietata la riproduzione senza il consenso dell'autore

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sabato, giugno 23, 2007

 

The Rufus cut - a bugs strip backstage

Fly di Chris Osmoz  - http://www.chrisosmozfly.blogspot.com/

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venerdì, giugno 22, 2007

 

Fly per Balloons

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo "Fly on Balloons"
di
Chris Osmoz.



Fly di Chris Osmoz - http://www.chrisosmozfly.blogspot.com/

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giovedì, giugno 21, 2007

 

In giro con Metro (2) – Madrid

Continuiamo il viaggio su Metro spostandoci in Spagna. Nell'edizione di Madrid troviamo una striscia a vignetta unica, Hipermetropía di Asier y Javier. Ci capiterà ancora: alcune redazioni di Metro, giustamente, ricorrono ad autori locali, sconosciuti a livello internazionale. E infatti nulla sappiamo di questa strip (sono graditi eventuali soccorsi dei nostri lettori).









Altre tavole in questa pagina di diariometro.es.

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mercoledì, giugno 20, 2007

 

Sostiene Cius (2) Il fantastico mondo delle comic strip



contributo a cura di Cius - WWW.QUIFF.IT

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martedì, giugno 19, 2007

 

INKSPINSTER - una striscina ogni martedì


Inkspinster © Deco 2oo1-2oo7 E' vietata la riproduzione senza il consenso dell'autrice

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lunedì, giugno 18, 2007

 

Ludwig - la striscia del lunedì


Ludwig © Gab 2000-2007 - E' vietata la riproduzione senza il consenso dell'autore

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venerdì, giugno 15, 2007

 

In giro con Metro (1) – Lisbon

"Metro" è un popolare free press pubblicato e diffuso in versioni localizzate in diverse grosse città europee. Contiene sempre una striscia. Cominciamo una serie di post sparpagliati , un viaggio in giro per il continente per curiosare e vedere che autori troviamo.
Partiamo dalla versione portoghese di Lisbona.






A Lagoa do Sherman altro non è che "Sherman's Lagoon" di Jim Toomey, diffusa già dal 1991 dai syndicate negli USA, sito ufficiale www.slagoon.com.
In una spassosa ambientazione sottomarina la strip ha come protagonisti principali uno squalo un po' tonto di nome Sherman, la sua spalla Fillmore, tartaruga marina dagli interessi filosofici, Hawthorne granchio che usa come guscio una lattina di birra dotato di una pessima indole che lo porta a pizzicare tutti. Nell'assortito cast di creature della barriera corallina c'è persino un orso polare di nome Thornton, sempre in vacanza con boxer a fiori perché ormai ha capito che schifo di vita conduceva sui ghiacci. Le gag viaggiano assieme a una tematica ecologista di fondo con frequenti escursioni nella stressata civiltà occidentale.
Nella tavola domenicale sotto il granchio dopo la solita imballata con windows va a prendersela con Bill Gates dopo un lungo percorso.





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giovedì, giugno 14, 2007

 

Il Dottor Fred di Miguel Paiva



Il Groucho Max della psicanalisi.
I vostri nervi stanno per cedere?
Una forte depressione incombe su di voi?
Avete deciso di farla finita con il mondo?
Penso che sia arrivato il momento che andiate da uno psicologo.
Ho giusto qui un libretto che fa al caso vostro: "IL DOTTOR FRED" sottotitolo "372 analisi quotidiane" di Miguel Paiva edito da Glenat nel 1987.







Il nostro eroe, seduto su una comoda poltrona in pelle, "ascolta" i sogni, gli incubi, le nevrosi, i complessi, le paranoie, le fobie, le manie, insomma tutte le menate dei clienti che si susseguono sulla chaise longue del
suo studio. Dopo aver analizzato il problema (tre secondi di orologio) con fare professionale in quattro e quattr'otto gli rifila una risposta strampalata.
Il cliente è soddisfatto perché finalmente qualcuno lo ha ascoltato, il suo problema è rimasto ed intanto il conto in banca del nostro "Azzeccagarbugli dei cervelli" cresce a dimisura.
Complimenti al brasiliano Miguel Paiva per la bella analisi sulla psicanalisi e per la striscia, creata nel 1974 mentre stava in Italia (dove ha vissuto per molti anni). Vale la pena scavare tra l'usato per procurarsi la vecchia raccolta, è veramente tutto da ridere.





Miguel Paiva: cartoonist, direttore artistico, autore di teatro, illustratore, pubblicitario, giornalista, nasce a Rio de Janeiro (Brasile) il 19 gennaio 1950. Qui comincia a pubblicare nel 1967 su Cartum JS, il supplemento del Jornal dos Sports. Ha collaborato e pubblicato con giornali e riviste nazionali ed esteri, quotidiani come Ultima Hora, i periodici Status, Pardon (Germania), Sorry, Linus e Corriere dei piccoli.





P.S. Io ho un sogno ricorrente: sogno di essere un cartoonist ricco e famoso ma, mentre sto disegnando una strip, arriva la mia mamma che mi sottrae il disegno e lo fa a pezzettini gridandomi: "Vai a lavorare, vagabondo!".
Forse è il caso che anch'io vada a farmi psicanalizzare dal Dottor Fred?




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mercoledì, giugno 13, 2007

 

Sunday comic (6)


Un altro dei problemi con le tavole domenicale è quello del colore. Anche se ormai sempre più spesso le strisce giornaliere stanno abbandonando lo scarno bianco e nero, per tradizione le versioni domenicali sono a colori. E il settimo giorno per l’autore che va a comprarsi un po’ di quotidiani è quello delle scoperte cromatiche. Quasi impossibile trovare due fogli stampati che abbiano le stesse gradazioni. Molto spesso il risultato non è quello voluto. Non sempre purtroppo si tratta di sfumature o leggere variazioni di tonalità.
Con il passare degli anni, per quanto possa sembrare paradossale vista l’evoluzione tecnologica, le sunday comic hanno perso molto del loro antico splendore. Così come le loro dimensioni sono diminuite (impensabili oggi i paginoni dove andava Little Nemo), anche la gamma della tavolozza è stata ristretta. I colori sono diventati piatti e primari.
Non lo sappiamo, non ce ne rendiamo conto ma molto spesso non vediamo le tavole con le tonalità scelte dagli occhi del cartoonist. Il problema è generale, non solo nella stampa. Anche su Internet e sui nostri monitor le differenze sono tante, difficilissimo ottenere un risultato univoco, anche identificando sul piano informatico il numero del colore. Fanno un po’ ridere i 16,8 milioni di colori dichiarati dai nostri schermi moderni, non esiste umano che sarebbe capace di distinguerne la centesima parte. Tenendoci anche alla palette ritenuta sicura per il web di 256, comunque si fanno belle scoperte osservando sui monitor di amici e colleghi: la riproduzione varia in modo palese.
Tornando alle tavole domenicali, per arrivare ad un risultato accettabile e cercare di sfruttare al meglio la “palette” disponibile, i cartoonist ricorrono ad un sistema di annotazioni che individua con precisione il colore scelto per quella determinata area. Saltando così tutte le variazioni che possono dipendere dai passaggi, dalle scansioni e letture effettuate dalle diverse macchine. Un esempio di questo lavoraccio possiamo vederlo sotto, osservando come McDonnell, l’autore di Mutts pilota il processo di stampa di una tavola domenicale. Giocando con i numeri si riesce spesso ad ottenere la brillantezza e le sfumature volute.






L'esempio è tratto da "Mutts - The Comic Art of Patrick McDonnell". È una edizione splendida, non solo per chi ha il culto di questa strip, in assoluto uno dei migliori libri di comic strip in circolazione, per la raffinata impaginazione e per quello che l'autore racconta. Un volume dedicato ad un'arte come dice il titolo, lontano dalle rozze raccolte di fumetti incollate e cucite alla buona alle quali ci ha abituato il mercato, non sfigurerebbe vicino a quelli dedicati alla pittura . Un vero peccato che nessun editore dalle nostre parti abbia pensato a una versione italiana. Accompagnandosi con grandi illustrazioni, bozze, schizzi, l'autore racconta Mutts, i personaggi, i riferimenti e le citazioni, ma anche un bel pezzo della storia delle comic strip e la sua passione per questo genere di fumetto. McDonnell, ricordiamo, è anche uno dei principali studiosi di Krazy Kat e Popeye oltre che appassionato cultore di tutta l'arte visiva contemporanea. Caldamente raccomandato, si trova ad un prezzaccio favorevole su Amazon.



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martedì, giugno 12, 2007

 

INKSPINSTER - una striscina ogni martedì


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lunedì, giugno 11, 2007

 

Ludwig - la striscia del lunedì


Ludwig © Gab 2000-2007 - E' vietata la riproduzione senza il consenso dell'autore

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sabato, giugno 09, 2007

 

Sostiene Cius (respiro)

www.quiff.itQuello che segue in origine doveva essere un commento di Cius al post di questa settimana (lo trovate più sotto) dedicato alla recensione dell'ultima raccolta di eriadan. Ma poi, strada scrivendo, si è allargato nel ragionamento, decisamente qualcosa di più di un contributo sotto forma di commento. Cius ce l'ha inviato via mail e abbiamo pensato di trasformarlo in un momento ulteriore di riflessione . Un "Sostiene Cius" di fine settimana (grazie).


IL RESPIRO DEL CARTOONIST


Si ritorna, con questa recensione ai punti dolenti del "fare strip" già discussi in passato.
Eriadan con altri autori è quello che si avvicina di più ad un lavoro professionale in grado di reggere il confronto con autori già affermati. Però manca sempre qualcosa, come giustamente dice Max, un piccolo sforzo in più per rendere la striscia semi-perfetta (passatemi il termine).
A qualcuno manca un disegno più accurato o accattivante, a qualcuno l'idea giusta o la capacità di sintesi, ad altri la scrittura e l'attenzione sui testi.
A mio avviso queste lacune hanno origine dal fatto che questo lavoro un lavoro
di fatto non è.
Viene realizzato in pause pranzo, di notte, al mattino presto, a lavoro, in treno, in bagno, il più delle volte senza avere una contropartita che ripaga almeno in parte degli sforzi sostenuti. Non si possono fare strip su ordinazione: "la pizzeria per asporto di strisce a fumetti è chiusa per lutto: ci è morta l'idea" e non si può pensare di racchiuderle e stiparle in una serialità giornaliera o settimanale a tutti costi (lo so, lo so che siete contrari) perché sennò quella volta che non ci viene nulla inganniamo noi stessi. Annacquiamo il vino e i palati più raffinati questo non te lo perdonano.
Ecco allora che alle volte ci si adagia, si smette di pedalare e ci si gode (giustamente) il paesaggio. Diciamocelo: siamo turisti delle strip più che abitanti veri e propri di questo particolare mondo.
Ma ci vuole tempo per fare una striscia, accidenti, non la si può vomitare! E il tempo non te lo regalano e non lo puoi sprecare. Dove lo trovo il tempo? Chi me lo da? A cosa rinuncio? Quanto me ne serve?
Ci vuole coraggio e tempo. Coraggio perché bisogna essere capaci di tagliarla, ricomporla, cancellarla, in un gioco di sevizie degno del più spietato dottor Frankenstein, e tempo perché questa tortura porta via energie,mentali e non.
Ma allora come si fa?
I più fortunati riescono a cogliere il senso e la prospettiva giusta tra un panino e una coca cola o tra una fermata e l'altra dell'autobus, gli sfigati si svegliano la notte in preda al panico di perdere il lumicino dell'idea tra il cuscino e il comodino, svegliano la moglie, litigano, spengono la luce e fino al mattino rimangono svegli a pensare cosa diavolo dovevano appuntarsi.
Com'è, come non è, fare strip è una cosa seria. Si gioca con parole, linee e colori. Mica roba da scherzi. "Metti giù quella matita", "non usare la gomma", "lascia stare i pennarelli" diceva mia mamma da piccolo per il mio bene. Ci si taglia le mani con una curva sbagliata, si prende una botta sbattendo contro un accento, ci si inginocchia esausti di fronte ad un ritmo che si impasta e trascina via la nostra brillante battuta. È una battaglia, uno scontro tra l'impalpabile fantasia e le pareti di granito delle regole della parola e del disegno. Sai che botti!
Il tutto, come due lottatori di Sumo in uno spazio piccolo piccolo racchiuso da poche vignette. Pensare di giocarsi tutta la partita tutta la partita là dentro dà un senso di claustrofobia, come entrare da bambini in una camera buia e silenziosa.
Altro che coraggio che ci vuole, bisogna essere irresponsabili, non coraggiosi.
Però il terrore, l'angoscia, l'horror dello sconosciuto rappresentato per noi dalla perfidia di una pagina completamente bianca ha risvolti impensabili per i più arditi. Porta dove non ci si aspetta. Quando il lavoro è concluso e la battaglia è vinta, anche una sola battaglia su mille, si prova come un senso di appagamento, di sicurezza, di potenza. Come catturare un drago e guardarlo girare insultandoci di fiammate all'interno di un barattolo di vetro, finalmente nelle nostre mani.
E il lettore ha riso! Oddio, il lettore ha riso. Gli è piaciuta! Ommiodio!
La potenza di una strip sta tutta qua. Nel riuscire a trasmettere questa furibonda lotta al lettore attraverso ammiccamenti e sorrisi. Questo perché dietro c'è sempre più di quello che si immagini, c'è un mondo, una persona, il suo senso interiore delle cose, un turbinio di emozioni che non è facile esprimere ma che è necessario farlo. Ognuno a modo suo.

La nona arte, come viene definita, è ancor più evocata nelle comic strip. In quel "saggio di danza" in cui ballando i movimenti rimangono impressi nella carta per sempre, in cui la grazia e l'eleganza devono supporre armonia e leggerezza anche quando il muscolo non ce la fa più o la testa è distratta o la scarpetta si è slacciata, i capelli cadono sugli occhi, il pubblico trattiene il respiro e ci ruba l'aria dai polmoni.

Non è assolutamente una cosa facile fare strip. Beati quelli che ci riescono. (Respiro)

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venerdì, giugno 08, 2007

 

Sunday Comics (5)




"Calvin and Hobbes Tavole domenicali 1985-1995" è una gran bella raccolta per chi ama il fumetto di Watterson. È il catalogo di una mostra tenuta alla fine del 2001 negli Stati Uniti all'università dell'Ohio. Un volume diverso dal solito per alcune particolarità. Nelle pagine a sinistra si può osservare la bozza, incluse correzioni e cancellature, della tavola in bianco e nero mentre su quelle del lato destro c'è la tavola finale a colori, nella versione curata dall'editore Comix tradotta in italiano. Attualmente risulta in ristampa ma scavando in qualche fumetteria si trova ancora qualche copia in giro.
Come racconta Watterson nella lunga e appassionata prefazione, le tavole domenicali erano quelle che più divertivano l'autore. Ricorda che da piccolo erano l'unico vero motivo dell'esistenza dei giornali. Diventato poi un cartoonist professionista avrebbe presto appreso che il mestiere significava imparare a lavorare con limitazioni di spazio, spesso con frustrazioni. Con le sunday comic però si aprivano grandi prospettive e potenzialità. Erano adatte per idee diverse, sceneggiature più complesse e sperimentazioni ardite (nella raccolta vedrete alcune tavole con soluzioni originali, divisioni degli spazi e ritmo della sequenza sorprendenti, abolizione di contorni e mezze tinte, uso misto di colore e bianco e nero e altro ancora). Per le fantasie di Calvin erano davvero lo spazio ideale.
Nel corso degli anni Watterson sperimentò diverse impaginazioni. In una prima fase anche lui battagliò con le idee per mantenere l'equilibrio della tavola tenendo conto dello spazio di scarto (del quale abbiamo parlato nella
serie di post precedenti dedicato alle tavole domenicali). Spesso ricorse alla soluzione tradizionale di dilazionare con maestria l'avvio della strip. Altre volte scelse adattamenti ingegnosi come, ad esempio, nella tavola sotto che intendeva comunque realizzare come vignettone unico. Predisposto però per i tagli. Come si potrà notare, curiosamente e volutamente i balloons sono sistemati nella metà bassa della tavola. Per una ragione ben precisa: la parte alta del disegno poteva essere sacrificata lasciando l'insieme comunque funzionante qualunque taglio e ricomposizione subisse (nella bozza si vedono i segni di cesura).






Dopo la guerra per evitare il merchandising di Calvin & Hobbes, trascorso un anno sabbatico, Watterson ottenne un nuovo contratto con i syndicate che gli garantiva sulle domenicali mezza pagina senza divisioni e tagli obbligati. Arrivarono le tavole più immaginifiche della serie, quelle dei viaggi di Calvin nel passato e nel futuro, con grandi scenari. Il layout intoccabile fu però mal digerito da molte redazioni: il risultato fu che Watterson scoprì, suo malgrado, che la tavola veniva riprodotta integralmente ma miniaturizzata (con un'altra striscia che scorreva affianco). Tra i cartoonist americani per attitudine era il meno disponibile ai compromessi. Trascorse ancora un po' di tempo e si stufò chiudendo definitivamente le vicende di Calvin. Con una decisione che rivela rancore per l'ambiente della stampa americana e i syndicate, l'autore autorizzò solo i giornali fuori dagli U.S.A. a pubblicare quanto ancora non edito o ripubblicare le vecchie strisce. L'ultima tavola, 31 dicembre 2005 (sotto), fu appunto una domenicale, rimasta impressa nel ricordo di tanti.



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giovedì, giugno 07, 2007

 

Mutazioni: quando la strip restringe

Abbiamo parlato nei post precedenti dei tagli e delle manipolazioni che le strip, specie quelle domenicali, subiscono in fase di pubblicazione.
Quanto ad adattamenti e sacrifici non si scherza pure in Italia. Prendiamo una cartoonist a caso. Deco. Da diversi mesi una striscia di Inkspinster esce regolarmente ogni sabato nel paginone centrale di fumetti e vignette del quotidiano L'Unione Sarda (di questa sorta di foglio di comic strip vi abbiamo parlato
in questo post precedente). La redazione che cura la pagina ha posto una condizione: per ragioni di spazio ed equilibrio del layout della pagina, la striscia sarebbe stata pubblicata solo nel formato classico delle giornaliere, il tipico rettangolo.
Deco di norma disegna con tempi e cadenze particolari la sua Inkspinster (ama ad esempio far interloquire i suoi personaggi e inserire commenti), su otto o ( più raramente) sei quadri.


Che si deve fare per pubblicare. La nostra autrice ripensa tutto il ritmo della striscia. Trangugia un litrozzo di pazienza, lega con un fazzoletto il collo dello stomaco e quindi ricuce e ridisegna il tutto in versione ridotta. Le sue sono tavole quasi in formato sunday, quindi via il pannello del titolo, il primo a cadere. Il resto dell'operazione, condotta con buona maestria, potete vederla confrontando sotto. Rispetto ad altre forme di manipolazioni che le strip subiscono l'unico vantaggio è che in questo caso la segatura avviene a cura dell'autore.



In altri casi si estrapola una parte della strip. Vai su 60.000 copie e passa, con relativi lettori che non sapranno mai quello che hanno perso. È la vita delle comic strip, baby.



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mercoledì, giugno 06, 2007

 

Eriadan 4



Good Ol’ Charlie Brown” avrebbe detto Schulz. Buon vecchio eriadan, sempre lo stesso, è arrivato alla pubblicazione della quarta raccolta. Forse dovremmo contare sino a cinque visto che esiste anche un album non numerato dal titolo “eriadan a colori”.
Bello ritrovarlo ancora anche sulla carta e così di frequente, in queste edizioni con il formato che nel taglio assomiglia tanto ai piccoli album da disegno che avevamo a scuola. E quei fogli appunto raccontano ancora tutta la gioia e la voglia di disegno di Aldighieri, in modo ancora più palese che sul web.
Nelle note di copertina e nella prefazione di questo “eriadan 4 – Il blog è tratto” leggerete il riferimento a un reality comic. Tranquillizziamo tutti quei lettori vecchi e nuovi che giustamente vogliono tenersi distanti da quel paradigma televisivo. Come abbiamo già scritto in altra occasione, Aldighieri è intriso di cultura fantasy sino al midollo. Rielabora piccoli episodi della propria vita quotidiana costruendo in chiave personale, a suo uso e consumo, una piccola nuova mitologia (Le Parche, il CoCeMa, Chiarafalce e così via). Né lui, né i suoi lettori vogliono un altro brutto reality. Raccontacela diversa questa realtà, trasformala con la fantasia, questo è invece quello che chiedono e si attendono le migliaia di visitatori fedeli del suo blog a fumetti. “Che ci azzecca” il reality, direbbe Antonio Di Pietro (buon segno però, quando non si sa più che dire nelle prefazioni significa che l’autore sta pubblicando tanto). Non c’è voyeurismo, nemmeno le finzioni e il sadomasochismo del Grande Fratello TV e dei suoi vari cloni. Aldighieri dirige saldo lo spettacolo sul palco, ritaglia e racconta quello che gli pare dalla propria giornata e lo trasforma come vuole, sorretto da una visionarietà grafica grandiosa. Di certo non tutto, anche a giudicare dal confronto con altri diari a fumetti che affondano maggiormente nell’intimità. È una scelta ben precisa a meno di pensare che sia incappato in una beata epoca da mulino bianco.
Il mondo fantastico del signor normale. Sempre per bene , mai cattiveria eccessiva se non quella spizzicata dalla quotidianità di una persona qualunque. Forse è per questo che piace così tanto e gode di un piccolo culto in rete. Ci si ritrova in questo ragazzo così ordinario con i castelli fantasy in testa. E comunque questo suo modo di raccontarsi crea un circolo di empatia anche con chi lo detesta, proprio perché il messaggio, grazie alla potenza di quel disegno, arriva e non lascia indifferenti.
Tutto bene allora? Nient’altro da dire? No. Forse è lecito aspettarsi ormai qualcosa di più. Tralasciamo le già note critiche per i frequenti refusi (diversi fedelmente riportati nel libro) e gli occasionali svarioni nell’uso dell’italiano. Andiamo oltre anche alla questione del miele che talvolta tracima un po’ dai quadretti: è poco e impiastriccia giusto un po’ le dita. Niente di grave. Ci si può attendere un po’ di più dai temi, talvolta, non sempre, alquanto stereotipati. Da quando si è sposato la striscia ha preso una svolta verso le gag da famiglia, quasi fosse l’erede italiana di Blondie (d’altra parte popolarissima proprio per questo: marito, moglie, un cane, piccole diatribe tra loro, vicende di casa che strizzano l’occhio al lettore). Eppure, quando l’autore vuole, eriadan tocca buoni momenti lirici, come nella breve serie di tavole contenute nella raccolta nelle quali il protagonista rivisita il passato. Verrebbe da dire: fatelo uscire di più, ad osservare il mondo, chissà che altro potrebbe favoleggiarci e trasformare se non fosse così egocentrico. D’altra parte la striscia è nata come un diario e la bravura visionaria dell’autore viene fuori anche raffigurando lo stato d’animo della moglie mentre stira. Qualcosa in più si potrebbe attendere dai testi. Intendiamoci: non sono malvagi, in fondo viene adoperato il solito vocabolario di cinquecento parole usato dai comuni mortali e presente in molte altre strip. Ma la migliore arte di questo genere è manipolazione di linguaggio e disegni. Le parole scelte, la costruzione e il ritmo delle frasi, come nella buona letteratura anche nel fumetto hanno forza evocativa, colorano i toni, descrivono. Ci sono buoni esempi nella storia delle strisce, anche tra gli italiani, senza dover richiamare quel Shakespeare delle comic strip che fu Herriman. È un complimento e assieme una critica: stabilito che con le matite Aldighieri fa quello che vuole, semplicemente di fronte allo splendido immaginario grafico di eriadan i testi appaiono qualche volta modesti. Ci rendiamo conto che è più facile addestrare un gatto alle buone maniere a tavola che insegnare a un ingegnere un po’ di scrittura creativa. Ma il diario di Aldighieri potrebbe rivelarci pagine più belle.



[mini credit: grande grazie a RX, Roberto Gionta, per aver inviato in regalo la raccolta stimolandoci alla recensione (così si fa per averle) e grazie anche a Paolo per la dedica disegnata]

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martedì, giugno 05, 2007

 

INKSPINSTER - una striscina ogni martedì

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lunedì, giugno 04, 2007

 

Ludwig - la striscia del lunedì


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venerdì, giugno 01, 2007

 

Piccole Bestie di Scapigliati


Questo post è uno scherzaccio tirato all'ignaro coautore del blog Giuseppe Scapigliati. Così impara a lasciarmi tanta pagina bianca.
Troppo schivo per tirarsela il prode Scapigliati. Ma ora "ti fo vedere".
Nel 1980, poco più che ventenne usciva su Il Mago, una delle tre riviste sui fumetti d'autore diffuse all'epoca in edicola. La serie si chiamava "
Piccole bestie". Il Mago, mensile di prestigio, con una lunga e gloriosa storia che vi abbiamo raccontato in un articolo precedente, si agitava parecchio in agonia di risorse più che di vendite. Il direttore Beppi Zancan decide di pubblicare un numero speciale dedicato ai nuovi autori (tra questi anche il giovanissimo Giacon e altri che saranno un po' più conosciuti in seguito).
Giuseppe mi ha insegnato a frugare e su Ebay e nei mercatini dell'usato. Ne ricaverò una dermatite alle mani, non si può credere quanta polvere riescano ad attrarre le vecchie copie del Mago, di Eureka e gli Oscar Mondadori. Scavo rimpiangendo un paio di guanti da cucina, la puzza che opprime dev'essere delle digestioni dei pesciolini d'argento e dei tarli. Spunta fuori questo pacco enorme di vecchie riviste di comic strip. Si fanno belle rivelazioni. "Non valgono un razzo", o qualcosa di simile, mi dice secco e schietto il mio assistente occasionale. Non so se esserne lieto: l'operazione non mi costerà molto, meno di un euro a copia, ma scopro che il genere non ha alcun valore commerciale.
Salta fuori questa copia dell'agosto 1980. Sono passati 27 anni, aggiunti chili, persa capigliatura, superati mille casini ma le strip del giovine Scapigliati grazie alla tremenda universalità funzionano ancora. E bisogna riconoscere che mano e testa c'erano, era bravino.
Via, offerta di lusso oggi su Balloons, rancio ottimo e abbondante, tutte e due le pagine che uscirono su Il Mago. Così impara.








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